Gianni Doglia, enologo, viticoltore e produttore vinicolo per l’azienda vitivinicola di Castagnole delle Lanze (Asti), che porta il suo nome e conduce insieme alla sorella Paola e al resto della famiglia, per sorte anagrafica non ha ancora l’età dei bilanci e, tuttavia, quando arriverà quel tempo sulla bilancia potrà mettere un po’ di traguardi professionali raggiunti tra cui molti premi assegnati ai suoi vini di cui uno, pochi giorni fa, dedicato proprio a lui: il Gambero Rosso, che edita Vini d’Italia, una delle più importanti guide vinicole d’Italia, l’ha, infatti, proclamato viticoltore dell’anno per l’edizione 2022.
A questo riconoscimento si devono aggiungere i Tre Bicchieri, massimo premio dato da GR VdI a un vino, assegnato dalla guida 2022 alla sua Barbera d’Asti docg Bosco Donne e, lo scorso anno al suo Moscato d’Asti docg “Canelli” Casa di Bianca (per cinque anni di fila hanno premiato il suo Moscato d’Asti docg).
Logico che, alla fine a lui, Gianni Doglia, capiti di diventare “viticoltore dell’anno”. C’è da chiedersi, però, come si faccia a diventarlo viticoltore dell’anno. Che cosa, insomma, bisogna avere dentro, ma anche fuori, per essere considerato il migliore da gente che di viticoltori e Cantine e bottiglie di vino ne ha visti e ne vede a bizzeffe.
Noi una risposta non ce l’avevamo e così lo abbiamo chiesto al diretto interessato che, per prima cosa, ci ha mostrato le mani, poi ha spiegato con una passione e una ricchezza di contenuti che, non a caso, ci sono sembrati in perfetta armonia con lo splendido panorama delle colline già in veste autunnale che circondano la Cantina Gianni Doglia. Insomma un’intervista da seguire con attenzione e che pubblichiamo qui di seguito
Riprese e immagini sono del nostro Vittorio Ubertone.
fi.l.