Moscato. Il Tar smentisce il ministro: Asti città fuori dalla docg. Ma Zonin ha imbottigliato il “suo” Asti di Asti 2012

inserito il 19 Febbraio 2013

L’ennesima sentenza del Tar Lazio ha escluso la città di Asti dalla zona classica di coltivazione del vitigno moscato docg per Asti e Moscato d’Asti docg. È l’ultimo atto di una vicenda che dura da tre anni.Ormai sembra una faida tra acerrimi nemici quella sull’ingresso della città di Asti nella zona classica di produzione del moscato docg. Ricostruire la querelle sarebbe stucchevole e complicato. Lo faranno in tanti, troppi, inzuppando, come si dice, il biscotto in una storia che, ne siamo certi, non mancherà di suscitare ancora perplessità e sconcerto nel mondo del vino italiano.

Qui basti sapere che nel tempo le fazioni in gioco si sono nel tempo modificate. Ora da una parte c’è il Ministero e l’azienda Zonin (con vigneti di moscato in quel di Portacomaro) che, legge europee alla mano, vogliono la città di Alfieri a pieno titolo nella zona del moscato docg. Dall’altra c’è Assomoscato, che raggruppa duemila viticoltori, Coldiretti e Comuni del Moscato, da sempre contrari in nome di un rigore territoriale della denominazione.

La lite va avanti da fine 2010 tra avvocati, parcelle, ricorsi, dichiarazioni al vetriolo, scontri aspri, abboccamenti, promesse, smentite, patti sotterranei smentiti, alleanze alla luce del sole poi revocate.

L’ultimo atto, alcuni mesi fa, ad opera del ministro Mario Catania, Governo Monti, che aveva d’imperio fatto rientrare Asti nella zona del moscato docg. E Zonin aveva imbottigliato Moscato e Asti docg forte dei suoi 20 ettari di moscato nell’azienda Castello del Poggio.

Assomoscato e Coldiretti. però, avevano fatto ricorso al Tar Lazio.

Ieri sera (18 gennaio 2013) il Tribunale amministrativo regionale, che da anni cerca di dirimere la questione con alterne sentenze, ha dato ragione ad Assomoscato, Coldiretti, Comuni Moscato e un’altra piccola associazione di viticoltori, Asti è fuori dalla zona classica del moscato docg, smentendo così il Ministro che nel frattempo, essendo in scadenza il Governo Monti, è candidato alla Camera proprio in Piemonte per l’Udc alle imminenti elezioni politiche.

Piccola nota personale: qualcuno sul web, con una caduta di stile, ha fatto facile ironia sul cognome del ministro che sarebbe indice di “ignoranza” in tema di moscato. Per la cronaca Mario Catania, già dirigente di lungo corso del Ministero dell’Agricoltura, e quindi non proprio uno sprovveduto, è romano di nascita e non siciliano. A differenza di chi scrive che si occupa della questione moscato da più di vent’anni.

Comunque gaffe a parte ora, c’è da scommetterci, ci saranno le dichiarazioni dei contendenti. Come dopo un derby di calcio (o un’elezione politica) ci sarà chi canta vittoria, chi darà la colpa all’arbitro, chi denuncerà un fallo non visto, chi dirà di rigiocare la partita e chi si appellerà alla Corte Europea.

Insomma il caos. Che certo non fa bene ad un comparto sempre in cerca di stabilità. Poi, con questa crisi imperante, sarebbe bello Tar e affini stessero fuori dalla porta e la filiera trovasse intese al suo interno.

Ma forse è chiedere troppo. Viene il sospetto che abbia ragione Claudio Bisio che all’ultimo Sanremo, in vista delle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio, ha satireggiato non verso i candidati ma contro gli stessi elettori italiani, «Perché – ha detto amaro – se i politici italiani sono come sono è perché sono lo specchio di come siamo noi che li votiamo».

Ecco forse se il mondo del moscato è così travagliato è perché rispecchia un popolo che ancora deve trovare l’equilibrio tra bene comune e interesse particolare, tra viticoltori e imprenditori, tra reddito e business, tra uva raccolta e spedita nelle cantine e grappoli coltivati con l’orgoglio di fare qualcosa di importante per sè e per tutta la filiera. Senza carte bollate, avvocati, tribunali.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

50 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. contadinaverace 23 Marzo 2013 at 10:05 -

    Nn c’è nessun arcano segreto. Ho deciso di tenere le mani in tasca x la m sopravvivenza emotiva!
    Nn m sovrastimi: la m preparazione è fai-da-te e purtroppo risente di penose lacune.
    Le mani (ma soprattutto la m integrità morale) sono linde….vedrò se riesco a usarle per tirarmi su le brache ;-))

  2. giovanni bosco 23 Marzo 2013 at 08:57 -

    @Contadinaverace. Colpito! In questi 40 anni di battaglie è la prima volta che ricevo dei complimenti…anonimi.
    Di solito nell’anonimato ricevo ben altro, tantè che nel periodo 1999/2000 ogni settimana dovevo rendere conto a due funzionari della digos della questura di Cuneo dei miei spostamenti (loro dicevano che era per la mia sicurezza !!!)Roba passata. Lei ha fatto un intervento molto interessante e senz’altro ha una preparazione storica culturale e anche commerciale non da poco (glielo dice uno che è stato anche dirigente di un’azienda vinicola) ma attenzione mi vien da dirLe con don Milani “Se si ha le mani pulite perchè tenerle in tasca?”
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  3. filippo 22 Marzo 2013 at 11:33 -

    @Contadina: è sempre un piacere, anche se non so chi sei… stasera ci sarò anch’io, magari inviami un biglietto e ci conosciamo di persona (anche se qualche sospetto ce l’ho…) 😉

