Etilometro obbligatorio in ristoranti, bar e discoteche. Il Senato approva la nuova legge che colpisce vino e ristorazione

inserito il 6 Maggio 2010

Se avete bevuto vino, alla fine di un pranzo o di una cena al ristorante, il cameriere oltre al conto vi porterà anche un etilometro. È lo scenario, per la verità un po’ bizzarro, che si potrebbe delineare se la Camera approverà, come sembra, il nuovo codice della strada che prevede, tra le altre cose, una stretta durissima non solo sull’abuso di alcol di chi si mette al volante, ma anche sulla vendita di alcolici.

Sdp ne aveva parlato già un anno fa quando il senatore Luigi Grillo, Pdl, presidente delle Commissione dei lavori Pubblici e Trasporti del Senato, aveva proposto di obbligare i locali pubblici ad avere etilometri da mettere a disposizione dei clienti.

Avevamo intervistato Grillo – che è pure produttore di vino nelle Cinque Terre – e il direttore della Fipe (pubblici esercizi) Edi Sommariva.

Ne era venuto fuori un durissimo botta e risposta a distanza. Leggete qui.

Del tema avevamo parlato nei mesi a seguire intervistando parlamentari e cuochi. Leggete qui e qui.

Giovedì, 6 maggio 2010, proprio mentre a Torino si svolgeva l’assemblea nazionale dell’Onav e il neo presidente, il nutrizionista Giorgio Calabrese ha affrontato il tema di alcol e guida, il Senato ha votato a favore del nuovo codice della strada che, come hanno riportato le agenzie di stampa (cavare qualcosa dal sito del Senato è mission impossible) in materia di alcol prevede (fonte Agi) per i locali notturni il divieto di vendere alcolici a partire dalle 3. Gli autogrill non potranno vendere superalcolici dalle 22 alle 6 (multe da 2500 a 7mila euro) ed alcolici dalle 2 alle 7 (multe da 3500 a 10500 euro). È prevista la sospensione della licenza di vendita per 30 giorni ai gestori che non rispettano più volte (quante?) il divieto nell’arco di 2 anni. I sindaci potranno vietare la vendita di alcolici entro le ore 5 per non più di 10 volte in un anno. Inoltre gli etilometri (o come ha spiegato a Sdp il senatore Grillo, i “precursori”, cioè mini-etilometri che misurano il livello di alcol nel sangue attraverso l’alito) saranno obbligatori in tutti i locali abilitati alla vendita o alla somministrazione di alcolici.

Nessuno spiega, però, come questo obbligo, che coinvolge non solo ristoranti, ma anche pizzerie, trattorie, vinerie, enoteche, bar, discoteche, sarà fatto rispettare. Ci sarà una task-force di controllori? Oppure i titolari di attività di mescita dovranno autocertificarsi? E i costi degli etilometri – che il senatore Grillo assicura limitati – andranno a spalmarsi sullo scontrino?

Tuttavia gli interrogativi più importanti riguardano l’effetto che le nuove disposizioni avranno sul comparto e sulle abitudini degli italiani.

Vietare e dissuadere il consumo di alcolici servirà a limitare gli incidenti stradali  del fine-settimana i quali risultano causati dall’abuso di alcol sono per meno del 3%? E che effetto avranno le nuove norme su un comparto, come quello della ristorazione, che già risente della crisi economica nazionale e internazionale? E le ripercussioni sulla produzione vinicola?

C’è da chiedersi quanto hanno pesato sulle decisioni dei senatori le tendenze alcol-criminalizzanti che da anni arrivano dal Nord Europa e da altri Stati, Come gli Usa, dove è fortissimo il consumo e l’abuso di superalcolici.

E perché, invece, non sono stati considerati gli elementi sociali e culturali che fanno della produzione e del consumo consapevole del vino una parte integrante della società, oltre che dell’economia italiana e mediterranea.

Il nostro sospetto è che i senatori oggi – e i deputati domani – preferiscono cavalcare l’onda anti-alcolica indifferente alle diversità tra bombe alcoliche e vino. Le conseguenze di queste scelte sono difficili da prevedere, ma sicuramente non saranno positive per vari settori del made in Italy del gusto.

Filippo Larganà (Filippo.largana@libero.it)

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. Patrizia Cantini 7 Maggio 2010 at 11:03 -

    Diffile credere che questo scenario appartenga a un paese che dice di essere civile. Sinceramente non capisco questa guerra al vino nei ristoranti – o pizzerie che dir si voglia – che mi pare invece rispetti una tradizione italiana particolarmente illuminata (quella del bere pasteggiando, intendo). Quanto al divieto della vendita di alcolici nelle discoteche dopo le 3 di notte mi pare un’altra cretinata, perché in realtà andrebbe proibito prima. Ma forse il problema è un altro: perché le discoteche devono aprire così tardi? Se si vuole veramente cercare di risolvere il problema delle morti sulla strada perché non obbligarei locali notturni ad orari più decenti? Che poi sono gli stessi orari che vigevano fino agli anni 80, quando ballare era ancora un divertimento e non si doveva aspettare le una di notte per entrare.
    150 anni fa Bettino Ricasoli profetizzava l’importanza economica della produzione di vino per la neonata Italia. Adesso la assai stanca Italia pianifica la distruzione di quella medesima e splendida produzione di vino. Cui prodest?

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