La “guerra” del Moscato. Ex assessore regionale astigiana scrive alla ministra: «Da donna a donna, risolvi ‘sta roba»

inserito il 27 Settembre 2013

Il tono non confidenziale come quello del nostro titolo, ma il senso è quello. Mariangela Cotto, politica astigiana di lungo corso, ex assessore alla Regione Piemonte e oggi in Consiglio comunale ad Asti, si è buttata a capofitto in quella querelle sul Moscato di Asti che da anni sta riempendo le aule dei tribunali e le tasche degli avvocati.

Mariangela Cotto

Mariangela Cotto

In breve, perché rischia di essere davvero stucchevole, la vicenda: alcuni anni fa il Castello del Poggio, in quel di frazione Portacomaro di Asti, di proprietà della famiglia veneta Zonin che ha possedimenti viticoli in Italia e all’estero, rivendica 20 ettari di moscato a docg. Il ministero prima dice sì, poi, sull’onda delle proteste di associazioni di vignaioli, ritira tutto. Si tentano intese che falliscono. I vignaioli associati sono per la linea dura: i Comuni del Moscato sono 52 e asti è fuori. Punto.

Il Castello del Poggio, 160 ettari di cui 60 a moscato bianco, non ci sta e resiste in giudizio. I vignaioli anche. La battaglia legale continua fino ad oggi. A settimane dovrebbe esserci l’ultima sentenza, quella del Consiglio di Stato (resta solo la Corte europea).

Il nodo è se un vino che si chiama “Asti” debba o no avere nella zona di produzione la città da cui prende il nome. Non è cosa da poco. In ballo soldi e l’immagine di un territorio che, per ora, si accapiglia e basta. Precenti ce ne sono (Prosecco, Tokaj) ma ognuno li interpreta pro domo sua.

Ora si sono levate anche le voci dei vignaioli della città di Alfieri che, stanchi di raccogliere le briciole della barbera, le cui uve son pagate decisamente meno del moscato, vorrebbero una “fetta di torta”. Comprensibile, di questi tempi poi. Al Castello del Poggio concordano, ovviamente. La Cotto ha preso la palla al balzo e, dopo aver organizzato una riunione tra vignaioli e il sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo che, come dire, ha espresso opinioni caute, ha preso carta e penna e scritto nientepopòdimeno che alla ministra Nunzia De Girolamo, Pdl, titolare del ministero all’Agricoltura. Ecco il testo della missiva.

La ministra Nunzia De Girolamo

La ministra Nunzia De Girolamo

Gent:mo Signor Ministro, da donna a donna Le chiedo di voler cortesemente cercare  di trovare una soluzione ad un annoso problema che impedisce ai viticultori di Asti che producono il Moscato d’Asti, il riconoscimento della D.O.C.G. Il Comune di Asti da il nome ad un prodotto, apprezzato in tutto il mondo ma….nonostante i decreti del Suo Ministero, non lo può produrre! Sono un consigliere comunale di Asti, già assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte con Enzo Ghigo Presidente.

Un decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 14 maggio 2012 (riprendendo decreti precedenti) inseriva le zone vocate a moscato del comune di Asti nel disciplinare DOCG. Alcune associazioni di produttori di moscato (anche delle province di Cuneo e Alessandria) sono ricorse al TAR con argomentazioni di parte. Per il giorno 17 ottobre è prevista la sentenza del Consiglio di Stato.
Sono assolutamente convinta della validità del decreto del Suo Ministero che ha inserito il Comune di Asti nella denominazione stessa. I viticoltori del Comune di Asti chiedono di tutelare i loro diritti sostenendo la validità del decreto. Il Sindaco di Asti, nello scorso mese di agosto, ha incontrato i viticoltori del comune assicurando di essere al loro fianco.
Signor Ministro Le chiedo gentilmente di sostenere i diritti sacrosanti di quei viticultori che non possono essere ignorati e che possono mettere a rischio la stessa denominazione ASTI docg nei confronti della Comunità Europea. Al Ministero la questione è nota. La ringrazio per l’attenzione, spero nella Sua concretezza e tempestività e porgo cordiali saluti”.
Ora se riuscirà la Mariangela e smuovere la Nunzia è tutto da vedere, anche perché in questi giorni, hainoi, l’Italia ha ben altre rogne legate a ben altre sentenze. Però  almeno un tentativo andava fatto. Cin cin.
(la foto di copertina è di Vittorio Ubertone)
SdP

8 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. giovanni bosco 13 Ottobre 2013 at 15:54 -

    @Luca, quando dico che bisogna uscire dal proprio vigneto intendo questo: ogni tanto bisogna imparare dal comportamento dei Vostri colleghi. Nel zona del Prosecco Valdobbiadene Docg hanno valorizzato i vigneti di difficile coltivazione creando un marchio speciale chiamato “Rive” (così chiamanono i loro Sorì). Il prezzo delle uve prodotte da questi vigneti viene pagato circa un 15% in più e le bottiglie, per la soddisfazione dei contadini e degli industriali vengono vendute a circa 2 euro a bottiglia in più, facendo da traiano alle restanti bottiglie. Là però c’è fantasia e intraprendenza, cosa, purtroppo che manca nella nostra zona…ma noi del CTM non molliamo e presto metteremo in campo nuove battaglie.
    Buon moscato d’Asti Spumante…dei Sorì
    giovanni bosco
    presidente CTM