  4. contadinaverace 22 Marzo 2013 at 11:17 -

    Suvvia, sig. Bosco, mi conceda un pò di fiducia! Nei m preferiti la lista di siti inerenti la vite e il vino è più ke esaustiva! Che poi abbia scelto Sdp per i m soliloqui è tutta un’altra storia.
    Le rinnovo la m stima. Lei incarna le qualità del leader a tutto tondo: capace, tenace, sagace, carismatico, comunicatore, provocatore. Ha sollevato tematiche importanti. Ha fatto più Lei, da solo, per il settore del moscato che tutti i contadini messi insieme. Ma…Lei nn è solo, ha un nutrito gruppo di collaboratori dai quali pretendo un pò di più e, tanto per cominciare, vorrei che cominciassero a metabolizzare un concetto elaborandolo in proprio senza rimasticare altrui frasi estrapolandone, infine, proposte concrete e mirate.
    Mi permetta un’osservazione: il s linguaggio è didattico e tecnico giustamente consono ai canali di comunicazione che è solito usare. Raggiunge, efficacemente, il pubblico degli eno-appassionati. Questa è una categoria che suddivido grossolamante in tre: i professionisti già sufficientemente edotti, gli estimatori che spesso snobbano il moscato, i modaioli che si dimostrano molto volubili. Esiste, però, anke una massa di consumatori con genotipi diversi. Trovo interessante il consumatore riflessivo attratto dai prodotti con una buona qualità relativa ma ke nn ha tempo di seguire i canali specializzati ai quali, magari, dedica sì e no qualche zapping.
    Il mondo moderno e internet stesso ci insegnano ke oggi si può fare di tutto, tanto è alla portata di tanti e ke ai canali tradizionali si affianca un fitto reticolato di alternative.
    Io, consumatore, decido di acquistare del vino ma rimango spiazzato davanti all’enorme offerta. D’istinto vado a spulciare fra le bottiglie con un packaging intrigante. Ora voglio saperne un pò di più quindi giro la bottiglia per leggere l’etichetta sul retro. Se nn è presente ripongo la bottiglia sullo scaffale. Ne scelgo un’altra, leggo: ” vino dolce, aromatico, fermo. Prodotto con uve moscato. Colore giallo paglierino. Sapore fresco, sapido, debole di corpo. Sentore di salvia,…Servire alla temp….”Questa la tengo in sospeso e proseguo l’esplorazione finché trovo: “….nasce da grappoli dorati provenienti da vecchi vigneti situati nella zona tipica e vocata. Con orgoglio ve lo proponiamo con la sua incomparabile luce dorata, la sua ricca e complessa fragranza e con l’inconfondibile grazia di questo nobile e antichissimo vitigno coltivato con fatica e passione da generazioni di contadini”. Beh, signori, questa bottiglia mi parla e io decido di sceglierla.
    Poi, se vogliamo, si potrebbe aggiungere una frase sibillina, un aforisma, una citazione, ecc. Oppure potremmo sistemare, accanto alle bottiglie, delle brochure che approfondiscano il tema moscato. O, ancora, inserire un link di collegamento che apra una finestra sul moscato. Una finestra speciale dove raccontare che cos’è il moscato, la sua storia e quella dei suoi attori usando un linguaggio semplice, sciolto, diretto, narrativo affrancato da iperbole e da sequele di date e riferimenti tecnici ke mandano in apatìa il lettore. Uno stile alla Maria Tarditi per intenderci (ah…deliziosa signora)! Si dovrebbe suddividere il sito in settori che contemplino, separatamente, la storia, l’attualità, i consigli per abbinamenti e consumo, note tecniche evitando di farne l’ennesimo sito d’impronta commerciale e/o prettamente tecnica e/o di parte. Lo stesso link potrebbe comparire su qualche trafiletto inserito ad arte su qualche rivista, perchè no?
    Vabbè, ora la smetto! Ci vediamo stasera…anke se io nn ho sorì ma solo surì 😉
    @ Filippo: scusami ancora una volta per la mia maleducata invadenza!

  5. giovanni bosco 21 Marzo 2013 at 18:44 -

    @Filippo. Tu lo bevi perchè hai capito(anche se non ne hai ancora bisogno) che il Moscato d’Asti fa bene alle donne se bevuto dagli uomini. Spieghiamolo anche agli altri……
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  6. filippo 21 Marzo 2013 at 18:31 -

    @Contadina: ti quoto al 100%… anche secondo me Zonin non è il problema centrale del moscato, ma qualcuno, magari non proprio con questa intenzione, ha fatto in modo che lo diventasse…
    @Giovanni: certo che non esiste solo Sdp, ci mancherebbe… però non è quello che, secondo me, voleva dire Contadina… è che, caro Giovanni, nonostante te, me e tanti che fanno comunicazione, il mondo del moscato è ancora non al passo con i temi, attraversato da diatribe interne che appaiono insanabili. Tu, e qualche altro, avete parlato di una ritrovata unità del moscato. Mi auguro che sia così… ma ho segnali diversi e di opposto colore… chi si sente unto del signore tromboneggia, chi si sente la chiave di tutti i problemi pontifica… troppa politica spicciola, troppi interessi particolari da difendere… non è così che si va avanti insieme sulla strada dello sviluppo… quanto a domani, a Canelli, io naturalmente ci sarò… a celebrare i sorì e i patriarchi del moscato, ma mi piacerebbe sapere non solo quanti di loro hanno Moscato o Asti docg nel frigo di casa ma anche, come faccio io tutti gli anni, lo regalano a parenti e amici… perché, cara Contadina, la prima comunicazione che vale è quella che si fa a casa propria…

  7. giovanni bosco 21 Marzo 2013 at 18:19 -

    @ Contadinaverace. Sono anni che i miei modesti pezzi sul Moscato d’Asti e sui Contadini del Moscato d’Asti vengono pubblicati su tante riviste online italiane. L’ultimo pezzo lo può trovare su viniesapori.net rivista online di Otranto(Lecce) Con tutto il bene che voglio a Filippo sul web non esiste solo Sapori del Piemonte blog. Vi apetto tutti domani Venerdì 22 al cinela Balbo di Canelli.
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  8. contadinaverace 21 Marzo 2013 at 16:40 -

    @ Filippo:Di questo passo, fra poco, i ns sorì saranno “rive” a tutti gli effetti e anke qualche aivè 😉
    @ tutti: Fatemi capire…è Zonin la ns chiave di volta??? Questo si evince leggendo i vari interventi degli ultimi due anni constatando che è l’argomento più gettonato e diatribbato fra gli interlocutori di questo blog (insieme a quello della “zona a fisarmonica”) quindi ne deduco che una volta rimosso questo ostacolo sarà tutto a posto! Presto risolto….stiriamolo con la macchina!!!
    Ora, se da un lato è lecito e doveroso dare il giusto risalto all’argomento Zonin ed esprimere opinioni in merito, dall’altro pare esagerato ingigantirlo al punto da renderlo l’ostacolo di punta.
    Alcuni di voi appartengono a dei “gruppi” che in un modo o nell’altro si occupano di moscato e quindi dovreste avere una visione d’insieme piuttosto chiara ma raramente vi ho sentito toccare altri argomenti o fare proposte concrete.
    Terra, tradizione e territorio continuano a essere una chimera. Abbiamo una storia eno-umana da vendere ma continuiamo a tenerla chiusa in un cassetto. Dobbiamo arrivare anke a quella massa di consumatori che nn frequentano abitualmente i luoghi di incontro degli eno-appassionati ma che rappresentano una buona prospettiva economica. Raccontiamogli chi siamo, dove siamo, le ns tradizioni, le radici insomma la ns storia eno-umana che ci diversifica dagli altri moscati. Spieghiamo loro cos’è la sottozona Canelli o cosa sono i sorì. Cominciamo a tramutare in termini reali il concetto di qualità. Qualcuno questa la chiama promozione e la incarna in costosissime azioni pubblicitarie. Io preferisco chiamarla “comunicazione” e sono certa che ci sono canali più economici ma altrettanto efficaci per porla in essere.
    E, per favore, smettiamola di identificare il ns come un prodotto da consumare durante le feste o a fine pasto! L’Asti e il moscato danno una nota piacevole in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi occasione.
    Tutto il mondo ci invidia il made in Italy e noi nn riusciamo a valorizzarlo! Facciamo in modo che le massaie, i giovani e ogni altro target di consumatore riesca a identificarci con un luogo in particolare: mettiamo nel loro cervello la cartina d’Italia con un “noi siamo qui” ben chiaro!
    Ancora una cosa…a mio avviso nn siamo ancora pronti x una terza docg! C’è ancora troppa confusione sulle due già presenti che continuano a conservare la nomea di vino… senza carattere!?
    E’ ora di dare una struttura alla sua immagine. Rinnoviamola, rinvigoriamola e poi si prenderanno decisioni opportune.

