
Una burocrazia che vessa le imprese agricole, più attenzione da parte del Governo al settore dei piccoli e medi agro-imprenditori e una spinta al consumo dei prodotti agricoli in Italia e all’estero. Temi non da poco quelli affrontati nel forum promosso da Confagricoltura Asti venerdì 20 maggio, a Costigliole d’Asti. Location il teatro comunale. Sul palco, stimolati da Francesco Giaquinta, direttore della filiale astigiana dell’associazione professionale che raggruppa il popolo delle partite iva “verdi”, Roberto Rosso, piemontese, da Trino Vercellese, fresco di nomina a sottosegretario del Mipaf, il Ministero per le Politiche agricole e forestali; l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto; il suo omologo astigiano, Fulvio Brusa, insieme al vicepresidente nazionale di Confagricoltura, Ezio Veggia e al presidente astigiano, Massimo Forno.
Tra il pubblico (teatro quasi al completo) molti “attori” della filiera, come il presidente del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti, Paolo Ricagno; Romano Dogliotti, produttore vinicolo e griffe del Moscato, responsbaile della sezione Moscato per il Consorzio di tutela; e alcuni parlamentari astigiani: Massimo Fiorio del Pd e Sebastiano Fogliato (Lega Nord) della Commissione Agricoltura della Camera, insieme al neo deputato Roberto Marmo, anche presidente della Cantina Sociale di Canelli.
Per quanto riguarda il forum, durato tre ore, sono stati innumerevoli gli argomenti toccati. Tutti riconducibili ad un solo tema: la burocrazia che strangola le imprese agricolte, soprattutto quelle medio-piccole che, come hanno ricordato più volte Giaquinta e Forno, per assolvere a oneri spesso inutili impegnano ingenti risorse materiali e umane.
La parola d’ordine sarebbe semplificazione, ma le istituzioni da quell’orecchio sembrano non sentirci troppo. La sensazione, forse qualcosa di più, è che ci siano posti di lavoro della pubblica amministrazione da mantenere, in nome di una pax sociale (ed elettorale) che deve essere tutelata.
Tuttavia ci sono suggerimenti che sono accolti, almeno a parole. «Le agevolazioni agricole non possono valere anche per chi fa l’agricoltore per hobby. Ci sono stati fin troppi privilegi» hanno tuonato Giaquinta e Forno.
Il sottosegretario Rosso ha promesso attenzione e un report diretto al ministro Romano, già nei prossimi giorni, accogliendo la proposta di Confagricoltura che ipotizza limiti minimi di volumi d’affari per chi vuole intraprendere un’attività agricola in modo professionale.
Poi ha rilanciato parlando della necessità di un rilancio internazionale dei prodotti agroalimentari italiani anche in chiave anti-taroccamenti, e della necessità che gli aiuti del Psr, il piano di sviluppo rurale, siano concessi ai coltivatori che, oltre ad averne i titoli previsti per legge, si impegnino anche nel rispetto dell’ambiente, dei suoi equilibri floro-faunistici, del paesaggio.
«È un imperativo, a mio parere, per immaginare e realizzare un’agricoltura più moderna e al passo con i tempi, che, finalmente, sia davvero uno sbocco occupazionale anche per i giovani» ha detto il sottosegretario del Mipaf. La speranza, ora, e che alle parole seguano atti concreti.
Infine il vino. Si è parlato di Barbera e Moscato. L’assessore Sacchetto ha fatto i punto della situazione: sui rossi piemontesi in crisi avanza la distillazione di crisi, ma i problemi vanno affrontati risolvendo l’impasse commerciale, con cooperative che hanno dimenticato il proprio ruolo catalizzatore di qualità in vigna e in cantina, aziende vinicole che troppo spesso cavalcano l’eno-speculazione come normale prassi commerciale, e consorzi di tutela imbrigliati da polemiche e cronica mancanza di risorse. Una situazione davvero poso rosea.
Per il Moscato, Sacchetto si è dichiarato ottimista: «In commissione paritetica parte agricola e industriale troveranno l’accordo necessario. È un obiettivo che è nell’interesse di entrambi gli schieramenti».
È un buon augurio che, però, non fa i conti con posizioni radicalizzate, da una parte e dall’altra, con nel mezzo il Consorzio di Tutela che rischia di fare la figura del vaso di coccio tra i vasi di ferro, attaccato da una o dall’altra parte a seconda delel interpretazioni.
