Sergio Bobbio è un ex funzionario pubblico. È stato per molti anni a capo dell’Ufficio Manifestazioni del Comune di Canelli ed è stato la mente e il braccio di moltissime iniziative che hanno proiettato la prima capitale dello spumante italiano (nacque qui nel 1865) su palcoscenici regionali, nazionali e internazionali. Tra queste iniziative ricordiamo la rievocazione storica L’Assedio di Canelli, nata più di 25 anni fa e oggi “sospesa”, la rassegna “Canelli, la città del vino” che portava nel centro astigiano delegazioni e prodotti tipici da molte regioni d’Italia e, non ultima, l’idea di candidare le “cattedrali sotterranee” di Canelli, i tunnel e le cantine delle storiche maison spumantiere, a Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
E proprio su questo progetto, poi allargato ai paesaggi vitivinicoli dell’Albese e dell’Alessandrino e che nel 2014 divenne il 50° sito Unesco d’Italia, si sono incentrate le polemiche relative alla trasmissione tv di RaiUno, “Meraviglie” condotta da Alberto Angela. L’intenzione è quella di presentare le bellezze Unesco d’Italia. Nei fatti, riguardo ai Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte, la Rai ha parlato quasi esclusivamente di Langhe e Barolo. Superlativa la qualità della trasmissione, ma l’amarezza degli astigiani per il fatto che sia stata ignorata la storia di come andò la candidatura, è stata grande. Tanto che la vicepresidente dell’associazione Paesaggi Vitivinicoli Langhe-Roero Monferrato, che gestisce il sito, la canellese Annalisa Conti (all’inizio del progetto, s’interessò fattivamente della candidatura in qualità di assessore provinciale incaricato dall’allora presidente provinciale astigiano, Roberto Marmo), ha chiesto una puntata riparatrice e il sindaco di Canelli, Marco Gabusi, attuale presidente della Provincia di Asti, ha scritto alla Rai invitando Angela a visitare le Cattedrali Sotterranee da cui partì l’idea dell’Unesco.
Da parte sua Sergio Bobbio, in pensione da qualche anno e che fa parte del Club Unesco Canelli in supporto e organizzatore di iniziative di valorizzazione del sito, ci ha fatto avere un documento nel quale si ricostruisce minuziosamente come si arrivò alla proclamazione dei Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte patrimonio dell’Umanità Unesco.
Una testimonianza, lo ribadiamo a scanso di equivoci e strumentalizzazioni, che serve non ad attizzare polemiche inutili, ma per contribuire a quella verità storica utile perché il sito cammini e si evolva trovando quella unità di intenti che, a volte, sembra smarrirsi.
Il Barolo e il Barbaresco dell’Albese sono vini nobilissimi e che hanno creato e creano reddito e benessere non solo in quelle aree. Prima ancora cominciò il Moscato con l’Asti spumante e il “tappo raso” ad alzare il tenore di vita non solo degli Astigiani, ma anche di albesi e alessandrini.
Alba ha palcoscenici importanti su cui è protagonista con le sue fiere e le aziende multinazionali (Ferrero in testa) che hanno sede lì.
L’Astigiano ha soprattutto, ma non solo, nel Sud della provincia, eccellenze legate al moscato e alla barbera, ma anche alla tecnologia enomeccanica e l’Alessandrino ha altre eccellenze come il Brachetto e il Dolcetto che devono essere rilanciare e promosse anche perché fanno parte del 50° sito.
Dunque chiunque volesse “ballare da solo” farebbe, a nostro avviso, un errore gravissimo.
Ecco qui il lungo, ma interessante documento inviatoci da Sergio Bobbio:
TAPPE DEL PROGETTO UNESCO
Risale all’autunno del 2003 l’idea del Comune di Canelli di richiedere l’iscrizione delle Cattedrali sotterranee canellesi quale patrimonio mondiale dell’umanità.
A partire dal 2000 era nata una manifestazione (Canelli la città del vino ideata dall’allora sindaco Oscar Bielli) finalizzata alla valorizzazione delle cantine storiche canellesi. La manifestazione ebbe subito un grande successo e portò migliaia di visitatori a scoprire le cantine sotterranee di Canelli.