  9. Stefano 18 Marzo 2013 at 20:21 -

    Mi scusi Giovanni ma Lo sa che in Piemonte anche la DOC Moscato Piemonte è bloccata e di barbatelle non se ne possono piantare….
    E poi scusate ma anche se ci sono due Consorzi, che in questo periodo stanno cercando di fondersi insieme tra di loro, in Veneto anche se con prezzi e rese diverse dell’uva e delle bottiglie vendono un unico prodotto il “Prosecco” mentre noi vendiamo l’Asti docg, il Moscato d’Asti docg e poi qualche misera bt di Moscato con la menzione Piemonte, Il tutto per un totale di bt che non supera i 110 milioni.
    Sapete che qualche anno fa in Canada presentando vari prodotti un Sommelier della SAQ (catena di negozi dello stato del Quebec) non sapeva che l’Asti è fatto con il moscato…e non riusciva a capire come mai due prodotti praticamente identici hanno due nomi commerciali diversi.
    Se vogliamo essere noi la patria dello spumante dolce per eccellenza è ora di modificarci!!!!! altrimenti vivremo alti e bassi in base alle mode dei mercati e dei momenti!!!!Il tutto però ringraziando sempre lo zoccolo duro (ma che non sfonda) delle 80 milioni di bt di ASTI docg prodotto dalle Case spumantiere. Senza questo l’economia delle nostre zone sarebbe a pezzi!!! quindi occhio a disdegnare l’Asti docg, creare tanti filgi e figliastri non aiuterà!!
    Paragonare la struttura delle nostre DOC e DOCG con quella del Prosecco purtroppo per ora non è possibile, solo se riusciremo a fare delle modifiche sostanziali a tutela veramente del valore del marchio (nome del vino e non del vitigno) e del vino potremo tutelare il valore dei vigneti (anche dei dei Sorì).

    Buon ASTI DOCG.

  10. giovanni bosco 18 Marzo 2013 at 15:34 -

    @Filippo. Hai fatto bene a distinguere il Conegliano Valdobbiadene Prosecco docg che è docg come il Moscato d’Asti e l’Asti Spumante, dal Prosecco doc che è una denominazione come il Moscato Piemonte. Mentre però il Prosecco doc finisce in Jugoslavia il Piemonte doc si può produrre in tutto il Piemonte, la zona del Moscato doc, pertanto, è molto più ampiadi quella del Prosecco doc. Paragonare pertanto, come dice Piercalo Sacco, il Prosecco al Moscato…è tutta un’altra storia. In quanto al prezzo e le proteste mi riferivo al prezzo delle uve e non penso sia cambiato anche perchè dai miei dati in Veneto a dicembre non si è mai vendemmiato. Per la cronaca i “Sorì” a Valdobbiadene si chiamano “Rive”..
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  11. filippo 18 Marzo 2013 at 11:52 -

    @Giovanni: alcune precisazioni… il pezzo a cui ti riferisci tu è di agosto 2012, già a dicembre le cose erano diverse, almeno per quanto riguarda le vendite: http://www.agroalimentarenews.com/rubrica-file/Prosecco-Conegliano-Valdobbiadene–l-export-supera-il-42—-AgroalimentareNews-com.htm
    E con numeri tutti in positivo, come è facile immagine, tutte le proteste sono rientrate. Inoltre invito tutti a riflettere su questo: il prosecco ha due consorzi e due modi di aggredire il mercato, quello con il docg e quello con il doc che è il più diffuso… l’Asti e il Moscato, che sono entrambi docg, no…
    infine una curiosità: andate a vedere le aree di produzione del docg e del doc, quest’ultima ha una conformazione davvero singolare che arriva al confine con la Yugoslavia. No, per dire…

  12. giovanni bosco 18 Marzo 2013 at 11:20 -

    Cari amici i problemi a Valdobbiadene sono come nella zona del moscato (vedere il blog “Prosecco contro la crisi: diminuisce il prezzo delle uve, ma il prezzo dell bottiglie rimane invariato) Duro attacco contro le Cantine Spumantizzatrici, duro attacco contro il Consorzio di tutela Conegliano-Valdobbiadene. Prezzo delle uve per il Prosecco Superiore un euro e venti centesimi al Kg. con un 15% in più per i vigneti più impervi (anche loro hanno i Sorì…). Mia nomma mi diceva “ogni us u ha el so tambus”
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  13. filippo 17 Marzo 2013 at 19:21 -

    @Piercarlo: mi inserisco nella discussione solo per una precisazione… di prosecco come vitigno qui in Piemonte non ce n’è, in compenso, però, i piemontesi sono tra i maggiori imbottigliatori del vino Prosecco… fai un giro nei listi di grandi Case spumantiere, anche quelle che si son dette sempre dalla parte del terroir e che magari oggi parlano russo… business is business… i veneti lo hanno capito… i piemontesi, secondo me, solo in parte…

  14. sacco piercarlo 17 Marzo 2013 at 18:56 -

    @Stefano: ha detto bene..Veneto, quì siamo in Piemonte….tutta ma tutta un altra storia…
    Magari se fosse entrato il Sig. Zonin avremmo potuto chiedergli come si faceva..
    Oppure, proviamo a mettere giù un pò di “Prosecco” e poi se va bene, togliamo il Moscato…no..
    Si può provare!!

  15. Stefano 15 Marzo 2013 at 20:38 -

    Buona sera,
    mi spiace leggere le sue parole di sconforto in risposta a quanto da me scritto!!
    Purtroppo è vero quello che lei dice ma da giovane praticante (molto attivo) in questo settore non sono d’accordo quando scrive che pensare in piccolo è un vantaggio per la parte agricola….( reddito della parte agricola in Veneto è di e\ha 16.000); cque Noi di parte agricola non lamentiamoci perchè qui in Piemonte stiamo già meglio di altri.
    Vi invito ad andare a leggere l’ultimo numero del Corriere Vinicolo dove ci sono tre pagine dedicate al caso Prosecco…bhè vi assicuro che abbiamo solo da imparare e applicare una parte di quello che è stato fatto a 300 km da qui!!
    Sapete non sarebbe difficile …. ma siamo in Piemonte dove anche i giovani con delle idee non sono molto ben accetti.
    Vede sul fatto di non piantare ancora vigneti di Moscato mi trova d’accordo con lei, ma solo per il fatto che così com’è la Denominazione Asti e Moscato d’asti docg sarebbe solo un passo falso. Io sono per riscrivere la denominazione, tenendo quello che è stato fatto di buono ma proiettare il nostro comparto e il nostro vino nel futuro dei prossimi vent’ anni.
    NON POSSIAMO AFFRONTARE IL MERCATO DI OGGI E DEL FUTURO CON LE REGOLE SCRITTE VENT’ ANNI FA!!!!

