
Tra i rappresentanti delle organizzazioni agricole che oggi sono state ricevute dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Villa Pamphilj, da quattro giorni sede degli Stati Generali sul futuro economico del Paese, c’era anche un astigiano. È Dino Scanavino (foto), classe 1960, ex sindaco di Calamandrana, sindacalista agricolo e politico piemontese di lungo corso con esperienze in Provincia ad Asti e in altri enti e istituzioni pubbliche e attualmente presidente nazionale (dopo esserne stato provinciale e regionale) della Cia, la confederazione italiana degli agricoltori.
Lo abbiamo intercettato al telefono mentre in auto stava tornando in Piemonte.
Presidente Scanavino cosa avete detto a Conte e ai suoi ministri?
«Non abbiamo fatto la lista della spesa. Abbiamo evidenziato come sia strutturato il comparto agricolo italiano, che vale 205 miliardi di euro e che accanto all’agroindustria ha anche piccoli e medi agricoltori professionali e anche centinaia di migliaia di coltivatori che non lo fanno di primo lavoro».
E questo che comporta?
«Il rischio che gli aiuti, e stiamo parlando di centinaia di milioni di euro che diìventeranno miliardi da qui al 2024, non siano distribuiti in modo equo e produttivo. Mi spiego: vanno benissimo gli aiuti all’agroindustria a patto che ci sia una ridistribuzione anche all’agricoltore che rifornisce quelle industrie agroliamentari che fanno business oltre che sul mercato nazionale anche all’estero».
A proposito di soldi, si sono fatte cifre sugli aiuti anti crisi dovuta al Covid -19?
«Sono quelle che circolano. Per ora 500 milioni di euro per le filiere agricole, altri 500 milioni al mondo del vino tra distillazione di crisi e altri misure come la vendemmia verde per cui abbiamo chiesto un icremento perché qui bisogna aiutare soprattutto i vini di pregio italiani che stanno soffrendo. Poi ci saranno la riduzione dei contributi per i vivai e l’agriturismo, sia per i titolari sia per i dipedenti. Infine c’è una misura che tutta la filiera agricola ha chiesto e che riguarda l’ecobonus per gli edifici…»
In che modo c’entra con l’Agricoltura?
«Abbiamo chiesto che venga applicato anche agli edifici rurali produttivi. L’ecobonus, come pensato dal Governo, prevede un aiuto del 110% per la ristrutturazione sostenibile di condomini e case di civile abitazione. Noi abbiamo chiesto che sia esteso all’edilizia rurale. Potrebbe essere utilizzato da chi ne avrà diritto, ma anche ceduto alla banca che finanzierà il 100% trattenendosi una percentuale del restante 10%. Sono soldi disponibili subito che potranno, a nostro parere, dare la possibilità di ristrutturare moltissimi edifici rurali e convertirli secondo direttive green. Penso, ad esempio, ai tetti che ancora hanno coperture in amianto e che potranno essere rifatti con panelli fotovoltaici. Questa sarebbe davvero una bella svolta per l’agricoltura italiana».
Torniamo ancora ai fondi. Lei parla di distribuzione equa degli aiuti, dopo l’incontro con il Governo a Villa Panphilj è davvero convinto ci sia la volontà politica in questo senso?
«Sono ottimista di natura e credo nelle proposte che abbiamo fatto al presidente Conte e nella volontà del Governo di conoscere e approfondire la conoscenza delle problematiche delle varie filiere. Dopo di che l’imperativo è lavorare tutti duramente e in sinergia affinché la maggior parte delle richieste vadano in porto. Devo dire che il fatto che un presidente del Consiglio con i ministri del suo Governo stanno ad ascoltare le parti sociali, io lo interpreto sempre un segnale positivo».
Ma avete avuto il tempo di chiarire tutto?
«I tempi, con tanti interlocutori, erano contigentati e, a dire il vero, il presidente Conte ha dovuto lasciare il summit prima del termine per andare dal Presidente Mattarella. Speriamo per cose che non riguardino la tenuta del Governo. Non lo dico per partigianeria, ma per il timore di ricominciare tutto daccapo. In questo momento delicato la continuità del Governo è vitale».
In merito a questo fatto un lancio delle agenzia di stampa ha poi precisato che Mattarella ha incontrato Conte e alcuni ministri in vista del prossimo Consiglio Europeo che dovrà approfondire i negoziati sulla proposta Recovery (Next Generation Eu) e Quadro finanziario Pluriennale 21-27.
Ma perché l’agricoltura deve essere considerata strategica dal Governo?
«Anche per confermare di essere sulla stessa lunghezza d’onda, comprendendo gli sforzi sostenuti negli ultimi mesi dal comparto per far fronte a perdite e difficoltà della popolazione e riconoscendo l’opportunità di una sua ricostruzione, mai avvenuta dal dopoguerra a oggi. Sono due le strade principali da percorrere in parallelo: quella europea che deve vedere l’Italia ben posizionata nel contesto delle politiche comunitarie, definite dal Green New Deal e con le strategie Farm to Fork, Biodiversity e Next Generation Eu. L’altra strada è quella tutta italiana di creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e al rafforzamento dei sistemi produttivi territoriali. La ripartenza, su cui lavorare, passa per più adeguate politiche di governo del territorio, ammodernamento infrastrutturale, strategie di conversione ambientale per una gestione sostenibile di suolo e fauna selvatica».
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Qui pubblichiamo anche l’intervento del presidente Scanavino a RaiNews24, il canale allnews della Rai (dal minuto 2,07).