La provocazione. Luca Bosio (BFE): «Il Moscato come il Barolo: nasce da un’uva unica ed eccezionale». Parte da un giovane (che fa anche Barolo) la rivalsa dei moscatisti. Basterà?

inserito il 27 Luglio 2017

Niente di strano: un giovane uomo che dichiara il suo amore. Se, però, la dichiarazione è fatta a un vitigno. beh, la cosa ha dell’eccezionale. È quello che ha fatto Luca Bosio, giovane titolare con il papà Valter e mamma Rosella, della BFE, Bosio Family Estates, il gruppo che controlla la Bosio Vini di Valdivilla a Santo Stefano Belbo e la Bel Colle di Verduno, uno dei cuori della zona da barolisti.
Ebbene davanti al microfono di SdP Bosio non ha esitazioni e svela, senza tuttavia dire esattamente di che si tratti, un progetto-provocazione sul moscato. Diciamolo subito: niente anticipazioni su nuovi vini, metodi innovativi o sperimentazioni, piuttosto la dichiarazione di un nuovo atteggiamento nei confronti di un’uva che sarà vendemmia tra poche settimane. Dice Luca Bosio: «Sul moscato ne sentiamo di tutti i colori tutti i giorni. C’è chi dice che è un’uva per fare vini industriali, chi che è buona per fare vini più agricoli. Oggi noi crediamo che ora sia venuto il momento di trattare il moscato bianco, quello che un tempo ampelograficamente era conosciuto come “moscato bianco Canelli“, per quello che vale, cioè un vitigno che dà un’uva eccezionale, senza se e senza ma, in grado di dare origine a vini di altissima qualità».
Belle parole d’amore, non c’è dubbio, ma come rendere concreto questo concetto di moscato-uva-unica? Bosio è categorico: «Cominciamo dalla vigna. Produciamo uve di eccellenza per fare un vino di eccellenza indiscutibile da collocare un una fascia di mercato alta».
Insomma a continuare sulla falsa riga è facile immaginare che l’idea dei Bosio sarebbe quella di fare una sorta di Moscato/Barolo, un vini di alto pregio prodotto da uve di altissima qualità. È così? «Se vogliamo provocare è proprio quella l’intenzione – dice Bosio – e io sono certo – aggiunge – che si possa fare applicando alle uve moscato di alta qualità quelle conoscenze e quella tecnologia che si mettono nei vini di altissimo livello. Ma il nostro non vuole essere un atteggiamento esclusivo – avverte ancora Luca Bosio -. L’idea è quella di “contagiare” tutta la filiera per creare un nuovo sentire attorno al moscato».
Insomma la rivalsa dei moscatisti. Roba forte, sulla carta, ma che si scontra con una realtà tutt’altro che facile. Come mettere mettere ordine in un comparto che da anni è attraversato da varie figure, tutte negative? Si va da manager e imprenditori che non hanno la minima  conoscenza né del territorio né del prodotto e trattano i vini del moscato, Asti e Moscato d’Asti, come semplici prodotti da cui cavare ogni centesimo di utile, ai furbetti che fanno vini mediocri o li svendono in cambio di guadagni effimeri, a dirigenti più occupati a fare carriera che a dirigere per davvero la filiera, a capi popolo che imitano i dirigenti di prima, a pensionati di lusso che non sanno cosa fare e si riciclano, con il benestare di tutti, a padri nobili di non si sa che cosa in cambio, si spera, solo di qualche brindisi, ai vignaioli che ancora non hanno capito un’acca di come si fa a non farsi prendere per i fondelli dalla gente di cui sopra. I vignaioli che dovrebbero pensare, grandinate permettendo (ma ancora non abbiamo capito come riparare grappoli e reddito tra assicurazioni, reti e cannoni?) a fare uva di altissima qualità, amare le proprie vigne, non svendere i grappoli, magari nemmeno vendemmiarli se sono pagati una miseria da gente senza scrupoli, che già un’euro al chilo non è nemmeno poi tanto, figuriamoci i 50 centesimi o meno per i superi non doc e non docg con cui le industrie fanno spumantelli da cui guadagnano 3/4 volte di più che da Asti e Moscato docg. Suvvia!
Ma le nostre sono solo riflessioni soffiate nel vento. Domani e la prossima settimana si parlerà di rese e prossima vendemmia al Consorzio di Tutela, organo fresco di cambiamento con un presidente agricolo, Romano Dogliotti, che tenta di difendere faccia e onore della filiera, e che ora, si trova a fare i conti con l’inedita figura di vicepresidente senior di parte industriale che potrebbe essere (ma manca comunicazione uffciale in merito) proprio l’ex presidente consortile Gianni Marzagalli, manager ora a riposo della Campari. Cose che accadono nel mondo del moscato.

fi.la.

5 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Luca bosio 2 Agosto 2017 at 21:54 -

    @felice rabino: le rispondo per bendeucazione e non per far polemica.. io ho semplicemente esternato una mia visione di filiera, non parlando di me nello specifico, ma indicando cosa mi auspicherei nel futuro da parte di tutto il territorio. Se lei ha una visione diversa, oppure ha temi da proporre, la invito ad esporli; ritengo che il signor larganà sarà ben felice di dar voce ai suoi pensieri ed alle sue proposte. Ad ogni modo le ribadisco che si, sono giovane e forse ancora un po’ sognatore, ma credo in questo prodotto e vorrei che tutti, ma proprio tutti, iniziassero ad avere un atteggiamento più responsabile per la nostra docg.
    Un caro saluto
    Luca Bosio

  2. filippo 28 Luglio 2017 at 08:50 -

    grazie Contadina. Ci mancano i tuo commenti però! 🙂

  3. filippo 28 Luglio 2017 at 08:49 -

    un’unica osservazione al commento di Felice: l’intervista a Luca Bosio non è un’inserzione pubblicitaria. Quando le facciamo lo diciamo e quando pubblichiamo i comunicati stampa delle aziende mettiamo il ric.e pub. Altri non lo fanno. Nel merito poi Bosio non ha presentato un prodotto, ma un atteggiamento che certo, per quanto gli compete, potrebbe dare origine a un vino o una linea di vini. A onor del vero poi nell’intervista Bosio auspica che tutta la filiera adotti questi approccio e questo non è certo fare una marchetta.

  4. Contadina 28 Luglio 2017 at 05:11 -

    🙂 grande Luca!
    e grande Filippo, bellissimo pezzo!

  5. rabino felice 27 Luglio 2017 at 22:12 -

    gentile sig Bosio è giusto e commendevole che un giovane sveglio e intelligente come lei si spertichi nelle lodi di prodotti agricoli in divenire commerciali, peraltro conosciutissimi, per cui il suo “coup de teatre” ò fare intendere “il tino filosofale”……….senza premettere che si tratta di un’inserzione pubblicitaria, le auguo tutto il successo che merita.PS per allungare la sua lista potenziali clienti le ho lasciato l’indirizzo mail,,,,,

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