  16. sacco piercarlo 14 Marzo 2013 at 22:29 -

    @Stefano:
    Sicuramente, pensare in piccolo è un vantaggio, per la parte agricola, per l’ industria invece no…
    anche perchè, l’ ebrezza di pensare in grande..è storia vissuta, e non è che sia andata molto bene..o sbaglio..
    Se avessimo piantato delle vigne, il reddito 2012 non era così…”per la parte agricola”
    Giusto!! c’è il marketing…chi lo fa? Chi lo paga ? e con che marchio si fa? è un gran casino.” poi ci sono altre cose che è meglio non dire”…
    In paritetica, questi problemi saltano sempre fuori…..e quindi diventa difficile fare dei progetti, che durino nel tempo, si vive un pò alla giornata…anzi no.. all’annata. la parola d’ordine è…ognuno pesi per se.. a volte si pensa, andando a votare.. che votando un personaggio piuttosto che un altro, le cose vadano meglio, invece no…vanno peggio
    Il problema sono i soldi che mancano..la crisi che si fa sentire.. un pò dappertutto e quindi è dura la vita..
    Comunque, se ha delle idee giuste…ce le faccia sapere…
    Saluti.

  17. Stefano 12 Marzo 2013 at 23:14 -

    Buona sera a tutti, mi scuso ma ho visto solo ora i post successivi, al di la delle varie considerazioni fatte sul caso Asti/ Zonin che come detto da qualcuno aveva trovato a suo tempo un accordo a mio parere sano e giusto per tutte le parti in campo invito tutti Voi ad andare in giro per il mondo, OGGI, a capire e vedere quelllo che è il mercato e come viene vissuta la nostra denominazione e tutti prodotti a base di uva Moscato prodotti nel mondo. Vi garantisco che trovereste delle sorprese incredibili e certe Vostre convinzioni perderebbero di verità e supporto. Siete sicuri che pensare in piccolo anche come zona di produzione sia giusto ed economicamente proficuo per tutta la filiera?? Siete sicuri che non tutelare il marchio e continuare ad affrontare il mercato col nome del vitigno sia la scelta giusta
    a salvaguardia dei vigneti anche di quelli dei Sorì!!! Vi ricordo che in Italia e nel mondo vengono già prodotte milioni di bottiglie di Moscato spumante!!!! Certo una nuova referenza, perché funzioni, deve avere dietro un supporto economico e di marketing importante!! Cosa che era successa vent’anni fa sull’Asti spumante da parte del comparto e delle singole aziende!!! purtroppo se oggi siamo in stallo è solo perché i prodotti non vengono supportati a livello di promozione e non mi riferisco alla sola pubblicità in TV!! il tanto sospirato BOOM del Moscato d’asti è arrivato grazie ad un rapper americano che ha inserito la parola Moscato all’interno di una canzone!!! Andate a farvi un giro per gli scaffali in America non solo quelli delle enoteche a NY ( città dove il consumo di Moscato d’asti è sempre stato irrisorio) e vedrete che mentre tre anni fa la categoria del moscato d’asti era presente con 10 etichette e prezzi al di sopra dei 10$ oggi le referenze sono limitate a 4/5 ed i prezzi di vendita sono in torno ai 8$. Ha ragione il Signor Bosco quando dice che ” ogni zona ha l’economia che si merita…..” andando avanti di questo passo perderemo tutti!!!
    Buon Asti a tutti.

  18. giovanni bosco 12 Marzo 2013 at 19:04 -

    @Luca hai capito tutto e poi parliamoci chiaro una sottozona come quella di “Canelli” che va da Calamadrana a Serralunga d’Alba con la possibilità di produtte oltre 40 milioni di bottiglie che credibiltà può avere?
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  19. Luca 12 Marzo 2013 at 15:37 -

    e invece per quanto riguarda il super asti, è vero che esiste il moscato di canelli, ma non è in versione spumante…..

  20. Luca 12 Marzo 2013 at 15:33 -

    @piercarlo: è vero, è il nostro prodotto e la nostra terra che fanno da chiave di volta per vincere i mercati…però proprio ciò che permette al consumatore di capire se sta per comprare un banale moscato o IL moscato è giusto quella parolina posta dopo il vitigno e cioè proprio asti… se un giorno non potessimo più utilizzarla cosa succederebbe? andremmo in giro per il mondo a vendere il nostro favoloso moscato e la gente lo ricondurrebbe ad un semplice moscato come tutti gli altri…molti anni e sacrifici ci vorrebbero prima che la gente cominci a capire che il moscato piemontese è diverso dagli altri (e secondo lo ricollegherebbe a questo punto ai brand che sapranno imporsi nei migliori dei casi o nelle forti private labels che ormai impazzano)…mentre ora il “sacrificio” sarebbe solo riconoscere asti come comune all’interno della zona ma vincolare in modo indissolubile a scopo di ricerca, nessuna azienda deve pensare di poter impiantare liberamente in asti, nessuno…secondo me questo sarebbe un bell’equilibrio che come il solito non accontenta nessuno, ma farebbe bene a tutti….

  21. sacco piercarlo 11 Marzo 2013 at 20:06 -

    @Luca:”Io comunque non rischierei…da 20 o 30 ettari possono diventare 800/1000 o forse anche di più….
    Io credo che non bisogna spaventarsi, da ipotetici ” spauracchi” i prodotti che arrivano altre parti non sono come i nostri..
    Le nocciole… al di la della denominazioni, è il prodotto che fa la differenza, è la terra che da i sapori e i profumi a prodotti
    agricoli , non ci sono da nessun’ altra parte.Quindi io da questo lato sono tranquillo..non bisogna farsi “infinocchiare”
    Si parla di super Asti…ma non c’è già anche il “Moscato di Canelli” a già un disciplinare di massimo 95 ql. ettaro
    quindi è già un espressione di territorio e qualità per tutti i produttori di bottiglie e anche di uva.

  22. Luca 11 Marzo 2013 at 13:19 -

    @bosco: proposta da avanzare al consiglio di amministrazione del consorzio… su questo mi trova totalmente d’accordo! potrebbe essere la soluzione a ciò che tanto desidera il nostro presidente marzagalli quando parla di un super asti…la risposta potrebbe essere un moscato asti spumante…

  23. giovanni bosco 11 Marzo 2013 at 10:59 -

    Lo sapevate che negli anni ’60 si vendeva più Moscato d’Asti Spumante (prezzo aggiornato a oggi Euro 8 a bottiglia) che di Asti Spumante? Il boom dell’Asti Spumante è solo frutto di una costosissima campagna pubblicitaria da parte del consorzio e delle Industrie dell’Asti Spumante.
    Oggi non c’è più trippa per i gatti e le vendite dell’Asti Spumante sono destinate ad un lento ma inesorabile ridimensionamento. il Moscato d’Asti Spumante, più facile dal vendere ed ad un prezzo maggiore, magari con il marchio dei Sorì, potrebbe essere una soluzione. “Ogni zona ha l’economia che si merita in base alla fantasia, l’intraprendenza e anche un pò di fortuna delle donne e degli uomini che ci abitano”
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì.

