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I Paesaggi Vitivinicoli Tipici del Piemonte candidati a Patrimonio dell’Umanità. Conti (Provincia di Asti): «Carte in regola per avere l’ok»
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I Paesaggi Vitivinicoli Tipici del Piemonte candidati a Patrimonio dell’Umanità. Conti (Provincia di Asti): «Carte in regola per avere l’ok»

090527celleUBE012Molti avranno notato come sia sul sito www.saporidelpiemonte.it che sul blog collegato, da alcune settimane è comparso un banner che promuove il progetto di candidatura dei paesaggi vitivinicoli piemontesi a patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco.

Su questo tema Sdp ha intervistato in esclusiva Annalisa Conti, assessore della Provincia di Asti e per questo ente responsabile del progetto Unesco.

Dunque assessore cos’è il progetto e qual è lo stato dell’arte?

«Il progetto supporta la candidatura a Patrimonio dell’Umanità dei paesaggi vitivinicoli piemontesi come area unica e originale sotto diversi profili: dal paesaggio naturale a quello architettonico (un tassello del progetto sono anche le cantine storiche di Canelli, le cosiddette cattedrali sotterranee ndr), dalle coltivazioni di pregio alle tradizioni enogastronomiche e culturali. Ed è la prima volta che l’Italia propone questa candidatura nella sezione paesaggi culturali dell’Unesco. L’iter è portato avanti dalle tre Province coinvolte, oltre ad Asti ci sono Alessandria e Cuneo, con l’appoggio e la collaborazione fattiva della Regione Piemonte e del Ministero. In questo momento, dopo vari sopralluoghi e riunioni, siamo in procinto di consegnare tutta la documentazione al Ministero il quale dovrà compiere le sue osservazioni. Con le dovute correzioni il prossimo anno la candidatura sarà trasmessa all’Unesco che nel 2011 dovrà esprimersi sull’accettazione o meno»

La verità: abbiamo possibilità concrete entrare nella lista?

«Rispondo con una sensazione personale. Qualche giorno fa, presenziando all’avvio della joint venture tra la cantina sociale di Canelli e una multinazionale olandese leder nella commercializzazione di vini, ho sentito un top manager olandese, abituato alla concretezza dei numeri, lodare pubblicamente e con parole entusiastiche i nostri paesaggi, le colline coperte di vigneti, i colori e i profumi autunnali della nostra zona. Ecco, in quel momento ho pensato che sì, abbiamo molte chances che i nostri paesaggi vitivinicoli diventino patrimonio dell’Umanità. Certo, dobbiamo giocare bene le nostre carte, meritarci il titolo e poi saperlo mantenere»

Ma esattamente che cosa vuol dire entrare nel novero del World Heritage?Insomma i paesaggi vitivinicoli e il Piemonte cosa ci “guadagnano” dal diventare Patrimonio dell’Umanità?

«Intanto si tratterrebbe di un salto d’immagine incommensurabile per tutta la nostra area. Inoltre i paesaggi vitivinicoli piemontesi entrerebbero in un circuito turistico-culturale senza pari, con ricadute economiche importanti a cui, però, deve corrispondere un adeguato sviluppo di strutture ricettive. In un periodo di recessione non è poco».

C’è uno step immediato a cui il progetto deve fare riferimento?

«La condivisione pubblica. I protocolli Unesco sono molto chiari su questo punto: tutti i patrimoni dell’Umanità devono nascere da iniziative conosciute e condivise dalla gente che vive sul territorio interessato alla candidatura. In queste settimane la Regione Piemonte avvierà una campagna di comunicazione e promozione la cui prima uscita sarà il convegno del 13 dicembre (Sdp ne ha già dato notizia ndr) a Nizza Monferrato. Ci saranno esperti e amministratori a relazionare sullo stato dell’arte del progetto. Ma è prevista anche la presenza di associazioni locali che presenteranno alla gente i articolari della candidatura. Sarà il primo passo per coinvolgere i cittadini in quello che crediamo possa diventare un trampolino di lancio per una grande parte del Sud Piemonte».

Esistono, tuttavia, concorrenti temibili. Uno per tutti: la candidatura, che non si sa ancora se sarà contemporanea a quella dei Paesaggi Vitivinicoli piemontesi, dell’area della Champagne. I rivali di sempre, questi cugini francesi. E non solo in campo vinicolo. Ma se il Piemonte e l’Italia sapranno credere nelle proprie possibilità – che sono al 100%, scrollandosi di dosso beceri provincialismi e bizantinismi superati, non ci saranno ostacoli ad impedire l’ingresso nell’esclusivo club del World Heritage.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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