Etilometro obbligatorio al ristorante: l’ira dei ristoratori. «Così il Governo ci danneggia». E c’è chi pensa ad una spedizione “chiarificatrice” a Roma

inserito il 2 Novembre 2009
L'aula di Palazzo Madama (dal sito www.senato.it)

L'aula di Palazzo Madama (dal sito www.senato.it)

Molto arrabbiati e altrettanto preoccupati. I ristoratori piemontesi, in mezzo al silenzio assordante delle istituzioni locali, criticano la proposta di legge, in discussione in questi giorni al Senato, che vorrebbe la presenza obbligatoria degli etilometri nei ristoranti.

Sdp se ne è occupato qualche giorno fa, intervistando sia il senatore Pdl Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori Pubblici e relatore della proposta di legge che ha ottenuto appoggi bipartisan e promotore di un giro di vite «in favore degli stessi ristoranti», che Edi Sommariva, direttore generale della Fipe Confcommercio, fortemente critico nei confronti dell’ipotesi obbligo etilometro nei locali: «danneggerebbe un settore già in crisi».

Ed ecco i commenti di alcuni ristoratori piemontesi che vivono in presa diretta e sulla propria pelle l’«effetto etilometro».

Piero Fassi, contitolare del ristorante stellato di Asti, Gener Neuv e presidente dell’associazione albergatori e ristoratori astigiani, è esasperato e sbotta: «Ora stiamo sfiorando il ridicolo. Chi parla di etilometro nei ristoranti non sa cosa dice e fa. Proprio a causa di questa campagna terroristica, che non distingue tra ristoranti e luoghi dove la gente va a bere e basta, i consumi di vino sono calati almeno del 50%. Gravissimi i danni per il comparto. È una vergogna che si arrivi a dire queste cose. Chi sa bere non si ubriaca. Gli incidenti stradali causati dall’abuso di alcol (superalcolici e vino) sono limitati al 2,5%. Per ora, comunque – aggiunge Fassi – in questa parte di Piemonte gi affari tengono per via della stagione dei tartufi che è in pieno sviluppo. Ma dopo Natale non so prevedere che cosa accadrà. La crisi c’è, le cantine dei ristoranti sono piene e immobilizzano ingenti capitali. Fare leggi come l’etilometro obbligatorio nei ristoranti non aiuta uno dei settori strategici dell’economia italiana».

Maurilio Garola, titolare dello stellato La Ciau del Tornavento di Treiso d’Alba concorda: «Dal mio ristorante nessuno è mai uscito ubriaco. Sono altri i consumi di alcol che andrebbero controllati e monitorati. Certo non sono quelli imputabili alla clientela dei ristoranti di territorio. Io comunque non sono d’accordo all’obbligo dell’etilometro nel ristorante. È vero i consumi di vino si sono abbassati perché la gente ha paura dei controlli. Però i clienti stranieri, forse per una questione di cultura, sono più preparati: chi di loro deve guidare beve meno. Poi, però, smettiamo con questa storia che con due bicchieri si è già oltre i limiti. Se, com’è gusto, va punito chi trasgredisce la legge, almeno ci sia una gradualità per chi sfora di poco e chi invece esagera. Qui, invece, sembra che siano tutti ubriaconi, anche chi beve due bicchieri di vino a pasto. Non è così che si crea la cultura del bere responsabile».

Nicola Batavia è il titolare del ‘L Birichin di Torino. Uno chef globe-trotter, abituato a lavorare, oltre che nel suo locale nel centro di Torino, anche in ambiti internazionali (è stato responsabile del centro di accoglienza vip della Nike a Pechino per i Giochi Olimpici del 2008. E tra pochi giorni sarà in Qatar, primo chef cristiano ad insegnare la cultura del cibo occidentale in una scuola islamica. Anche lui è contrario all’etilometro obbligatorio nei ristoranti: «E cosa dovrei fare se passa la legge? Fermare l’amministratore delegato della grande azienda che ha mangiato da me e dirgli “scusi dottore soffi qui”? È inconcepibile. Io non lo farò. Questa proposta di legge è il segnale di quanto poca considerazione ci sia nei confronti del settore della ristorazione, che è, invece, un tassello importante dell’economia italiana. In altri Paesi, come la Francia e la Spagna, i ristoranti di livello sono considerati un patrimonio da difendere non, come accade da noi, nella migliore delle ipotesi una mucca da mungere e, nella peggiore, un covo di evasori fiscali. Se non si cambia questa mentalità sarà sempre più difficile lavorare in questo settore».