  24. Luca 11 Marzo 2013 at 08:04 -

    @sacco: però non ritiene una lezione da imparare quanto successo al caso tocai in firuli o per rimanere in piemonte ma in un altro settore, ciò che è successo alla tonda gentile delle langhe?
    sicuramente i numeri parlano di una leggere flessione dell’asti e del moscato, però io rischierei i 20-30 ettari( e che comuque devono assolutamente corrisponder eun pagamento dei diritti di impianto!!) per proteggere una denominazione che da sostegno a migliaia di famiglie e ad un indotto enorme. Come avevo già ricordato un pò di tempo fa su questo blog, vi inviterei a verificare come proprio in california nei dintorni della napa valley, esista una città che guarda caso si chiama asti…. non vorrei che qualcuno accorgendosi dell’opportunità cogliesse la palla al balzo e registrasse il marchio…e così noi avremmo da vendere non più 10000 ettari di asti bensì pari quantità di mosto aromatico… sigh…

  25. filippo 9 Marzo 2013 at 19:34 -

    E io ringrazio chi discute su questo blog che, come dicono eminenti esponenti del mondo del moscato, negli anni è diventato un punto di riferimento per informazione e discussione sempre civile… non è poco in un momento in cui si preferisce chi urla a chi parla e in molti, anche in questo settore, sono convinti che la ragione o il torto si trovino sempre e solo dalla parte avversa…

  26. sacco piercarlo 9 Marzo 2013 at 19:09 -

    24/25 commenti..L’asti e il moscato sono in forte flessione, ma su questo blog i numeri aumentano…
    Comunque….Sig. Luca; è andata bene cosi..siamo già abbastanza nei guai così…altro che 20 ettari, Asti 53° comune ecc…
    Non è vero che non si da vantaggi a nessuno…anzi. i circa 10 mila ettari esistenti, possono tirare un sospiro di sollievo
    visto l’andamento…quindi ci sono i vantaggi, non mi sembra poco…o sbaglio..
    E poi, adesso c’è il ” blocco degli impianti” allargando non si sa dove vai a finire. Bisogna tutelare quello che c’è.
    Qualche giorno fa,” su questo blog” mi sono dimenticato di ringraziare una persona…che è stata fondamentale per la questione ” Zonin” Asti ecc.. e se permetti ” Filippo” lo farei adesso.
    Voglio ringraziare.. anzi no.. i produttori di uva devono ringraziare Ivo Biancotto, ex sindaco di Coazzolo e la sua giunta..
    è grazie a lui che è partito il meccanismo…quindi grazie a Biancotto e Sacchetto..
    Saluti

  27. Luca 9 Marzo 2013 at 10:24 -

    mi sembra una bega sullo stile aprlamento italiano: per essere certi di non dare vantaggi a nessuno, si rischia di prenderlo in quel posto tutti…è un pò come il marito che becca la moglie a tradirlo e per ripicca si taglia gli zebedei…cioè, tagliamo corto: per la tutela del archio caro a TUTTI noi Asti deve necessariamente rientrare nella zona dell’asti, che cavolo di motivazione è quella che asti non è zona tradizionale per la coltivazione del moscato? chissenefrega, è l’unica via per garantire serenità al comparto ed essere certi di potersi difendere in caso di plagio, dunque avanti con asti come 53° comune!!
    …invece per sti maledetti 20 ettari, quoto una proposta avanzata dal consorzio un paio ormai di anni or sono (e che tra l’altro zonin avrebbe accetato): zonin li avrà, ma pagando una cifra al metro quadro pari al valore di mercato dei diritti di reimpianto (dunque avrebbe ai tempi sugli 800000 euro), poi si sarebbe dato blocco agli impianti senza possibilità di deroga ammettendo solamente un piccolo numero di ettari o sulle colline di portacomaro o su quelle di s. marzanotto a scopo puramente di ricerca in collaborazione con gli enti universitari ed il consorzio…
    non mi sembrava un’idea così malvagia… però come sempre gli individualismi (non solo degli imprenditori, ma anche delle associazioni che si sono intestardite senza sentire ragioni e senza ragionare un minimo sul rapporto costi-benefici<!!!!!!) hanno avuto più importanza del bene comune di tutti noi

  28. filippo 4 Marzo 2013 at 17:05 -

    Spero, Giovanni, che il tuo ottimismo sia ben riposto…

  29. giovanni bosco 4 Marzo 2013 at 15:52 -

    @ Filippo.Venerdì a Canelli ne mancava solo una, i rappresentanti delle altre erano tutti presenti e nessuno si è espresso a favore della famosa azienda di Portocomaro stazione: Ho visto e salutato Assomoscato (Presidente e Consiglio Direttivo) Vignaioli Piemontesi (Direttore) Moscatellum (Presidente e Consiglieri) Sinergia e Territorio (Consiglieri Importanti) Coldiretti (Presidente sez.Asti) Cia (funzionario sez.Cuneo) Consorzio dell’Asti Spumante (Presidente, Vicepresidente e Direttore) Associazione Comuni del Moscato (Vicepresidente e vari sindaci tra i quali anche il sindaco di Asti), Produttori Moscato di Canelli (Consiglieri Importanti). Non ho visto i rappresentanti importanti di Confagrimoscato (Confagricoltura)…Vederli,e forse è la prima volta, uniti nelle idee per me è stato un buon segnale.
    Buon Moscato d’Asti..dei Sorì

  30. filippo 4 Marzo 2013 at 14:10 -

    @Giovanni: … bastava che qualche ministro non avesse firmato una stupidata, cosa che ai ministri italiani, politici o tecnici, capita un po’ troppo spesso… quanto all’unità del mondo del Moscato piemontese, mi permetto di avanzare qualche perplessità… oltre ad Assomoscato, la sezione Moscato di Vignaioli Piemontesi, ci sono molte altre sigle che si pregiano di rappresentare vignaioli e produttori: da Moscatellum a Sinergia e Territorio, da Confagrimoscato (Confagricoltura) ai Produttori del Moscato Canelli, senza contare le altre associazioni di categoria come Coldiretti (oggi molto vicino a Assomoscato) e Cia, spesso a metà tra Confagricoltura e Coldiretti… Si dirà che il moltiplicarsi di sigle è un sintomo di democraticità e apertura… verissimo, a questo, però, bisogna aggiungere la dialettica interna, non sempre, per fortuna, convergente. Ci andrei, quindi, piano a parlare di unità del Moscato. Più prudentemente ci possono essere identità di vedute sui temi più strategici per il settore. Sempre che ci si intenda su quali siano…

