Oggi a Pino d’Asti si celebrano i cinque secoli di storia del Freisa, un vino troppo spesso dimenticato che merita attenzione e promozione. Organizzano i Consorzio del Freisa di Chieri e della Barbera. Non è l’unico richiamo sulla storia del vino. Ieri (19 gennaio) ad Asti, si è svolto un convegno che ha messo in luce la sperimentazione scientifica sulla viticoltura georgiana considerata la più antica del mondo con reperti e tracce che risalgono a ottomila anni fa. Dunque sguardi al passato per guardare al presente e futuro del vino. Con nodi ancora da sciogliere di cui abbiamo chiesto conto al presidente del Consorzio della Barbera, Filippo Mobrici.
I temi affrontati sono stati le questioni delle denominazioni Nizza e Nebbiolo con un accenno alla Barbera e alle tipologie cosiddette “minori” emerse o emergenti come Ruché, Grignolino e Freisa.
Per il Nizza docg e Monferrato Nebbiolo la questione è burocratica. Per il primo si deve esprimere la Ue che ha grandi rallentamenti nella disamina delle dop europee. Per il secondo caso la palla è passata al Comitato Vitivinicolo Nazionale che è il fase di rielezione con tutti gli intoppi che le elezioni politiche del 4 marzo comportano.
Sui vini da vitigni autoctoni Mobrici è stato ancora una volta chiarissimo: «Sono un patrimonio da difendere e una risorsa da fare fruttare al meglio». In merito alla Barbera d’Asti, fatte salve le valutazioni su un ottimo stato in salute del comparto, riportiamo una dichiarazione di Mobrici sulla perdita di 700 ettari vitati in Piemonte solo nello scorso anno. «La maggiore colpa – ha detto il presidente del Consorzio della Barbera – non è delle malattie che attaccano i vigneti, ma della scarsa remunerazione che deriva da una viticoltura che non può non avere tra i suoi principali scopi quello di salvaguardare un reddito dignitoso dei viticoltori».
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Qui la videointervista a Filippo Mobrici. Le riprese e le immagini sono di Vittorio Ubertone.