  2. Luca Bosio 13 Ottobre 2013 at 10:59 -

    @giovanni: … io sono proprio di valdivilla… 🙂 e proprio per questo dico queste parole, nessuno è rimasto soddisfatto da questo progetto. forse, proprio per come dice lei, è più ampio della mera ricompensa economica, ma andrebbe spiegato in tutti i suoi punti, far capire che lo si fa per progettere un panorama ed un patrimonio culturale d’eccellenza e per evitare problemi idro-geologici; però fintanto che per gli agricoltori sarà solamente: 1) o un ricevere due soldi per quella giornata di moscato in cui devo dare i trattamenti a mano 2) o dover pagare dei soldi dal mio tornaconto per darli al mio vicino di casa, nulla sarà compreso e farà solamente scontentare tutti.
    Poi, le dico onestamente, la mia “polemica” se così si può dire era relativa al fatto che di moscato ne abbiamo 10000 ettari circa e secondo me da persona che conosce molto bene il mondo del moscato, bisognerebbe unire questi ettari, non creare sempre nuovo dibattito tra quelli dei sorì e tutti gli altri… abbiamo bisogno di essere coesi, non divisi con liti da cortile…
    Buon moscato d’asti dei sorì e non e buon asti a tutti, del piccolo produttore come della grande azienda spumantiera!

  3. giovanni bosco 7 Ottobre 2013 at 08:20 -

    @Luca, a parte il fatto che in Italia c’è ancora la possibilità di salutare le persone come uno meglio crede, il progetto dei Sorì non si ferma a quei pochi euro che sono stati dati per la vendemmia 2012.2013, ma è molto più complesso. Questo è appena un decimo del progetto complessivo e non serve solo a premiare i vigneti più difficili da lavorare ma a far sì che questi vigneti non vengano abbandonati affinchè per andare a Castiglione Tinella-Valdivilla non si debba scendere con l’elicottero. Naturalmente questo progetto per essere capito bisogna uscire dal proprio vigneto..
    Buon Moscato d’asti Spumante…dei Sorì

  4. Luca Bosio 6 Ottobre 2013 at 16:15 -

    @giovanni: perchè nomina solo il moscato asti dei sorì? gli altri 9000 ettari, cosa ne facciamo, la cugnà per caso???
    non voglio essere polemico (di nuovo) nei suoi confronti, però sta storia dei surì, (faccia un giro a santo stefano-castiglione-valdivilla ecc…) non ha accontentato nessuno tra i produttori incazzati tra chi ha dovuto pagare la quota per il proprio vicino di casa e tra chi, ricevuto la quota spettata, dice che è una presa in giro per tutta la fatica che comunque si deve fare per lavorare una vigna in pendenza… e poi, è servito a qualcosa per smuovere le acque salmastre delle vendite del moscato?? manco per sogno…. dunque mi sembra il tipico esercizio pragmatico senza capo nè coda, ben voluto dal consorzio a dalla commissione paritetica poichè per una volta ha potuto addossare ad altri le colpe per una detrazione… dunque un nulla di fatto che accontenta pochi, ma scontenta tutti

  5. giovanni bosco 2 Ottobre 2013 at 18:04 -

    Non me ne voglia il gentil sesso ma il Creatore, YHWH per gli Ebrei, ALLAH per i Mussulmani e Dio per i Cristiani creò i l’Universo da solo…e non era nemmeno sposato.
    Suo figlio Gesù per una volta diede ascolto ad una Donna (sua madre) e alle nozze di Cana (Giovanni 2,1-11) fece un miracolo che se fosse oggi per lo meno verrebbe arrestato per sofisticazione.
    Buon Moscato d’Asti..dei Sorì
    giovanni bosco

  6. Fabio Gallina 28 Settembre 2013 at 11:21 -

    BUONGUSTAIO FILIPPO!!!

  7. filippo 28 Settembre 2013 at 08:11 -

    Occhio alla sindrome Barilla… per trovare un ministro piemontese bisogna risalire a più di 20 anni fa. Era il compianto (e astigiano) Giovanni Goria. Credi davvero, caro Luca, che se su quella poltrona ci fossero, come ci sono stati, Zaia o Galan, le cose potrebbero andare diversamente e le competenze siano migliori. Tranne Zaia, che è un enologo e Catania che è un dirigente agro-ministeriale, quasi tutti gli altri ministri agricoli di agricoltura non ne sapevano una beneamata zucchina. Hai presente Percoraro Scanio o la Poli Bortone? Vogliamo poi parlare di De Castro, ora celebratissimo politico Ue, ma che firmò l’atto da cui partì questa sciaguratissima querelle del moscato? Suvvia, certe cose lasciamo dire agli industriali della pasta. Noi non siamo politici, siamo gente seria (è una battuta, of course). Il gesto della Cotto non so se sortirà effetto. Con un Governo in bilico, non credo. Alla De Girolamo, che haimè non conosco personalmente, riconosco comunque un certo impegno ad informarsi e gestire un settore che non è in crisi, ma ci si mette da solo… come molte cose in Italia in questo momento storico…

  8. luca vola 28 Settembre 2013 at 07:53 -

    permettetemi di dubitare fortemente che una signora di origine campane che vive e lavora a roma possa comprendere e risolvere questo spinoso problema, se poi aggiungiamo che la signora in questione è stata messa li per scambio di poltrone e non per le sue competenze in campo agricolo il mio scetticismo cresce in maniera esponenziale..

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