Angelo Gaja interviene su alcuni temi caldi del mondo del vino. Cosette come alcol, soldi e zucchero. E lo fa con una lettera pubblicata dal Corriere Vinicolo che aveva riportato alcune interviste su vari temi.Nel testo, che Gaja ha diffuso oggi, 14 gennaio 2011, anche agli altri media, ce n’è per tutti.
Con il consueto stile sintetico e chiaro (che giornalista sarebbe diventato signor Angelo!) il guru del vino piemontese, figura di riferimento nel panorama enologico italiano, sembra togliersi qualche sassolino dalle scarpe, bacchettando sulle dita gente come Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini e piemontese come lui; Maurizio Gardini, alla guida di Fedagri-Confcooperative e Sergio Marini, il telegenico (e un po’ sovraesposto per la verità) presidente nazionale di Coldiretti.
Ecco il testo della lettera di Angelo Gaja.
«Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini, sostiene che “il consumo del vino, degli aperitivi, dei liquori, dei distillati è parte di quel patrimonio di conoscenza, cultura, tradizione, collegabile allo stile mediterraneo”. Si corre il rischio di fare confusione: non soltanto tra dieta mediterranea e stile mediterraneo, ma anche tra alcool ed alcool. Solamente il vino ha profonda valenza culturale ed è parte integrante della dieta mediterranea. L’alcol contenuto nel vino, da 9.000 anni ininterrottamente e con le stesse precise identiche modalità, si forma ad opera dei fermenti secondo processo biologico e naturale. Non vale altrettanto per l’alcol degli aperitivi, distillati, liquori, soft drink. E’ una differenza profonda e sostanziale che non si può continuare ad ignorare.
Maurizio Gardini, presidente Fedagri-Cofcooperative, sostiene che “non vogliamo la riduzione delle tasse ma il miglioramento dei servizi che paghiamo”. La richiesta è doppiamente di buon senso. Gli imprenditori che non ricevono sussidi e pagano per intero le tasse facciano anch’essi le loro richieste. Sostiene che “diffidiamo invece da quelle che definiamo politiche di sussistenza come la vendemmia verde che premia chi distrugge la produzione già in campo e che può portare i produttori a distruggere i vigneti”. La vendemmia verde, attuata per la prima volta nel 2010, ha reso consapevoli i viticoltori della destinazione dell’uva. Produrre per distruggere offende la loro dignità. E’ il segno positivo di una ritrovata moralità dopo che per oltre 30 anni gli amministratori di una parte delle cantine sociali italiane avevano mandato alla distillazione/ distruzione centinaia di milioni di ettolitri di vino senza che la loro dignità ne fosse offesa.
Sergio Marini, presidente Coldiretti, sostiene che “si debba riaprire il negoziato al fine di rimettere in discussione la pratica dello zuccheraggio”. L’OCM vino, dopo lungo negoziato, ha introdotto misure atte a riequilibrare il mercato del vino. Non fu possibile allora eliminare la pratica dell’arricchimento (zuccheraggio, mosto concentrato rettificato) che costituisce la causa prima della sovrapproduzione di uva, incoraggiandola, esasperandola, dando la certezza che sarà poi possibile correggere in cantina le carenze imputabili ad una viticoltura di rapina. Aveva visto giusto Bruxelles nel volere contrastare la sovrapproduzione perché questa costituisce la piaga che deprime il prezzo dell’uva ed abbatte il reddito dei viticoltori. Riaprire il negoziato in favore del MCR è una causa persa, nasconde sicuramente altri obiettivi. L’Italia si faccia invece paladina di un atteggiamento virtuoso: riconosca senza esitazioni la praticità e la bontà della pratica dello zuccheraggio, ma chieda che in Europa essa venga tassata e che i proventi vengano destinati all’educazione ed alla diffusione del corretto consumo del vino presso le nuove generazioni».
