La non-notizia. Per Moscato e Brachetto si discute su rese e prezzi. Come sempre…

inserito il 8 Luglio 2013

Due commissioni paritetiche di fila: prima quella del Brachetto e poi quella del Moscato. La “catena di montaggio” delle trattative sugli aromatici è stata avviata e nessuno sa quando si fermerà. Presumibilmente, si spera, prima della vendemmia.

Ma andiamo con ordine. Oggi (8 luglio 2013) la Regione Piemonte aveva convocato sia la commissione paritetica del Brachetto che quella del Moscato. In agenda, con il coordinamento dall’assessore Claudio Sacchetto, un unico tema: la determinazione delle rese e del prezzo delle rispettive uve in ossequio agli accordi interprofessionali che regolano il rapporto tra vignaioli e Case vinicole.

È il nodo tradizionale che, ogni anno e con pochissime eccezioni, ha causato e causa infinite discussioni che riempiono le pagine di giornali e blog (compreso il nostro).

Dunque veniamo alla cronaca. Per quanto riguarda il Brachetto la situazione appare delicata. Lo aveva già detto il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Ricagno, ad una riunione che si è tenuta qualche giorno fa a Ricaldone, nell’Alessandrino. Le vendite non vanno bene per le bollicine rosse dolci piemontesi che vendono attorno 4 milioni di bottiglie l’anno. La colpa è della crisi, ma anche di un prezzo delle uve, circa 13 euro al miriagrammo, ritenuto troppo alto dalle case vinicole. Ora si sta valutando un ridimensionamento di rese e prezzi, anche in considerazione del fatto che cantine cooperative e case vinicole hanno giacenze invendute importanti.

Tra le ipotesi c’è quella, emersa anche a Ricaldone, che prevede una sorta di “moscatizzazione” del Brachetto docg, cioè l’applicazione del prezzo delle uve moscato, circa un euro al chilogrammo, e rese attorno agli 80 quintali/ettaro.

La parte industriale, se il prezzo dell’uva non cala, starebbe pensando ad una resa docg pari a 35 quintali/ettaro, era 42 nel 2012. Cosa che non piace né agli agricoltori, che perderebbero parte del proprio reddito, né alle cantine cooperative che attendono ancora il ritiro delle giacenze.

Dunque una posizione sostanziale di stallo sul Brachetto che dovrà essere affrontata nella prossima riunione della paritetica già fissata per il 22 luglio.

Ma anche per il Moscato l’incontro si è risolto con un nulla di fatto. Stabilito che il prezzo delle uve docg, circa 10 euro al miriagrammo, resta quello dello scorso anno, c’era da fissare la resa per ettaro che nel 2012 era 105 quintali.

I volumi dell’Asti sono calati, anche se il “tappo raso” sembra aver tenuto. Di qui la richiesta da parte di alcuni di una revisione al ribasso delle rese. Si parla di 90/95 quintali. Ma c’è anche chi auspica una resa da disciplinare, cioè 100 quintali che permetterebbe alle aziende di fare scorta.

Sono state, però, le stesse Case spumantiere a dichiarare di non essere ancora in grado di fornire proiezioni sul mercato prossimo venturo per Asti e Moscato d’Asti docg. Quindi tutto rinviato a fine luglio.

Sullo sfondo ci sono le voci, sempre più ricorrenti, di un rientro nel Consorzio dell’Asti presieduto da Gianni Marzagalli e diretto da Giorgio Bosticco, di Martini & Rossi e Gancia che erano uscite dall’ente alcuni anni fa. E poi c’è l’imminente missione in Cina che, dal 10 al 14 luglio, porterà nella terra della Grande Muraglia i dirigenti del Consorzio insieme ad una pattuglia di imprenditori dell’Asti e del Moscato.

Lo scopo è quello di promuovere l’Asti su uno dei mercati più interessanti e difficili del mondo dove almeno 250 di nuovi ricchi su una popolazione di 1,3 miliardi di persone, guardano ai prodotti italiani con favore.

Tornando alle due paritetiche sembra siano servite alle parti solo per guardarsi negli occhi e dirsi cose che sarebbero potute essere dette anche con un giro di telefonate.

Questo, però, è il mondo del Moscato. Un mondo che ama le discussioni, anche aspre, e che alla fine trova, se non proprio un’intesa, almeno un buon compromesso… al’italiana.

p.s.: la foto di copertina è di Vittorio Ubertone

SdP    

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