Questa non è una “marchetta”, cioè un publiredazione, ma semplicemente il riconoscimento al lavoro di un amico di Sdp, Michele Chiarlo, che da anni fa vino vero e cultura e tutela del paesaggio e tante altre cose che poteva anche non fare, ma che ha fatto. Con una passione che nel mondo del vino è ormai raro trovare. Lui e la sua sua famiglia, da Calamandrana, piccolo paese rurale dell’Astigiano compresso tra Canelli, capitale del Moscato, e Nizza Monferrato, culla della Barbera e del cardo gobbo, hanno saputo guardare lontano. Alle Langhe, ma anche oltre le montagne e gli oceani. Per questo ci piace sottolineare l’ennesimo successo: la critica positiva di una prestigiosa rivista di vino ad un vino, la Barbera d’Asti, che continua a non vivere momenti felici ma che continua a dimostrare potenzialità granitiche.
Ecco la nota della MC sulla sua Barbera “Le Orme”.
«Di classifiche, nel mondo del vino, ne esistono ormai tantissime. Una, però, per autorevolezza, competenza e diffusione, si può a ben ragione considerare come la più influente in assoluto: la Top 100 vini di Wine Spectator. Annualmente, le scelte della rivista fondata nel 1976 sono attese dai produttori di tutto il mondo e prese come riferimento dell’élite dei vini presenti sul mercato americano e mondiale. Quest’anno, a far parte dell’esclusiva classifica, è stata scelta anche la Barbera d’Asti Superiore Le Orme di Michele Chiarlo. Inserito al 47° posto assoluto, Le Orme è uno dei 16 vini italiani presenti in classifica, l’unico, tra le 5 bottiglie piemontesi scelte da Wine Spectator, a provenire dalla zona del Monferrato. È stata questa specificità territoriale una delle chiavi del successo della Barbera di Chiarlo, visto che i criteri con cui viene stilata la classifica non sono unicamente quelli della qualità del vino, ma anche della sua reperibilità sul mercato, del prezzo, e di altri fattori come possono essere l’entusiasmo generato da un produttore emergente o, appunto, la specificità che lo rendono un punto di riferimento per il territorio.
“È il coronamento di un lungo lavoro di decenni – ha commentato Michele Chiarlo all’arrivo del riconoscimento – fatto sulla valorizzazione della Barbera, sulla sua diffusione nei mercati mondiali e, in particolar modo, sulla sua presenza nelle migliori carte dei vini e nelle enoteche d’America.
L’ottimo lavoro svolto dall’azienda piemontese, e in particolare dall’enologo Stefano Chiarlo che ha seguito attentamente la produzione, e il successo della Barbera in terra statunitense è confermato anche dal New York Times e dell’autorevole critico Eric Asimov, che ha consigliato Le Orme come uno dei vini italiani da lui scelti per il Thanksgiving Day, descrivendolo ricco, fresco, invitante e con carattere».
Dunque: chapeau!
In classifica anche altri piemontesi più “abituati” a certi riconoscimenti: 17° Punset, Barbaresco 2007; 24° Elio Grasso Barolo Gavarini Chiniera 2008; 44° Giuseppe Mascarello & Figlio Barolo Monprivato 2007, 66° Marchesi di Barolo Barbera del Monferrato Maràia 2011.
Sdp