  31. giovanni bosco 4 Marzo 2013 at 11:33 -

    …bastava che qualcuno non avesse firmato una lettera con una errata dichiarazione(!!!!!) e tutto questo supplemento di sputtanamento non ci sarebbe stato. Qualcosa però è servito. Ne abbiamo avuto la prova Venerdì a Canelli. Il mondo del Moscato è finalmente unito…..Non tutti i mali vengono per nuocere…A proposito Santa Vittoria d’Alba e Serralunga sono state inserite nella Docg prima che nascessero il Cobas.
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  32. filippo 3 Marzo 2013 at 18:18 -

    Sauro, lei continua a sostenere il diritto di difendere un territorio che io non ho mai messo in discussione. Cercherò di essere chiaro: non contesto il diritto di difendere un territorio, contesto il modo in cui questo è stato fatto. Carte bollare e tribunali erano davvero l’unica maniera possibile? Secondo chi ha promosso cause e pagato avvocati sì. Secondo me no. Mi sembra un concetto abbastanza chiaro da non avere bisogano di altre spiegazioni. Quanto a come le docg (e altre denominazioni italiane) difendono i territori la inviterei a informarsi su quello che è accaduto per il Prosecco e il Tokaj. Potrebbe essere istruttivo, per lei, sempre che abbia voglia di farlo. Per quanto riguarda Santa Vittoria e Serralunga il suo tentativo di risposta è insufficiente… e, secondo le mie informazioni, all’epoca, come dice lei, non solo si evitò di andare per carte bollate ma si consentì ad aziende importanti di vantare vigneti in aree che, in apparenza, col moscato non c’entrano… esattamente la stessa cosa che oggi viene rimproverata a Zonin che, per la cronaca, non è l’unico responsabile del “casino”… il decreto che ammetteva Asti nell’area di produzione non se l’è firmato da solo l’industriale di Gambellara, ma un ministro, Paolo De Castro, del Governo Prodi, a pochi giorni dalla chiusura del mandato. Lo stesso ha fatto, pochi mesi fa, un altro ministro, Mario Catania (dirigente del Minagr e poi candidato in lista Udc-Monti e non eletto), in analoghe circostanze amministrativo-governative. In entrambe i casi c’è voluto un Tar per dirimere una vicenda ancora lontana da essere conclusa. Scusi, ma proprio non riesco a gioire di come stanno andando avanti le cose… se poi aggiungiamo che moscato e soprattutto Asti stanno segnando il passo, se non arretrando, nelle vendite, beh allora forse dovremmo cominciare a preoccuparci di altre questioni per esempio del perché il mercato italiano è in profondo rosso, del come non riusciamo, noi italiani, a promuovere a casa nostra Asti e Moscato, del perché il Prosecco sta andando avanti senza troppi litigi, del perché se vado ad Asti o ad Alba a fine pasto non mi consigliano mai un’Asti e, raramente, un Moscato… ecco se diventiamo “grandi” magari parliamo di ‘ste cose…

  33. Sauro 3 Marzo 2013 at 17:56 -

    Penso che a nessuno faccia piacere litigare,penso però che non bisogna rassegnarsi a subire l’arroganza di chi pretende di infischiarsene delle regole. Non penso che difendere i propri diritti faccia fare brutta figura,anzi,ritengo sia una garanzia anche per il consumatore finale,del resto il senso di una docg non è forse garantire che un prodotto provenga da un determinato territorio?
    E se questo territorio viene allargato solo per favorire un’azienda che senso ha?
    Per quanto riguarda Santa Vittoria e Serralunga che dire….probabilmente all’epoca è stata scelta la strada del dialogo invece che quella delle carte bollate….

  34. filippo 3 Marzo 2013 at 14:41 -

    Concordo con lei, Sauro, su un solo punto: lei non ha compreso il senso del mio post. Non ho mai detto che ha ragione Zonin. Ho detto che, a mio parere, la questione è stata gestita male, anche da chi ha preferito le carte bollate al dialogo che era stato avviato e poi bruscamente interrotto. Il perché ancora non si sa. E dico questo proprio perché mi rendo conto perfettamente che la docg è l’unica cosa che permette ai vignaioli di incassare molto, ma molto di più di altri colleghi che non hanno la fortuna di coltivare moscato per Asti e Moscato. Ora non so se sia il caso di fare un monumento al sindaco di Coazzolo, il cui Comune, tra l’altro tra poco potrebbe non esistere più, ma so perfettamente che questa vicenda ci ha fatto fare una brutta figura a livello nazionale e internazionale. Qualcuno dirà che è colpa di Zonin e di quelli che hanno in qualche modo appoggiato la sua richiesta, altri che è colpa del comportamento integralista di Assomoscato, altri ancora di quello ondivago del Consorzio dell’Asti. Io mi limito a dire che, come sempre (e la cronaca politica di questi giorni ne è la dimostrazione), gli italiani (e i piemontesi in particolare) si dividono su tutto per puro spirito di bagarre, perfino quando le cose vanno bene. Ora Assomoscato e le organizzazioni che l’appoggiano, giustamente, celebrano la propria vittoria. Zonin, che nel frattempo ha piazzato uno dei suoi anche al vertice della Uiv, ha già annuciato ricorso al Consiglio di Stato. I vignaioli a questo punto, giustamente, resisteranno. E non è escluso che poi ci sarà un ricorso alla Corte Europea… le sembra che questo sia il modo giusto di gestire la questione moscato? A me, mi scusi, proprio no. Infine un’osservazione: nella zona di produzione del moscato a 52 Comuni ci sono anche due enclaves particolari e storiche, quella di Santa Vittoria d’Alba e di Serralunga d’Alba, molto distanti geograficamente dall’area agglomerata. Quali legami storico-agrarie collegano queste zone con il moscato? Lì quella coltivazione era tradizionale o le aree sono state inserite solo perché vi insistevano aziende importanti e strategiche per la filiera?

  35. Sauro 3 Marzo 2013 at 13:32 -

    Mi scusi ma non comprendo il senso del suo articolo:lei sostiene che bisogna lasciare da parte le carte bollate,le liti,ecc.
    Ma noi contadini eravamo tranquilli a casa nostra a coltivare le nostre vigne e arriva questo tizio che,infischiandosene delle regole,pretende di allargare la zona.
    Cosa avremmo dovuto fare secondo lei?Tacere e lasciare correre?Ma si rende conto che questa DOCG è l’unica cosa che dà valore al nostro lavoro?Si rende conto che se fosse passata la volontà dell’azienda Zonin ora,proprio per la legge Europea che stabilisce che debba esserci omogeneità nella composizione del terreno,i venti ettari di Zonin sarebbero serviti da grimaldello per ampliare la zona dell’Asti a tutte quelle terre di composizione uguale a quella di Portacomaro?
    Io penso che il mondo dell’Asti debba fare un monumento al sindaco di Coazzolo e ricordarsi di chi lo ha sempre osteggiato e,ora che la magistratura ha fatto chiarezza,pretende di assumersi meriti che non ha.