A questo proposito il direttore Gianquinta s’è tolto qualche sassolino: «Un fatto è certo – ha detto –, il reddito in campagna va preso quando c’è ed è follia, come qualche associazione agricola ha sostenuto e sostiene, non fornire moscato alle aziende in previsioni di scenari futuribili. L’agricoltura vera non è questo. L’agricoltura vera è quella che opera in sinergia con l’industria vera, quella che garantisce qualità e mercati creando i presupposti per un mantenimento di un reddito agricolo dignitoso. Questo continuare a fare nel comparto Moscato e per gli altri settori vitivinicoli e agricoli».
Allusioni, neppure troppo velate, ad altri sindacati agricoli, Coldiretti in testa e ad alcune associazioni di viticoltori, come Assomoscato, che sembrano favorire una sorta di “contingentamento” delle uve moscato in vista di un loro futuro apprezzamento.
Questioni di punti di vista, di diverse impostazioni politico-agricole, che, però, quando toccano il portafogli dei contadini, sempre più dissanguato da tasse e balzelli, non possono non essere ricondotte alla ragionevolezza di trovare punti di contatto al di là di polemiche vuote e difese di aree d’ingerenza autoreferenziali.
Al termine del forum le conclusioni del vicepresidente nazionale di Confagricoltura, Ezio Veggia: «Burocrazia e parcelizzazione delle imprese agricole piemontesi erano i problemi già di trent’anni fa. Il sospetto è che ancora non sia sia risolto nulla. Oggi dobbiamo prendere impegni più pressanti. Ne va del futuro del comparto». Parole, per certi versi, un po’ amare, ma che bene rispecchiano la situazione dell’Agricoltura italiana sempre in bilico tra essere la Cenerentola dell’economia nazionale e un vessillo da sventolare appena si parla di “made in Italy”.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Una replica non nel merito del dibattito (a proposito l’approvazione dell’ultimo commento è stato rallentato da tre giorni di stop della redazione, niente altro) ma nei toni. È chiaro che Bosio pratica la provocazione e non l’insulto quando parla degli industriali, una categoria che ha fatto e fa la fortuna in Italia e nel mondo di Asti e Moscato docg, ovviamente non per carità cristiana, ma per puro business personale e d’azienda. Epperò in questo modo garantendo ai viticoltori del moscato un reddito garantito, se non così remunerativo come dovrebbe essere. Tuttavia su questo blog le parole oltre il limite non sono ammesse. Mai, neppure per provocazione. Pena la non approvazione del commento. Del resto i concetti si possono esprimere, anche provocatoriamente, senza offendere nessuno. E grazie per l’attenzione che dedicate a questo blog. Comunque la pensiate.
Luca Bosio a bisogno di moscato, ma quale moscato? Mosto bianco, fratello minore del Moscato o di Moscato d’Asti…?Attenzione staccarsi dal mondo del agricolo c’è il rischio di pensarla come loro…..
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
… un commento veloce per luca vola: se c’è tutto questo moscato come dici tu, non è che me ne fai comprare qualche cisterna a prezzo stabilito normativa??
si,si, per carità, qualche piccola partita di mosto di moscato si trova ancora( 20-30 hL)….ma a che prezzo? … c’è chi ha chiesto 2,50 euro/kG… e qualcuno si è spostato fino a sfiorare i 3 euro….. è vero gli industriali sono dei cialtroni, però nulla batte l’ipocrisia del mondo del mondo agricolo ( di cui faccio parte con orgoglio, ma dal quale cerco di staccarmi sempre più spesso); si predica bene, ma si razzola male…. si parla tanto di aumento dei prezzi, però, purtroppo chi parla, pensa che i confini del mondo siano canelli da una parte ed alba dall’altra…. chi ha contatti con il mondo, sa benissimo che il prezzo medio di una bottiglia di moscato asti è circa 3,00…. dunque mi spiegate secondo quale logica io posso acquistare un mosto a 2,50 euro??
Giovanni Bosco “salmonato”, credevo di aver già visto tutto e invece… 🙂
Bravo Adriano, bravo Luca, bravo Maurizio e ricordateVi …..” solo i pesci morti seguono la corrente”
e nel fiume ce ne sono già troppi.
