
«La nostra Enoteca regionale non ha mai fatto della vendita di vino il momento centrale della sua attività. Ha sempre voluto essere una vetrina del mondo del vino di Barolo e della sua area. È il nostro modo di lavorare che l’emergenza Covid ha, purtroppo, azzerato e ridotto a uno “zerovirgola”. Una situazione insostenibile». Federico Scarzello, produttore vinicolo, da dieci anni presidente dell’Enoteca regionale del Barolo e con il terzo mandato ormai scaduto e “congelato” dalla pandemia («Ma davvero vorrei ci fosse un ricambio, non perché voglia abbandonare, ma perché arrivino nuove leve e idee» assicura) sintetizza così l’anno orribile che ha stravolto l’attività dell’ente che presiede.
«È stato un disastro – ammette -. Un’enoteca come la nostra vive sugli eventi, sulle manifestazioni e sull’accoglienza di turisti e appassionati che colgono le nostre iniziative di presentazione di vini. Noi prima della pandemia eravamo in grado di proporre quotidianamente degustazione di oltre una quarantina di etichette di nostri produttori. Negli eventi siamo arrivati a proporre anche 200 etichette. Il virus ha cancellato tutto e oggi siamo, in definitiva, fermi».
Sulle attività web e social Scarzello ha un’idea precisa: «So che molte realtà simili a noi hanno implementato questo ambito e hanno fatto bene relativamente alle aree e esigenze di territorio che sono diverse dalle nostre. Il taglio della mia presidenza è stato quello di intendere l’Enoteca regionale come una vetrina del territorio, del Barolo e dei vini di Langa. Non è il nostro mestiere principale quello di vendere vino. Quello o fanno i produttori con cui, infatti, c’è grande collaborazione. La missione dell’Enoteca regionale del Barolo, a mio avviso, deve essere quella di promuovere, valorizzare, far conoscere, presentare. Non dico che facciamo meglio di altri, dico solo che noi facciamo così e che lo ritengo corretto per il nostro territorio».
Un po’ di web e social però si è fatto, «Giusto per tenere i collegamenti e le comunicazioni con i nostri visitatori» spiega Scarzello e se gli si chiede quale evento gli sia dispiaciuto di più annullare risponde senza esitare: «La presentazione delle annate Barolo. Si fa da trent’anni e non averlo fatto ci è costato, in termini di promozione, ma anche affettivi e di amore per il nostro lavoro. Avremmo allestito un focus sulle annate 2016 e 2017, soprattutto la prima che è stata un’annata davvero eccezionale. Mi è spiaciuto non averla presentata come meritava».
Il futuro? «Speriamo in una riapertura definitiva e totale. L’estate scorsa qualcosa abbiamo fatto, ma dobbiamo rientrare in una nuova normalità per tornare a essere quello che siamo: il palcoscenico di uno dei vini simbolo del Piemonte e dell’Italia. Certo lo faremo in piena sicurezza, ma con le stesse modalità di prima della pandemia. Perché andare avanti così è davvero dura».
fi.l.