  36. Stefano 24 Febbraio 2013 at 17:51 -

    Bene allora una delle prossime riunioni parteciperò di sicuro anche solo x ascoltare!.
    Grazie dell’invito.

  37. giovanni bosco 24 Febbraio 2013 at 11:17 -

    @ Stefano. Sono quarant’anni che propongo, discuto, sollecito.Le assemblee del CTM sono sempre aperte a tutti e presto ne faremo una per le elezioni del nuovo Consiglio Direttivo.
    Come ben saprà il CTM non è un Sindacato per questo ci sono Coldiretti, Cia, Confagricoltura, non è un’Associazione di categoria per questo ci sono Assomoscato, Confagrimoscato, Vignaioli Piemontesi, A.P.U.M.,Moscatellum e Sinergia e Territorio, ma è semplicemente un “movimento d’opinione” dove tutti(contadini, industriali,commercianti,artigiani, professionisti, operai, impiegati…) possono partecipare ed esprimere le proprie opinioni, le proprie proposte, le proprie iniziative e se poi uno vuol diventare del CTM bastano 5 euro…
    Buon Moscato d’Asti..dei Sorì

  38. Stefano 23 Febbraio 2013 at 19:32 -

    @ Giovanni, non sono necessari ulteriori commenti sul dibattito inerente al nome “Asti”, perché Filippo ha già espresso in maniera piu che esauriente quello che è anche il mio pensiero. Voglio solo aggiungere che secondo me è proprio sul fronte dei nomi di vitigno che siamo poco convincenti, in quanto gli stessi nomi “Moscato” “Barbera” ” Dolcetto” ” Brachetto” ” Nebbiolo” etc, sono un patrimonio che, volendo, appartiene al Mondo intero! (Si veda Moscato in Emilia Romagna, Veneto, California e via dicendo). Sono completamente in disaccordo sulla tua proposta (che nel mondo di oggi non tutela neanche i Sorì) e mi piacerebbe vedere molti piu giovani come me interessarsi a questi problemi e dibattere su questi quesiti, perché con tutto il rispetto per il lavoro che hai svolto fino ad ora, siamo noi giovani oggi a dover pensare al futuro delle nostre vigne e delle nostre famiglie. Sarebbe auspicabile un’apertura in questo senso e, perché no, un incontro con il CTM in cui coinvolgere anche giovani che possono avere idee diverse! Buon Asti ” Spumante” e “frizzante” a tutti!

  39. filippo 23 Febbraio 2013 at 18:03 -

    Se per quetso non esiste neppure un vitigno chiamato Champagne… comunque non sono d’accordo con quello che sostieni. L’Ue, secondo le informazioni che ho io da fonti molto attendibili, sta andando verso una legislazione che tuteli i vini con riferimenti geografici reeali, menre il nome di vitigni che possono essere coltivati in tutto il mondo sarebbe percepito come un protezionismo da osteggaire e, di più, da cancellare. Mi rendo conto che questo tema riguarda anche la querelle Asti di Asti che, qui, non ho intenzione di trattare. Voglio solo ribadire il mio “attenzione”. A Bruxelles non ci sono né italiani né piemontesi che decidono sui destini della filiera vino. Le loro decisioni potrebbe essere molto diverse da quello che ci attendiamo… tutto qui…

  40. giovanni bosco 23 Febbraio 2013 at 17:47 -

    @Filippo.Come sempre debbo chiarire le mie affermazioni che per essere sintetiche qualche volta inducono ad una errata interpretazione. Credo che anche un bambino delle scuole materne sa che Asti non è un nome di fantasia, ma,e tu l’hai capito benissimo, non esiste un vitigno di nome Asti, quindi per vendere questo prodotto ci deve essere una costante promozione del nome di fantasia “Asti” o “Asti spumante”. Ci vogliono,quindi, tantissimi euro per sostenere in ogni parte del mondo questo marchio. Euro che sono sempre meno reperibili (chiedere al Consorzio dell’Asti con quante scuse non si vuole più partecipare alla spesa collettiva per la promozione).
    La parola Moscato invece è conosciuta in tutto il mondo tantè che attualmente si vendono nel mondo circa 2 miliardi di bottiglie di questo prodotto. Il mio sogno sono 50 milioni di bottiglie di Asti Spumante e altrettante di Moscato d’Asti nelle due versioni tappo raso e spumante. Di questi 50 milioni, 10 milioni con il marchio “Sorì” con le uve provenienti da quei 1000 ettari con pendenze oltre il 40% che già esistevano centocinquantanni fa quando Carlo Gancia con “fantasia” e “intraprendenza” inventò l’Asti Spumante”: Le uve di questi storici vigneti dovranno essere pagate almeno il 50% in più delle altre. Questa seconda parte del progetto “Sorì, il sorriso dei vigneti del Moscato d’Asti” lo presenterò alla riunione dei proprietari dei sorì che presto sarà organizzata dalla Commissione Qualità Moscato.
    Ogni zona ha l’economia che si merita in base alla fantasia, l’intraprendenza e anche un pò di fortuna delle donne e degli uomini che ci abitano…se poi qualcuno vorrà sapere il perchè dagli anni ’90 non si produce più il Moscato d’Asti Spumante sono a completa disposizione con dei documenti rarissimi.
    Buon Moscato d’Asti…dei Sorì

  41. filippo 23 Febbraio 2013 at 16:46 -

    Intervengo per una precisazione: Asti non è un nome di fantasia. Su questo non si discute. Altrimenti Vittorio Alfieri, Paolo Conte e Giorgio Faletti dove diamine sarebbero nati? In campo vinicolo individua: per alcuni la città capoluogo di una provincia che esiste ancora, per altri la stessa provincia. Punto. Quanto all’aggettivo “spumante” è consentito dal disciplinare che prevede anche solo “Asti”. Che non mi risulta sia opera di fantasia. Infine un paio di considerazioni strettamente personali: anche io, come Stefano, ho perplessità sull’ingresso, come paventa Giovanni Bosco, di una nuova tipologia il MoscaTo d’Asti spumante. A mio parere confonderebbe le idee e basta. Illustri esperti del mondo enologico dicono che il Piemonte dovrebbe sfoltire doc e docg e il moscato che fa? ne aggiunge una, oltretutto in concorrenza esplicita con un’altra. Beh, sarebbe quanto meno bizzarro. Pochi giorni ho dovuto correggere una collega giornalista francese, espertissima di champagne ma meno di vini italiani, che scriveva come la differenza tra “tappo raso” e spumante docg sia che il primo è più buono del secondo. Se anche gli stranieri “addetti” ai lavori fanno di questi errori è lapalissiano come si debba laborare e molto per valorizzare le due tipologie di Asti docg, spumante e non. Quanto alle previsioni personalmente mi auguro che Asti e Moscato docg crescano insieme, in settori diversi, e magari supportandosi a vicenda. È quello che spero. Sempre per questi colline, ovviamente. Io resto, a mio modo di vedere, sono incrostazioni travestite da tradizioni che vanno eliminate. Sempre che si voglia crescere un po’, intendo anche culturalmente e sono solo in termini di vendite e reddito.
    Buon Asti e buon Moscato… dei sorì e di tutta la zona (anche non “soridente”) che da anni di moscato vive e vorrebbe continuare a vivere.