Anche per i canellesi fu una grande sorpresa, infatti per la prima volta vi era la possibilità di visitare liberamente e contemporaneamente tutte le cantine storiche cittadine. Di colpo ci si è resi conto che la “Canelli sotterranea” che si sprofonda per più piani nelle viscere delle colline non era solamente un luogo di lavoro o un ambiente suggestivo, rappresentava e testimoniava la storia enologica non solo del territorio, ma anche nazionale. Infatti da un primo rapido e superficiale censimento risultò che agli inizi del Novecento esistevano più di cinquanta aziende imbottigliatrici tutte dotate di ambienti sotterranee indispensabili alla lavorazione di vermouth e di spumanti. Alle cinque cantine visitabili nel 2000 si aggiungevano quindi chilometri di cantine sotterranee ora abbandonate.
Nell’estate del 2003 il dipendente del comune di Canelli, P. Sergio Bobbio, che era il responsabile del servizio cultura, turismo e manifestazioni, che aveva seguito l’evoluzione della manifestazione sin dall’inizio e che conosceva la maggior parte delle cantine storiche canellesi, sia in attività che trasformate o chiuse, al ritorno da un viaggio in nord Europa, durante il quale ebbe modo di visitare alcuni siti Unesco, maturò l’idea richiedere l’iscrizione alla lista del Patrimonio Mondiale, parlatone con il Sindaco Oscar Bielli, che si mostrò subito entusiasta, verificò sui vari siti internet le modalità ed il percorso da seguire per l’iscrizione ed inizialmente ci si orientò sulla seguente motivazione:
Considerato che Canelli ha un esteso patrimonio architettonico di cantine che per la loro imponenza meritano il titolo di “cattedrali sotterranee” e che:
per il loro alto numero,
per lo scopo per cui sono state costruite,
per le loro caratteristiche tecniche,
perché testimonianza di un epoca ricca di scoperte scientifiche legate al mondo del vino,
perché con le loro richieste hanno influenzato un intero territorio,
rappresentano uno straordinario patrimonio culturale unico al mondo.
Prima di dare l’avvio al percorso ufficiale Sindaco e funzionario consultarono il dirigente regionale Angelo Soria (di origini astigiane) il quale capì immediatamente l’importanza dell’idea, la sottopose al Presidente della Regione Enzo Ghigo e all’assessore competente.
Prima tappa
L’idea base si trasformò in un progetto che venne quindi presentato ufficialmente. Subito la Regione Piemonte ha sostenuto l’iniziativa con finanziamenti che hanno permesso di avviare il progetto ed iniziare una nutrita campagna promozionale. Il debutto è avvenuto a Parigi nel dicembre 2003, dove l’allora Sindaco Oscar Bielli, (nell’ambito dell’evento “Les Italiens”, che si tenne nel prestigioso scenario della Comédie des Champs-Elysées) presentò, a giornalisti e opinions leaders francesi, la prima idea legata alla candidatura e dove si sono presi i primi contatti con alcuni funzionari dell’Unesco. La presentazione è stata accompagnata dalla proiezione di alcune immagini delle cantine storiche canellesi.
Parallelamente il Sindaco prese contatti con i proprietari delle Cantine storiche (Bosca, Contratto, Coppo, Gancia e Riccadonna). Da subito emerse l’interesse al progetto. Il Dr. Lorenzo Vallarino Gancia ed il Dr. Luigiterzo Bosca si misero da subito a disposizione e attivarono la loro ricchissima rete di conoscenze per sostenere il progetto.
Seconda tappa
tappa importante è stato l’incontro con i funzionari del ministro dei Beni culturali, (l’unico titolato a presentare progetti di candidatura all’Unesco). Il Ministero ha disposto un sopralluogo a cui ha partecipato l’allora soprintendente regionale Dott. Bruno Malara. In quell’occasione siamo venuti a conoscenza di un ambizioso progetto ministeriale volto al riconoscimento di tutti i paesaggi vitivinicoli d’Italia. Il Ministero ha consigliato di non perseguire la via di una candidatura unica in quanto l’Italia aveva diritto ad una sola candidatura all’anno e da tempo si prediligevano candidature composite che coinvolgessero territori piuttosto ampi ed inserendo quindi le cantine storiche nel progetto “Vigneti” le probabilità di riuscita sarebbero aumentate. Occorre precisare che fu grazie al Dr. Gancia che si arrivò prontamente ed efficacemente ad interloquire col Ministero in quanto all’epoca ministro era il dr. Giuliano Urbani, con il quale il dr. Gancia era in confidenza.