Paolo Chiriotti, contitolare del ristorante “Caffi” di Acqui Terme si fa portatore di un invito: «Il senatore Grillo segua, per una volta, la normale giornata di un imprenditore della ristorazione, fatta di incombenze normali e assurde. Altro che etilometro nei ristoranti. Al senatore dico che la mia categoria è stufa di essere presa di mira da tutto e da tutti, dagli organi istituzionali ai guidaioli (che io ho mollato anni fa), dagli animalisti ai salutisti, dai burocrati ai mestieranti della politica. E intanto confermo che i consumi di vino al ristorante sono crollati per colpa da una campagna anti-alcol che spara nel mucchio. Non è un bel segnale. Di questo passo la protesta di noi ristoratori. Esasperati da una situazione che si aggrava invece di migliorare, non può che montare. Anzi, se qualcuno dei mie colleghi vuole andare a Roma a fare sentire la nostra voce, anche in modo sanguigno, io sono pronto a fare il capopopolo. È venuta l’ora di piantarla con questi attacchi ad un comparto che non solo produce reddito, posti di lavoro e benessere, ma è alla base di un’immagine dell’Italia che all’estero ci invidiano. Questa proposta di legge mi pare che vada proprio dalla parte opposta».

Insomma la proposta del Senato di etilometro obbligatorio nei ristoranti fa discutere e tanto. A questo punto prima di trasformarla in legge dello Stato varrebbe la pena di pensarci un po’ su anche perché anche all’interno dello stesso Governo ci sono posizioni differenziate. Il ministro all’Agricoltura Luca Zaia, ad esempio, si è sempre schierato contro chi addossa al vino le cosiddette “stragi del sabato sera”, cioè gli incidenti dovuti ad abuso del consumo di alcol. Estremizzazioni discutibili. Come chi ha criticato un recente spot della Gancia (spumanti) dove si vedono due ragazzi seduti su uno scooter. «Sono senza casco. Inducono ad un atteggiamento pericoloso» è stato detto. Peccato che, come ha fatto notare in un’intervista a Sdp Lamberto Vallarino Gancia, lo scooter fosse fatto di bollicine, «un’iperbole pubblicitaria», e messo sul cavalletto, quindi fermo.

In Piemonte a questo punto si direbbe «esageruma nen», cioè non esageriamo. Che è meglio.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

3 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 5 Novembre 2009 at 15:08 -

    sempre complicato stabilire una classifica tra le idiozie che scaturiscono a getto continuo dalla politica e dalla burocrazia…ma questa è sicuramente in lizza, per dirla con Ricci, per un tapiro d’oro. Per non farla troppo lunga nelle mie considerazioni che ovviamente sono contrarie ad un provvedimento del genere, chiederei soltanto al Grillo di turno……che senso abbia che i ristoratori si trasformino in tutori dell’ordine azionando etilometri anzichè fare il loro lavoro già molto impegnativo di suo? E poi con quale autorità e rispetto della tanto decantata privacy dovrebbero sondare se un loro cliente è idoneo o meno a guidare?
    Il grande Totò avrebbe detto: “ma mi faccia il piacere…”.

  2. filippo 4 Novembre 2009 at 09:02 -

    Caro Musto, corretta la tua segnalazione, per altro già indicata da Sdp, delle divisioni all’interno del Governo su etilometro e consumo di vino. Tuttavia sembra, almeno a dar credito alle sue stesse dichiarazioni, che il senatore Luigi Grillo non abbia agito da solo. Cioè la proposta di dotare obbligatoriamente i ristoranti di misuratori di alcol assunto, avrebbe avuto appoggi bipartisan, in grado di indirizzarla verso il dibattito in aula per diventare legge dello Stato. Ecco, credo che anche su questo punto ci sarebbe da discutere. O no?

  3. felice musto 3 Novembre 2009 at 20:45 -

    scusate l’intrusione, da semplice consumatore….
    “Esageruma nen” giustappunto, l’iniziativa è di un senatore pdl, per giunta produttore vitivinicolo, come Voi riferite, direi quindi un modo goffo di dire di esistere…. Considerato infine che il Ministro ZAIA (con tanto di gruppo su fb) è chiaramente contrario ad un inasprimento nei confronti del consumo del vino a tavola, direi che il “Governo”, a meno di smentire se stesso, non può dirsi responsabile di tale idea, frutto della mente di qualche parlamentare, come già detto, in carenza di immagine….Grazie e Buona barbera a tutti!
    felice musto, castagnole lanze

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