“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione” la frase, attribuita al sociologo e filosofo Zygmunt Bauman, illustra in modo perfetto quello che sta accadendo in questo periodo storico così nefasto.
La pandemia globale ha, infatti, dimostrato come la comunicazione sia alla base non solo della globalizzazione, ma anche della tutela di molte attività umane vitali come, per esempio, la salute.
Una costante condivisione delle informazioni e una loro corretta comunicazione (termine che non a caso deriva dal latino e significa mettere in comune, far partecipe) sono alla base dell’evoluzione umana.
È chiaro, per contro, come l’assenza di comunicazione crei involuzione, decrescita e, in ultima analisi, arretratezza e pericolo.
Se si applica questo concetto all’economia di vedrà che, in caso di depressione, una società condizionata e condizionabile dalla comunicazione, non può fare a meno in alcun modo della circolazione delle notizie (al netto delle fake news, ovviamente).
In una comunità umana dove media, tradizionali e non, restano le colonne dell’aggregazione, tagliare ogni forma di comunicazione, persino quella pubblicitaria, sarebbe non solo scellerato, ma anche di un oscurantismo degno dei periodi più bui della storia dell’Umanità.
In questo senso il mondo dell’agroalimentare italiano, quello che più di altri al mondo è caratterizzato dalla biodiversità, dalle specialità e dalle sane differenze varietali, deve darsi, in questo periodo più che mai, l’imperativo categorico di comunicare la propria unicità.
È questo il momento giusto per comunicare quanto il vino, la frutta, le verdure, il pane, la pizza, la pasta, il grano, la polenta, i dolci, la carne, il pesce, la cucina, la musica, l’arte, la tecnologia, la scienza, i paesaggi, l’acqua, il cielo, il mare e la terra d’Italia siano unici, rari, diversi da altri, persino da quelli che sembrano più vicini a noi.
È questo il momento giusto per dire a tutti, anche a noi stessi, che quello che facciamo non è uguale a quello che fanno altri, perché, semplicemente, lo facciamo con una passione, una cultura, una sensibilità, un animo e un amore che sono originali, cioè solo nostri.
Parafrasando, ancora una volta, l’indimenticabile Steve Jobs, fondatore di Apple Computers e genio tecnologico dell’ultimo millennio, possiamo certamente dire che “comunicare in tempo di crisi equivale a costruirsi delle ali mentre tutti gli altri precipitano”.
In modo più diretto si potrebbe dire anche che chi rinuncia alla comunicazione in questi tempi difficili è un po’ come il marito di quel proverbio popolare che si autoinfligge una grave mutilazione per far dispetto alla moglie.
fi.l.