La Barbera d’Asti lascia la sua impronta. Réclame alla Csi per il vino rosso più amato (e bistrattato) del Piemonte

inserito il 28 Marzo 2010

C’è un’impronta umana a forma di calice, sulla scia del serial tv Csi, Ncis o Ris, al centro degli annunci pubblicitari che reclamizzano la Barbera d’Asti docg. L’inserzione pilota è stata pubblicata il 28 marzo 2010, domenica delle Palme e prima giornata di apertura delle elezioni regionali. Noi l’abbiamo intercettata a pagina 29 del quotidiano La Stampa di Torino.

È, di fatto,  il primo atto della campagna da 400 mila euro che Sdp avevamo annunciato in anteprima il 30 dicembre 2009 a seguito di un’intervista al presidente del Consorzio di tutela dei Vini d’Asti e del Monferrato, Enzo Gerbi (https://www.saporidelpiemonte.net/blog/wp-admin/post.php?action=edit&post=1815).

La comunicazione, che oltre ad inserzioni su giornali, dovrebbe svilupparsi anche su tabelloni affissi su bus e tram delle principali città del Nord, è stata affidata all’agenzia Noodles che ha sedi a Torino, Londra e New York. E pazienza se il sito dedicato alla Barbera d’asti docg (www.barberadastidocg.it) al momento in cui scriviamo è ancora inattivo.

Comunque firmano l’inserzione cartecea, oltre al Consorzio (http://www.viniastimonferrato.it) anche Ue, Regione Piemonte, Provincia di Asti, Camera di Commercio di Asti e Cassa di Risparmio di Asti.

Un annuncio sviluppato su più livelli, dal colore di sfondo, un bel rosso vinaccia, all’eco-verde per la sigla docg, allo script, cioè un testo pubblicitario, dai toni perentori che rivendica territorialità e orgoglio per un vino prodotto in tutto il Piemonte e anche fuori dai suoi confini regionali, che per merito di alcuni personaggi mito (tra tutti Giacomo Bologna e Luyigi Veronelli) è stato sdoganato da vino da osterie a prodotto di viticoltura e enologia eccellenti, celebrato da pubblico e critici.

Un vino, però, che nello stesso è finito al centro di un vortice perverso fatto di speculazioni di mercato, di abbassamento del prezzo delle uve, di discutibili azioni di marketing.

Da qui l’esigenza di riportare la Barbera d’Asti docg ai vertici, con, per cominciare, un’azione di comunicazione pubblicitaria mai tentata prima: la sua affermazione , cioè, di vino orgogliosamente piemontese.

Ed è questa, in definitiva, la più grande novità: che un comparto enologico del Piemonte torni a parlare di sé in modo positivo, senza mugugni e recriminazioni.

Basterà per risollevare le sorti della Barbera d’Asti? C’è da augurarselo. A noi di Sdp già basta che ci si stia provando.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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