Buon Moscato d’Asti
giovanni bosco
presidente CTM
@luca non mi stanco di ripeterlo: “far mancare il prodotto”,sia pure senza esagerare, è prprio il motivo per cui si fanno le DOC e le DOCG. Quando la disponibilità è illimitata o sovrabbondante il prezzo crolla (il che ovviamente agl iindustiali non dispiace affatto, quello che gli serve lo pagano poco e quello che non gli serve non lo comprano). Prima regola di tutti i mercati.
ma pensa–la burocrazia ci sta strangolando..!!!!!ma ci volevano dei politici per dirlo? ogni agricoltore e non solo, avesse voce in capitolo e un pò di sana voglia di reagire potrebbe dimostrarlo e protestare al riguardo. la burocrazia è un’invenzione meravigliosa, ha permesso di organizzare la macchina statale in epoca moderna (Napoleone è stato davvero un pionere in ciò), poi l’uomo, da animale razionale che è, è riuscito a farla evolvere in una vera ragnatela che fa perdere tempo (quanto!) e denaro. il topo non ha mai costruito una trappola per topi, l’uomo ha inventato la bomba nucleare (ma questa è un’opinione) e questo meraviglioso carrozzone della burocrazia attuale. Se poso togliermi un sassolino, certi sindacati farebbero bene a pensare a difendere davvero gli interessi dei loro soci e a smetterla con gli slogan e parlare a seconda di dove tira il vento. prima cosa: quando capiremo che un maggior reddito può anche derivare da un aumento del prezzo dell’uva e non solo da un aumento dalla resa??? seconda cosa: forse qualcuno dovrebbe studiarsi un pò di storia del moscato, e vedere che non molti anni fa anche per il moscato, dopo un anno in cui si è esagerato con le rese (erano 100quintali ettaro), c’è stata la distillazione, (GiovanniBosco docet) quindi occhio a cosa si fa! dalle ultime indiscrezioni risulta che il moscato e l’asti vanno bene, ma siccome i conti li sappiamo fare tutti, se si calcolano le giacenze , la resa di quest’anno e le vendite si vede bene come NON è VERO CHE IL MOSCATO MANCA! a fine agosto si quantificheranno le giacenze e si deciderà la resa in merito, l’Assomoscato non sono stupidi, non lasciano mancare il prodotto, solo si vuole fare attenzione a non creare volumi eagerati. quindi adesso per favore basta con gli slogan e le accuse infondate, vogliamo persone che lavorino in sinergia affinchè sia garantito un buon reddito per tutti (contadini ed industrie), ma davvero basta con certe polemiche sterili, e si pensi ai problemi seri, che ce n’è a bizzeffe da risolvere, burocrazia inclusa!
sulle cooperative hai ragione Adriano, ma non generalizziamo, c’è chi lavora bene, anzi molto meglio di tanti industriali. Io al forum non c’ero, non mi invitano mai a questi eventi e del resto non ci tengo ad andarci, per sentire poi Roberto Rosso che fa il cambio stagionale di partito …. però bisognerebbe parlare anche del ruolo che NON ha l’industria, almeno per i vini rossi, pochi imprenditori e molti venditori di tappeti, non prendersela solo con le cooperative.
Roberto Rosso mi fa venire il capogiro, come fa a parlare col ministro se sta sempre nella porta girevole? Ah già, dimenticavo che ci sta anche il Ministro Romano, forse allora riescono a parlarsi. Ma qualcuno crede ancora alla parola data da gente simile? Anche Marmo,che è una persona un po’ piu’ seria, per il territorio potrà fare ben poco, con una legislatura in coma.
“…….con cooperative che hanno dimenticato il proprio ruolo catalizzatore di qualità in vigna e in cantina…….” mi permetterei di aggiungere che molte non l’hanno mai avuto e non hanno saputo o voluto adeguarsi ad un settore che cambiava radicalmente, per fortuna con qualche valida eccezione.
Sulla vergognosa burocrazia italica non c’è nulla da aggiungere alle critiche che, sia pure con sfumature differenti, fanno sentire tutte le organizzazioni agricole, ma purtroppo il fenomeno colpisce pesantemente tutti i comparti produttivi e l’ormai lungo periodo di crisi non ha fatto che accentuare la difficoltà generali.