
I rumors si erano diffusi in queste settimane, ma ieri è arrivata la conferma: i banchieri francesi lanciano in Cina un fondo di investimento legato ai grandi vini di Francia, a cominciare dal Bordeaux. L’articolo pubblicato sul Cina Daily, uno dei più diffusi quotidiani cinesi stampato anche in inglese, non lascia dubbi.
Vi si legge che: «Société Générale SA, uno dei principali Istituti finanziari francesi, prevede di lanciare un fondo di vino in Cina».
Il prodotto finanziario è dedicato ai nuovi ricchi che nel Paese dei mandarini stanno crescendo a ritmo vertiginoso. Secondo il Global Wealth Management di Merrill Lynch, infatti, nel 2009, in Cina c’erano 364 mila ricchi con un patrimonio stimato in più di un milione di dollari patrimonio investito, il quarto dato nel mondo. Per China Daily, Société Générale sarà «il primo gruppo finanziario d’oltremare finanziario a lanciare un eno-fondo sulla terraferma cinese». E sarebbero già in corso trattative con China Banking Regulatory Commission circa dettagli per il rilascio del fondo.
A differenza di strumenti di investimento tradizionali, come azioni e obbligazioni, il fondo di vino è considerato un veicolo di investimento alternativo.
I tassi di interesse, secondo gli analisti, variano tra l’8 e il 12% a seconda della qualità dei vini e delle modalità di acquisto che possono essere eseguite anche “en primeur”, cioè prima dell’imbottigliamento.
La Industrial and Commercial Bank of China e China Citic Bank ha iniziato a fornire i prodotti finanziari che investono in vino, in collaborazione con Chateau Junding nel 2008.
Fin qui la notizia che riguarda questo nuovo asse vinicolo-finanziario tra Francia e Cina.
C’è da augurarsi che, sulla spinta dell’Expo di Shanghai che chiuderà i battenti proprio a fine mese e al di là dei soliti slogano un po’ sciocchi («l’Italia del vino supera la Francia» – «Lo spumante italiano meglio dello Champagne»), i banchieri italiani siano tanto intelligenti da considerare i vini italiani – Barolo e C. – non solo strenne natalizie, ma vere risorse economiche da vendere a chi, come i consumatori cinesi, ama l’Italia, la sua cultura, il suo paesaggio e i suoi prodotti tipici, vino in testa.
La Cina di oggi in questo video di Vittorio Ubertone realizzato il 4 ottobre 2010 nel
HuaShengJiangQuan Hotel nella citta’ di Linyi
Sdp
http://www.winenews.it/index.php?c=detail&id=20794&dc=15&bn=1
Beh visto come siamo “bravi” a gestire le cose forse è meglio che non stiamo neppure alla porta….ma la Cina non era la nuova fontiera=