Insomma Gaja, come si dice, ha avuto una parola buona per tutti, senza, se vogliamo dirla tutta, dire cose stratosferische, ma alla fine si sa che a far rumore spesso sono le cose che stanno sotto gli occhi di tutti. Poi se a dirle è monsù Barbaresco allora acquistano più spessore
Ecco perciò che fare distinzione tra alcol del vino e superalcolici è sacrosanto quanto scontato. Bisognerebbe, però, spiegarlo ai funzionari ministeriali e magari promuovere una ricerca che progetti alcoltest ad hoc e, già che ci sono, a prova di contestazione visto che da più parti stanno crescendo voci, non ancora smentite in modo ufficiale, sull’inattendibilità dei misuratori in dotazione alle Forze di Polizia.
I soldi sono sempre un argomento spinoso. Gaja, insieme a ad altri colleghi che a differenza di lui commentano queste cose solo al bar, ha avuto il merito di rinfacciare al sistema della cooperazione, sempre a caccia di aiuti pubblici, gli errori del passato, beccandosi rimbrotti a muso duro dai diretti interessati. Magari un po’ di ragione l’Angelo ce l’ha, anche se sarebbe interessante verificare se pure nel sistema dei “singoli” ci siano stati eventuali furbetti che hanno approfittato dei soldi pubblici. Però ora è il caso di aiutare il sistema cooperativo a migliorarsi. Sennò che ne facciamo della enocooperazione italiana che qualche anno fa in Piemonte ha contribuito a smaltire il vino (Barbera?!) in eccesso? La buttiamo in discarica? Dietro ci sono decine di migliaia di viticoltori. Far pagare loro le colpe di manager inadeguati non è giusto.
Infine lo zuccheraggio. Condivisibile il pensiero di Gaja che l’Italia porti avanti la bandiera degli zuccheri naturali. Ma è purtroppo utopica l’idea di tassare i produttori di quei paesi in cui l’aggiunta di zucchero nel vino è ammessa. Dovremmo aspettarci che il resto d’europa ci imponga una tassa sul cacao naturale usato per il cioccolato italiano.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Marini è il rappresentante della più grande associazione di cooperative alternativa a Federcooperative. La sua richiesta sullo zuccheraggio è solo un modo per cercare di rimediare alla fine degli aiuti per l’uso di MCR che l’OCM vino prevede dal 2012. Fa interessi di bottega travestiti da sindacalista. Non è diverso da De Castro, a parte l’appartenenza politica.
Lo zuccheraggio, peraltro, nella zona A (dalla Mosella in su) è pratica ultracentenaria che ha contribuito anche a salvare viticolture eroiche. NOn la si tassi, ma si stabiliscano obblighi più restrittivi degli attuali, ad esempio un tenore alcolico volumico naturale di partenza pari a 9,5%, con obbligo di analisi delle uve prima della vendemmia per potere utilizzare legalmente lo zucchero. Insomma, si coniughi una tradizione che ha senso con la filosofia dell’OCM: meno vino, meno “aiutato”, più buono, più venduto.
E soprattutto, questo sì, si dica che la Francia non può autorizzare lo zuccheraggio con una semplice comunicazione alla Commissione UE anche nei départements mediterranei, caldi quanto e spesso di più della fascia produttiva italiana a nord di Roma. Perché è un insulto all’intelligenza.
Gaja il più delle volte, pur condendole di quella dose di provocazione che un personaggio con la sua storia E LE SUE CAPACITà CHE NESSUNO PUò METTERE IN DUBBIO, può permettersi, afferma verità difficilmente contestabili e spesso “scomode” al punto da essere quasi del tutto o totalmente ignorate dai media e dai produttori vinicoli e di bevande alcoliche in genere (non dimentichiamo mai però che certe birre più o meno artigianali oggi molto di moda sono “strong” dal punto di vista alcolico e soprattutto per la lenta assimilazione da parte del fegato, più di molti vini che ormai tendono ad abbassare il grado…vedi Già di Fontanafredda ed altri molti consimili spuntati come funghi ultimamente. Gli argomenti di Gaja sono complessi e lunghi da analizzare criticamente, certo è che se si continua a perorare la quantità rispetto alla quantità, zuccheraggio o no, non si va da nessuna parte. Probabile che le “rampogne” di Gaja finiscano presto nel dimenticatoio e che il mondo del vino continui a navigare a vista come sta facendo da troppo tempo e speriamo che non vada a sbattere dell’iceberg del Titanic.
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