  42. giovanni bosco 23 Febbraio 2013 at 09:54 -

    @Stefano mi spiace contraddirla ma fra dieci anni di Asti Spumante (essendo un nome di fantasia) non se ne venderanno più di 50 milioni di bottiglie e se il resto non è Moscato d’Asti nelle due versioni sarà dura per queste colline e per gli abitanti della zona, soprattutto per voi giovani.
    Buon Moscato d’Asti..dei Sorì

  43. Stefano 22 Febbraio 2013 at 20:19 -

    Ben venga anche il moscato d’asti spumante! così il consumatore sarà ancora una volta confuso da un nome e un vino che purtroppo non è tutelabile a livello internazionale!! Buon Asti docg!!

  44. sacco piercarlo 22 Febbraio 2013 at 13:02 -

    Sono… soddisfatto del risultato…mi auguro sia finita!!!
    L’importante è che la zona rimanga così com’è….per adesso, poi si vedrà..
    Visto che le vendite non sono poi un gran che….è meglio tenere il vigneto vecchio, invece di allargare la zona, ” anche se qualcuno diceva che il vigneto era vecchio..e che non produce più.”
    “tutte balle” il vigneto moscato, è in gran forma.. “una fa fina tropa”
    Bisogna salvaguardare il reddito, la vita è cara… la vigna deve stare così.
    Se per caso l’anno scorso, o due anni fa, si fosse allargata la zona. adesso dove eravamo?
    Un grazie particolare, secondo me, va all’assessore Claudio Sacchetto che è stato in grado di gestire al meglio la situazione, non so se ci fosse stato qualcun’ altro in regione “senza fare nomi” le cose andavano così…..non lo so.
    Saluti.

  45. giovanni bosco 22 Febbraio 2013 at 09:46 -

    Vicenda Asti nella docg. Dopo De Castro, Giovanni Satragno batte anche Catania. Risultato finale Produttori Moscato- Governo Italiano 2 -0. Il resto è tutto”novantesimo minuto”. @ Luca e Stefano.
    Ogni zona ha l’economia che si merita in base alla fantasia, l’intraprendenza e anche un pò di fortuna delle donne e degli uomi che ci vivono.@ Stefano le stradine che citi Tu mi venivano citate negli anni ’80 quando proponevo di abbinare all’Asti Spumante anche il Moscato d’Asti, oggi se non ci fossero i 25 milioni di bottiglie di Moscato d’Asti saremo a 80 q.li x ettaro.Presto noi del CTM usciremo con un’altra “stradina” che Ti voglio anticipare il “Moscato d’Asti spumante” come si produceva negli ’60 ed io giravo per l’italia a venderlo.
    Buon Moscato d’Asti

  46. Stefano 21 Febbraio 2013 at 19:52 -

    Allora anche io mi permetto di darti del tu. Conosco bene questo progetto e so che è partito dal Presidente Bosco ma ti ricordo che il tutto è sempre fatto con la benedizione del sistema Moscato nella sua totalità!!! È giusto valorizzare le diverse eccellenze del prodotto, sia dal punto di vista tecnico come anche dal punto di vista del marketing ma stiamo attenti a non intraprendere tante piccole stradine stradine di campagna, allontanandosi sempre di più dalla statale che ci ha portato fino qui, cioè l’Asti docg, perché questo è cque ancora oggi il prodotto che fa stare in piedi tutta la filiera!! anche i Sori!!!!

  47. luca vola 21 Febbraio 2013 at 08:32 -

    stefano (scusa se ti do del tu pur non conoscendoti), è in cantiere un progetto per la valorizzazione dei Sorì che dovrebbe portare portare maggior reddito a chi conduce questi vigneti eroici e alla creazione di un marchio, quello dei Sorì appunto, per promuovere un prodotto di eccellenza. questo progetto ti assicuro che non è partito dall’industria (giovanni bosco dice che non è bello chiamarle case spumantiere) ma dal CTM e dal suo presidente giovanni bosco, un movimento d’opinione composto da contadini e chiunque abbia a cuore il territorio del moscato. è per questo che ho detto che siamo i contadini dei Sorì (sorriso) e spero non più quelli dei surì (sudore).

  48. Stefano 21 Febbraio 2013 at 07:12 -

    “Contadini dei Sori” ma che in ogni caso conferiscono le uve, anche dei “Sori” alle aziende Spumantiere che devono cercare di vendere il prodotto ottenuto in un mercato globale sempre più agguerrito e che in questo momento vede, la nostra denominazione perdente sia dal punto di vista della tipologia di prodotto che dal punto di vista commercile!
    Sarebbe meglio riflettere di più, tutti!!!!

  49. luca vola 20 Febbraio 2013 at 19:34 -

    dici bene..il Bene Comune: proprio in riferimento a questo io comincio con il ringraziare la Produttori Moscato d’Asti, che è stata in prima linea nella difesa dai contadini da un vero e proprio Sopruso. perpetuando la tua metafora calcistica, con cui nutro poche affinità, perchè anche se siamo nel paese dove Balotelli è in grado di spostare migliaia di voti io ritengo la questione un pò più importante di una partita di calcio, non mi interessa se adesso qualcuno guarderà al dito che indica la luna, l’importante è il risultato. sono sicuro che i “vincitori” saranno ben felici di mettersi a trattare con l’altra parte (a patto che si rispettino le regole) per risolvere una questione che si trascina da troppi anni e in cui si sono persi molti soldi.
    mi spiace che nella stanza dei bottoni se ne “impippino” di queste beghe da cortile, perchè noi contadini non siamo una bega ma una realtà viva e definita. so bene che al potere non interessano molto i sottoposti, il “popolino”, ma, volenti o meno, le prossime elezioni politiche dimostreranno che il popolo c’è e ha voce in capitolo. hai ragione filippo, abbiamo quello che ci meritiamo. infatti Noi siamo i contadini della vittoria contro Zonin e siamo i Contadini dei SORì; e i potentini, quelli da Azzeccagarbugli, mi auguro per loro che non finiscano come Mazzarò, ammazzando le loro galline inseguiti non tanto dalla paura di morire senza potersi portare dietro la “roba”, ma privati dalle loro ciniche ambizioni di potere da una ridestata coscienza contadina.

  50. Adriano Salvi 19 Febbraio 2013 at 11:15 -

    Non entro più nel merito questa vicenda che ci sta facendo fare una pessima figura come Piemonte vinicolo e Asti docg in particolare. Quasi conteporaneamente Domenico Zonin è stato eletto presidente dell=Unione Italiana Vini…..come a dire…..nelle stanze dei bottoni di queste beghe da cortile se ne impippano….

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