Visto l’interesse del territorio e i primi positivi sopralluoghi il progetto ha subito un’evoluzione e in accordo con il ministero si è stabilito di orientarsi su un unico grande sito che coinvolgesse la parte più significativa della Regione Piemonte con il titolo provvisorio “Paesaggi vitivinicoli tipici del sud Piemonte”. I “paesaggi” erano quelli situati nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo. Si tratta ovviamente di “Paesaggi vitivinicoli” culturali in quanto frutto del secolare lavoro dell’uomo ed in evoluzione continua.
Le cantine storiche canellesi si collocarono a pieno diritto in questo progetto, infatti a partire dalla metà dell’Ottocento hanno conquistato con i propri vini i principali mercati internazionali dando un notevole sviluppo all’enologia italiana sia dal punto di vista del commercio che di quello scientifico con la nascita quindi della vera e propria enologia come scienza.
Senza le enormi richieste di uva da parte delle cantine il paesaggio non si sarebbe evoluto nella direzione in cui oggi lo conosciamo.
Le altre tappe ufficiali sono state le seguenti:
Canelli 17 aprile 2004 visita del Dott. Giuseppe Proietti – Direttore Generale del Ministero ai Beni e Attività Culturali e Presidente del Gruppo di Lavoro interministeriale Unesco a cui è stato presentato un primo dossier con uno studio di fattibilità del progetto. Questo dossier è stato realizzato grazie alla professoressa Patrizia Cirio, profonda conoscitrice della storia enologica del nostro territorio;
8 marzo 2005 lettera prot. n. 0003463 del Ministero inviata al Comune di Canelli, alle Province interessate e alla Regione in cui si comunicava che veniva approvato in via ufficiale un progetto denominato “Paesaggi vitivinicoli piemontesi”;
settembre 2005 il Funzionario del Ministero e Responsabile della Segreteria Tecnico Scientifica del Gruppo di Lavoro Interministeriale Unesco – Dott. Manuel Guido – ha visitato Canelli e parte del territorio circostante ed ha comunicato l’avvio ufficiale del progetto;
2 novembre 2005 veniva indetta dal Ministero la prima riunione di lavoro ufficiale che era stata circoscritta ai soli rappresentanti delle tre Province interessate (Alessandria, Asti e Cuneo) e Regione Piemonte;
2006 sopralluoghi per una prima perimetrazione dei possibili territori da inserire nel progetto.
– il 1 giugno 2006 il gruppo di lavoro interministeriale permanente per il Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, ha valutato opportuno proporre i “Paesaggi vitivinicoli tipici del Piemonte” alla lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, inserendo la relativa scheda di candidatura nella “tentative list” italiana;
– l’11 febbraio 2008 è stato sottoscritto un Protocollo di Intesa fra Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Piemonte e le Province di Alessandria, Asti e Cuneo, con il quale gli Enti sottoscrittori si sono impegnati a collaborare ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, per la redazione del Dossier di candidatura e il relativo Piano di Gestione, al fine di conseguire la qualifica di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO;
– a seguito del Protocollo di Intesa e per il raggiungimento di un effettivo coordinamento tra le Amministrazioni coinvolte si è costituito un “Comitato di Pilotaggio”, coordinato dalla Regione Piemonte (Assessore Sergio Conti), e un “Gruppo Tecnico” coordinato dal Ministero per i beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e per il Paesaggio del Piemonte;
– nel mese di ottobre 2008, stato affidato a “Siti”, associazione senza fini di lucro costituita tra il Politecnico di Torino e la Compagnia di San Paolo, l’incarico (da parte dall’Assessorato Regionale retto dal prof.Sergio Conti e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte, dalla Regione Piemonte e dalle tre Province -Alessandria, Asti, Cuneo), della redazione del Dossier di candidatura e del relativo Piano di Gestione, sulla base delle indicazioni fornite dal Gruppo Tecnico e dall’Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO del MiBAC, e sotto la supervisione del prof. Jukka Jokilehto, esperto nella materia;
-nel mese di gennaio 2009, a seguito di un percorso tecnico e di condivisione tecnico-politica con i territori coinvolti, che ha visto la partecipazione dei diversi enti interessati e di differenti figure professionali nonché di esperti appositamente designati al fine di individuare quei contesti in grado di esprimere al meglio i valori che connotano la candidatura, è stata individuata la perimetrazione delle zone di eccellenza (core zone);
-nel mese di gennaio 2009 è stata definita una prima bozza di normativa da applicare alle zone di eccellenza (core zone) e avviata l’impostazione del Piano di Gestione, strumento richiesto dall’UNESCO per la gestione dei territori oggetto della candidatura.
