Tante voci per spiegare un piccolo tassello del mondo del vino, che è un quadro più ampio e variegato di quello che troverete qui. Tuttavia Sdp ha incontrato alcuni dei protagonisti del mondo dell’agroalimentare piemontese e italiano. C’è il giornalista Raffaele Minervini, un innamorato del vino amico di Veronelli e Jannacci che parla di come accostarsi a questo universo enoico. C’è il presidente del Consorzio del Brachetto, Paolo Ricagno, che parla di come rilanciare uno dei vini rossi aromatici italiani più incompresi di questo periodo. C’è Federica Bonello, una chimica farmaceutica che ha messo da parte le provette per insegnare ad individuare i profumi del vino con lo strumento che serve di più in questo caso: il nostro naso. C’è una griffe del Moscato come Walter Bera che parla delle prospettive di un vitigno che è bandiera del Made in Italy ma che in Italia non è abbastanza supportato. C’è Massimo Marasso, manager di una grande industria del vino e anche vicepresidente del Consorzio dell’Asti che parla di progetti futuri per le bollicine dolci più brindate al mondo e accetta la provocazione futuribile di un Asti Rosè. C’è l’intervista a Mario Guidi, presidente nazionale Confagricoltura che rivendica il ruolo centrale dell’Agricoltura italiana, un concetto non sempre compreso ai Governi nazionali. C’è l’intervista a Herbert Dorfmann, l’autoparlamentare bolzanino con accento tedesco d’ordinanza, dove si parla di un tema scottante come quello della gestione degli impianti di vitigni in ambito Ue. Ci sono le interviste a Ugo Massimelli, Paolo Lovisolo e Filippo Mobrici di una storica maison vinicola, la Bersano di Nizza Monferrato, che racconta la storia di un’impresa che opera nel cuore del Piemonte vinicolo, fondata da uno come Arturo Bersano che diceva: «Se vuoi bere bene comprati un vigneto». C’è Adrea Faccio, il giovane produttore-manager di Canelli, nell’Astigiano, che richiama al rispetto al paesaggio sfregiato da capannoni e costruzioni senza senso. E c’è l’enologo e scrittore Lorenzo Tablino che, come fosse una poesia, spiega la favola del Moscato “ibernato”, raccolto a settembre in una vigna vicino ad Alba e fissato nella sua freschezza con un complicato procedimento di refrigerazione per essere poi offerto sette mesi più tardi, al Vinitaly di Verona, con la stessa fragranza, profumi e gusto del grappolo appena colto. Davvero una fiaba enoica.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)