Qualche settimana fa SdP aveva dato conto delle lettere con cui il Consorzio del Barolo e del Barbaresco annunciava ai produttori l’applicazione dell’Erga Omnes, cioè il regime per cui scelte e tutele consortili, costi compresi, sono applicati anche a chi è fuori dall’ente. Ora Pietro Ratti, presidente del Consorzio, prende carta e penna e spiega perché.
Qui di seguito il testo della nota stampa diffusa oggi.
“Nelle Langhe si vendemmiano le uve nebbiolo. Molte aziende hanno iniziato a staccare tra i filari di Barbaresco e tra qualche giorno si comincerà anche sulle colline del Barolo. Aspettando di sapere come sarà l’annata 2013, il Consorzio del Barolo e Barbaresco continua la sua attività di tutela e vigilanza della denominazione e del marchio applicando l’erga omnes (tradotto significa “nei confronti di tutti”), norma prevista dal decreto legislativo 61 del 2010. La denominazione e il marchio Barolo e Barbaresco diventano così un patrimonio collettivo. Il Consorzio ne diventa custode e gestore unico. Tutte le aziende vitivinicole, consorziate o meno, dovranno dare il loro contributo: in tutto sono 996. “Sono pochi millesimi a bottiglia prodotta – ricorda il presidente del Consorzio Pietro Ratti – che serviranno esclusivamente a sostenere le attività di tutela della denominazione e la vigilanza direttamente sullo scaffale. I costi per questa attività di controllo sono molto elevati, dal 2009 il Consorzio ha investito oltre 250 mila euro solo per la registrazione del marchio Barolo e Barbaresco in tutti i Paesi del mondo. Essendo questa un’iniziativa che coinvolge l’intero comparto, si è deciso di avvalersi dei poteri conferiti dall’erga omnes per far pagare la quota per l’attività di controllo anche ai produttori non associati, in modo da difendere un’importante comparto dell’economia agricola delle Langhe”.
Il Consorzio ha affidato l’attività di controllo agli avvocati della Sib, la Società italiana brevetti che ha sede a Roma. Pochi mesi fa il Consorzio è riuscito a far cancellare quindici annunci di finti kit per la produzione di un vino designato come Barolo venduti sul sito internet di eBay nel Regno Unito. Nel 2012 vinse una causa in Brasile contro una multinazionale di cosmesi che produceva il profumo “Barolo reserva especial”, confezionato dentro a delle piccole ed eleganti barrique: “Abbiamo ottenuto la cancellazione del nome registrato – dice Ratti – e anche un risarcimento in denaro che è stato utilizzato per la difesa della denominazione”. Da solo il comparto Barolo e Barbaresco vale oltre 250 milioni di euro”.
Precisazioni legittime, per carità, che, tuttavia, anche in considerazione del fatto che pare non tutti i produttori abbiano accettato di buon grado la decisione consortile, hanno un po’ il sapore di una “excusatio non petita”, tanto per restare nel “latinorum”.
E per dare più forza alla propria posizione e mettere subito in chiaro con chi si ha a che fare, il Consorzio mostra “i muscoli” e dà i numeri del comparto e cioè:
I NUMERI DEL BAROLO
- 11 Comuni dove si produce
- 1977 ettari di vigneti
- 13 milioni bottiglie
- 78% valore dell’export
I NUMERI DEL BARBARESCO
- 4 Comuni dove si produce
- 702 ettari di vigneti
- 4 milioni e 300 mila bottiglie
- 70% valore dell’export
SdP