Filiera corta, cervello fino?

inserito il 22 Dicembre 2008

L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte, Mino Taricco, annuncia lo stanziamento di alcune centinaia di migliaia di euro (700) per il progetto “Filiera Corta”. Cioè? Cioè i soldi vanno a Comuni e Comunità montane che organizzano mercati di produttori. Ora, il concetto di filiera corta, ossia i prodotti alimentari dal produttore al consumatore senza passggi intermedi, è una cosa seria: tutela la qualità, favorisce le attività agricole, garantisce le tradizioni del territorio e produce risparmio per il consumatore e guadagno per il produttore. Epperò Taricco, che cuneese e coltivatore di kiwi, possibile che non sappia che già in moltissimi mercati piemontesi accade e cosa qui.

Che, cioè, ci sono già produttori di ortaggi, frutta, salumi, formaggi, ma anche pollame e vini, che ogni santo giorno, sia sui mercati che nello spaccio dietro la loro cascina, già praticano la filiera corta? Ci voleva la Regione per scoprirlo. Bene i soldi stanziati, ma, per favore, evitiamo l’ennesimo marchietto e, magari, facciamo un po’ di battage pubblicitario sui giornali, le tv e le radio, Internet, per far conoscere il Piemonte e i suoi sapori, il suo gusto e la sua gente, le sue tradizioni e le sue innovazioni. Si, però, non la solita elemosina ai media locali, ma magari ai messi di informazione che si leggono, che so, negli Usa o in Giappone, in Russia o a Dubai. E se facciamo così, forse, 700 mila euro son fin pochi.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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