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L’Alta Langa punta alla 13ª docg piemontese. Lamberto Gancia: «È il nostro Champagne di collina»

L’Alta Langa, lo spumante piemontese di collina, punta all’élite delle bollicine e chiede la docg che, se concessa, sarà la 13ª della regione più vinicola d’Italia. Dunque, come richiede la legge, la pubblica audizione per avviare l’iter necessario ad ottenere l’ok ministeriale ad aggiunge una “g” alla doc Alta Langa, si avrà giovedì 11 novembre alle 16, nel palazzo della Provincia, in piazza Alfieri ad Asti.

Una cornice assolutamente non suggestiva e men che meno enoica scelta, forse, per dare pesantezza alla richiesta.

L’annuncio dell'”audizione” è stato confermato ieri a Sdp dal presidente del Consorzio di tutela Alta Langa, Lamberto Vallarino Gancia.

Che non ha nascosto ambizioni per una piccola doc che oggi non fa paura a nessuno con le sue 300 mila bottiglie vendute (tutte, però, tra i 30 e i 40 euro a pezzo), i 70 ettari vitati a Chardonnay e Pinot Nero (tutti tra Astigiano, Alessandrino e Cuneese oltre i 250 metri di altitudine), la pattuglia di 50 vignerons coinvolti e le 9 aziende “sorelle” – Gancia, Enrico Serafino, Martini & Rossi, Fontanafredda, Valter Bera, Ettore Germano, Vigne Regali-Banfi, Tosti e Cocchi – che hanno investito in un progetto partito undici anni fa.

Ma che con la “g” in più e soprattutto un adeguato marketing mediatico potrebbe puntare a bissare i successi del Franciacorta.

La condicio sine qua non è che i piemontesi ci credano. E questo fatto, conoscendo la mentalità imperante del comparto ormai più incline alle strategie precotte che alle sfide, non è per nulla scontato.

«La strada da fare è molto lunga – avverte Gancia -. In questi anni abbiamo sviluppato le coltivazioni, le tecniche di spumantizzazione. Ora che i mercati stanno rispondendo, dobbiamo puntare alla comunicazione» esorta. Altro argomento ostico per i “bogia nen” sabaudi.

Sia come sia Alta Langa s’è visto e gustato al Salone del Gusto, appena passato, al Forum spumanti di Venezia, è stato presente a fiere e manifestazioni, e non manca un capillare lavorìo ai fianchi dei ristoratori. Primi passi di una campagna di valorizzazione che deve necessariamente essere più articolata.

Del resto a chi gli chiede se l’Alta Langa stia studiando da “Champagne” Lamberto Gancia, esponente della quinta generazione di industriali canellesi a capo dell’azienda che nel 1860 inventò lo spumante italiano –  risponde così: «Lo Champagne è un’altra cosa. Certo che il mio trisavolo quando applicò il metodo di spumantizzazione francese alle uve canellesi lo chiamò Champagne di Canelli. Ecco con Alta Langa stiamo percorrendo un po’ lo stesso sentiero, tornare alle origini per trovare nuovi spunti per il futuro». Il che suona bene, ma bisogna metterlo in pratica.

Quanto agli obiettivi Gancia non ha dubbi: «Il primo è che nei ristoranti e nelle case dei piemontesi non manchi una bottiglia di Alta Langa per brindare non solo con uno spumante interamente piemontese». Beh, se fossiumo du Facebook cliccheremmo “mi piace” sulla frase di Gancia

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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  1. finalment e una buona notizia!! non tanto per il fatto della 13° docg piemontese, quanto piuttosto per il fatto che finalmente si puntano un po i riflettori su un “genio incompreso” dell’enologia piemontese, che ricordo, essere il cuore storico degli spumanti italiani, nonostante i più credano che le regioni tradizionali siano pavese e trentino, per non parlare della franciacorta nata “ieri”… sono felice e spero che le aziende, gli enti e i consumatori stessi abbiano la forza e la convinzione a spingere un prodotto a mio avviso eccelso e con grandi potenzialità… poi suvvia, un pò di campanilismo… perchè andare a prendere l’aperitivo e chiedere per forza un franciacorta, così solo quasi per riempirsi la bocca con un parolone, o un più facile prosecco…. amanti del buono vino piemontesi, su forza, se non iniziano a bere noi questo spumante fantastico come possiamo pensare di convincere tutti gli altri a preferirlo agli altri!!!!

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