Le cantine Borgogno, storica firma del Barolo, riaprono dopo un lungo restauro che ha recuperato e rinnovato sede e sotterranei di affinamento. L’appuntamento è per l’11 settembre alle 11. Cabala da brivido, non c’è che dire. Ma perché scegliere questa data? Coincidenza di calendario o preciso calcolo per compiacere i media? Chissà. Comunque questa è la notizia diffusa ieri dietro la quale c’è una storia che Sdp racconta qui.
Poco più di un anno fa, infatti, sul suo blog (http://vinoalvino.org), Franco Ziliani, un collega che si occupa di vino e certo non le manda a dire a produttori più o meno famosi, aveva cercato di “stanare” Oscar Farinetti, il guru braidese di Eataly, il supermercato del gusto che miete successi e incassi, ex patron di Unieuro (catena di market di elettrodomestici) e buon amico di Carlin Petrini, chiedendo che fine aveva fatto il progetto di rilancio delle cantine Borgogno, mitica griffe barolista acquistata nel 2007 da Farinetti. Sono passati mesi durante i quali l’Oscar si è impegnato in altri progetti, “robetta” come l’acquisizione di Fontanafredda o la querelle con il Consorzio dell’Asti al grido di «non sputtaniamo più l’Asti spumante». Oddio non che di questa querelle se ne sentisse proprio il bisogno. Tuttavia la polemica ha aiutato molti colleghi a chiudere pagine di giornali e Farinetti a ritagliarsi altre fette di visibilità mediatica. Orbene dopo quella “tirata d’orecchie” sull’affaire Borgogno (ma attenzione il Nostro e Ziliani sono amiconi!), Farinetti ha fatto quel che doveva fare, cioè rifare il look alla vecchia maison di Barolo (Ziliani ne ha riparlato sul suo blog pochi giorni fa) e, ieri, ha diffuso il seguente comunicato:
«Le storiche cantine Giacomo Borgogno e Figli riaprono venerdì 11 settembre alle ore 11,00. Una riapertura nel segno della continuità, quasi un “ritorno al futuro”: le cantine, infatti, sono e saranno… come erano. Sarebbe stato assurdo cambiare lo stile che sette generazioni delle famiglie Borgogno e Boschis hanno creato a partire dal 1761; uno stile insieme unico e tradizionale che si esprime nel modo di coltivare la terra, di fare il vino e di proporlo. Perché unico e tradizionale? Perché Liste, Cannubi, Cannubi San Lorenzo, San Pietro Delle Viole e Fossati sono riconosciuti tra i migliori cru di Barolo. Perché da sempre è evitato l’utilizzo di diserbanti e concimi chimici. Perché in cantina tutte le operazioni sono mirate a non rovinare il frutto della terra. Perché il vino riposa esclusivamente all’interno di botti medie e grandi in rovere di Slovenia e rovere francese, con tempi di affinamento e invecchiamento smisuratamente più lunghi della norma. Perché almeno metà della produzione delle grandi annate è programmaticamente “dimenticata” per oltre vent’anni. Alla fine del 2007 l’azienda di Giacomo Borgogno e Figli è stata acquistata dalla nostra famiglia. Ora le due generazioni dei Farinetti si sommano alle sette generazioni della famiglia fondatrice con un compito ben preciso, che può sembrare semplice, ma in realtà è complesso: NON CAMBIARE NIENTE. Anzi, recuperare dal passato metodi ancora più ancestrali, usi ancora più autentici, da consegnare intatti al futuro.
Ecco le principali “novità”, tutte nel solco della tradizione:
- RESTAURO CONSERVATIVO CHE HA RIPORTATO L’EDIFICIO DELLA CANTINA AL SUO ORIGINARIO ASPETTO OTTOCENTESCO
- MANTENIMENTO IN VIGNETO DELLE TRADIZIONALI TECNICHE DI COLTIVAZIONE
- MANTENIMENTO IN CANTINA DELLE TRADIZIONALI TECNICHE DI VINIFICAZIONE
- MANTENIMENTO DELL’ATAVICA ABITUDINE DI “DIMENTICARE” PER OLTRE VENT’ANNI ALMENO META’ DELLA PRODUZIONE DELLE GRANDI ANNATE
- NESSUN INCREMENTO DEL TERRENO VITATO
- PRODUZIONE DI VINI OTTENUTI ESCLUSIVAMENTE DA UVE DI PROPRIETA’
- UN PO’ PIU’ “COCCODÈ” , MA SUSSURRATO
- TOTALE AUTONOMIA PRODUTTIVA, AMMINISTRATIVA E GESTIONALE RISPETTO ALLE ALTRE CANTINE DEL GRUPPO EATALY
- RESTYLING DELL’ETICHETTA STORICA, IN LINEA PERÒ CON LA CLASSICA IMMAGINE BORGOGNO
- NUOVA LINEA DI ETICHETTE “LE TEORIE” A TIRATURA LIMITATA A INCOMINCIARE DAL BAROLO 2004
Di una cosa siamo assolutamente certi: Borgogno meriterebbe ancora di più. Per questo tutti i nostri sforzi saranno mirati ad assicurare in breve tempo al Barolo Borgogno l’appeal di cui è degno in nome del suo passato e del suo presente.
Consapevoli che il più è stato fatto – e questo non è merito nostro – non ci resta che farlo sapere. E il futuro sarà meraviglioso.
Famiglia Farinetti»
Commento di Sdp: c’è poco da aggiungere. Farinetti sta, in qualche modo, rivoluzionando il mondo del vino e dell’agroalimentare del Piemonte. E lo sta facendo a colpi di milioni di euro (lui che ce li ha!). Del resto il panorama offre poco: aziende che fanno piccolo cabotaggio, poche idee e scarsa ricerca. Almeno il Farinetti ci mette del suo e osa. Chi, invece, avrebbe risorse pubbliche, come consorzi e distretti, annega nella routine burocratica. Non è un bel segnale.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)