Considerato che:
nel mese di ottobre 2009 la Provincie interessate hanno partecipato al Comitato di Pilotaggio del Progetto Unesco dove si sono definiti con la Regione alcuni aspetti del Piano di Comunicazione. Si è inoltre proceduto alla redazione di ulteriori elementi di Dossier di Candidatura.
il giorno 04 febbraio 2010 le Provincie interessate hanno partecipato al Comitato di Pilotaggio del Progetto Unesco dove si è discusso dello stato di avanzamento dei lavori in merito al dossier, perimetrazione, normativa e governance/piano di comunicazione.
In seguito a tale incontro viene comunicato che è stato pubblicato il Piano di Gestione sul sito dedicato al progetto di candidatura
Il dossier di candidatura ed il piano di gestione è stato completato ed inviato dal Ministero per i beni e le attività culturali all’Unesco per l’esame. Dal mese di settembre 2011 sono iniziatele la visite ufficiali degli ispettori Unesco…….
Nel giugno 2014 viene ufficialmente approvato il 50° sito italiano”I paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”.
Da quando sono entrati in gioco ufficialmente gli enti pubblici (Provincia di Asti, Cuneo, Alessandria e Regione Piemonte e Ministero Beni culturali) i vari membri del gruppo promotore non hanno più potuto partecipare ai vari incontri non avendone titolo e avendo raggiunto lo scopo di “far partire” ufficialmente il progetto. Il gruppo si è trasformato nell’Associazione “Canelli Domani” e ha continuato con numerose iniziative seguendo i consigli dei funzionari del Ministero che ritenevano indispensabile la sensibilizzazione dell’opinione pubblica all’idea di un territorio UNESCO e la condivisione e sostegno delle varie realtà economiche e associazioni di categoria.
E’ da segnalare tutto il lavoro “sotterraneo” realizzato a partire dal 2004, una parte importantissima è da attribuire al dr. Lorenzo Vallarino Gancia, che periodicamente colloquiava col Ministero e più volte si è recato a Roma presso i vari uffici ministeriali. Più volte si è anche recato a Parigi presso la sede Unesco per sollecitare l’interessamento degli organi preposti e per creare il consenso necessario. Molti importanti personaggi legati all’UNESCO sono anche stati invitati, in più occasioni, a Canelli dove hanno potuto conoscere ed apprezzare di persona le Cantine storiche canellesi e il paesaggio viticolo interessato.
La sensibilizzazione è avvenuta tramite convegni, tavole rotonde, conferenze ed incontri con le varie realtà interessate. L’associazione Canelli Domani era presieduta presieduta dal dr. Lorenzo Vallarino Gancia. Nel 2014 con il riconoscimento ufficiale del 50° sito l’associazione Canelli Domani cessa la sua attività e si traforma il “Club per l’UNESCO di Canelli”.
ottimo, andava ricordato tutto l’iter, che in gran parte conoscevo avendo seguito l’iniziativa che era e rimane molto importante. Come giustamente specificato nell’articolo non è il caso di soffiare troppo sul fuoco delle polemiche, ma di trovare un equilibrio ed una collaborazione costruttiva tra le varie “core zone” e zone limitrofe direi che non solo sarebbe utile, ma anche necessario, Da Canelli è partito tutto e non si deve dimenticarlo……certo non ha giovato il fatto che le Province sono state a lungo in una specie di “limbo” a seguito dell’intenzione del governo che voleva abolirle….in quanto strettamente collegate ai territori avrebbero potuto, come all’inizio dare un contributo prezioso di idee e partecipazione. Ora vedremo quel che succederà…..rimango fiducioso che questo sito Unesco ha grandi potenzialità turistiche ancora notevolmente incrementabili…..ma come faceva giustamente il compianto dt. Lorenzo Vallarino Gancia occorre tenere stretti contatti con Roma e i poteri nazionali, e poi lasciare da parte inutili campanilismi tra Langhe-Roero e Monferrato che non servono a nessuno.