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Eno-filatelia. Poste Italiane celebra (e fa bene) Berlucchi, ma ignora (e fa malissimo) le bollicine piemontesi

Un francobollo per celebrare una grande azienda spumantistica bresciana, dimenticando, però,che il primo spumante d’Italia è nato in Piemonte cento anni prima di quella maison. Quella di Poste Italiane, che tutti gli anni elabora un programma filatelico consultabile on-line, è una gaffe enologica senza precedenti.

Non tanto per il riconoscimento, sacrosanto, ad una delle aziende, la bresciana Berlucchi, leader nella produzione di spumanti italiani brut, quando per il fatto, a nostro avviso ben più grave, di avere ignorato completamente la storia e le tradizioni del “Made in Italy” in materia di spumanti, dimenticando la culla della spumantistica italiana, cioè il Piemonte.

Essì perché è stato piemontese il primo spumante d’Italia, vinificato nelle Cantine Gancia nel 1865, ben un secolo prima della nascita del primo Franciacorta.

Ed è sempre piemontese lo spumante italiano più conosciuto e venduto al mondo, l’Asti docg che distribuisce ogni anno sui mercati nazionale ed estero circa 80 milioni di bottiglie che diventano quasi 100 con il Moscato d’Asti docg.

A questo punto Poste Italiane – che è azienda pubblica, in quanto per il 65% controllata dal Ministero dell’Economia (retto da Giulio Tremonti, nativo di Sondrio e professore universitario in quel di Pavia) e per il 35% dalla Cassa Depositi Prestiti, quella che, tra le altre cose, concede prestiti agli enti locali e che è presieduta dal milanese Franco Bassanini – dovrebbe spiegare perché per il suo primo eno-francobollo ha scelto un’azienda privata piuttosto che un’altra, magari con le stesse o addirittura superiori tradizioni e blasone enologico, e anche perché, in tema di vino made in Italy, non abbia pensato di dedicare un francobollo all’unico vino spumante italiano che gli stranieri anche non hanno clonato: l’Asti docg, coltivato in Piemonte, la regione più vinicola del Belpaese, su un’area di 10 mila ettari, a cavallo di tre province, con oltre 7 mila aziende agricole e 15 mila addetti coinvolti e un volume d’affari annuale di oltre 300 milioni di euro.

Insomma la dimenticanza di Poste Italiane è di quelle che non passano inosservate.

Infine un’ultima curiosità. Oltre al francobollo che celebra Berlucchi, in uscita il 5 novembre 2010, Poste Italiane ha diffuso, il 21 ottobre scorso, un altro sigillo postale in qualche modo legato al mondo dell’enologia, quello dedicato alla scuola di Enologia di Conegliano, in provincia di Treviso. Dove è nato e si è diplomato in Enologia l’ex ministro dell’Agricoltura e ora governatore del Veneto, Luca Zaia.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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  1. Ci risiamo, ecco che il mondo piemontese del vino si irrita. Non e’ mai venuto in mente a nessuno che il mondo del vino piemontese e’ capace solo di inalberarsi quando gli altri hanno iniziative????? Mai si precede o si realizza qualche bella pensata bensi sempre si critica l’iniziativa degli altri come in Parlamento. Ma perche’ le iniziative non nascono una volta, dico una volta, dai cervelli piemontesi???? Criticare dopo e’ molto piu’ semplice che creare.
    E poi Conegliano ed Alba vecchia diatriba, intanto Conegliano e’ sveglia ed Alba dorme.
    Niente di nuovo anche il questo caso. Fiera del tartufo a parte!!!!!!!!
    Bravo Berlucchi.

  2. Poste italiane ormai è diventata una società dove si vende di tutto, dalla carta per fotocopiatrice ai francobolli, dai conti correnti alle cariche per telefonini e anche la “pubblicità sui francobolli”, basta avere gli agganci e le motivazioni giuste. Sabato 17 dicembre 1932 nasceva in quel di Asti il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti. Nel 2012 il Consorzio compirà 80 anni. quale occasione migliore per farsi sentire. Facciamo una campagna in tal senso. il presidente Ricagno ha detto di avere gli agganci giusti a Roma. Se il Ministero accetta ,almeno 3 milioni di leccate (è il numero delle emissioni per un francobollo) all’Asti Spumante sono garantite.La consulta filatetica si riunisce verso la metà del mese di luglio. Vi è tutto il tempo necessario.
    Come vecchio filatelista,oltre cinquant’anni di collezione, ti garantisco tutto il mio appoggio, per il francobollo di Cesare Pavese si è fatto così. Buon Moscato d’Asti.

  3. Beh, Giovanni, non è proprio così. Le emissioni di nuovi francobolli sono autorizzate dal Ministero dello Sviluppo Economico, retto dal ministro Paolo Romani. Fu, però il suo predecessore, Claudio Scajola, a nominare i membri di Consulta e Commissione filateliche nazionali (questo il link: http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:8WBuaP4oL2UJ:www.governo.it/Notizie/Ministeri/dettaglio.asp%3Fd%3D56391+consulta+filatelica+nazionale&cd=3&hl=it&ct=clnk&gl=it) che hanno ruoli consultivi (la Consulta) e di scelta dei bozzetti (la Commissione). Da nessuna parte nel sito del Ministero, né in altri siti governativi e di Poste Italiane, si parla di domande da inviare. Se hai informazioni in questo senso fammele avere. Tuttavia anche se l’iter fosse quello che indichi la sostanza non cambierebbe, anzi sarebbe ancora più grave che Ministero, Consulta e Commissione si siano affidati ad una “domanda” per confezionare un bello spot ad un’azienda privata pagato con soldi pubblici. O no?

  4. per avere un francobollo dalle poste bisogna fare la domanda alla consulta che stabilisce le emissione per l’anno a venire. se non si fa la domanda a nessuno viene in mente di emettere il francobollo.

  5. forse viene pubblicato con la scuola enologica di Conegliano perchè quella di Alba (non meno importante, a mio avviso) non è stata luogo di studi (per fortuna o purtroppo) del nostro presidente leghista Roberto Cota..o perchè non è la terra di orgine di altri politici illustri (vedi il sopracitato Tremonti).

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