Editoria. La ristampa de “Lettere a mamma Margherita dalla Corte Sabauda” di Niccola Gabiani

inserito il 21 Marzo 2017

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Abbiamo piacere di ospitare una presentazione di  Giovanni Angelo Maria Burini (maieuta e bibliofilo) che volentieri pubblichiamo

Amo i libri.

Tutto quello che l’intelletto dell’homo sapiens ha concepito nel corso della sua evoluzione è reperibile in questi contenitori cartacei che chiunque può consultare ogniqualvolta lo desideri e portare seco in qualsiasi luogo.

La fortuna dei libri dipende da chi li legge, come ci insegna Terenziano Mauro con il suo detto lapidario: pro captu lectoris habent sua fata libelli.

E a questo proposito, fra le migliaia di libri che possiedo – ahimè non tutti ancora letti – un libellus in particolare mi è caro, forse perché donato dall’Autore al mio amato nonno, forse perché il suo contenuto ha sollecitato in particolar modo la mia attenzione, forse perché è addirittura riuscito talvolta a commuovermi, forse perché mi è semplicemente piaciuto.

Si tratta di: Lettere a Mamma Margherita dalla Corte Sabauda, un libricino – così definito dal suo curatore Niccola Gabiani, insigne storico astigiano – che accoglie un’esigua parte della corrispondenza intercorsa fra Teofilo Barla, migrato da Asti a Torino e la madre Margherita Occhiena.

Come nel più avvincente racconto scritto da un valente drammaturgo ottocentesco, Teofilo, orfano di padre, con un sotterfugio è costretto a interrompere gli studi e, tredicenne, viene inviato a lavorare come sguattero presso le cucine di Casa Savoia.

Tutto ciò accade per volere dell’amante della madre, avvenente trentatreenne e vedova da 11 anni.

Un terribile segreto opprime da anni la donna, prima trepidante fidanzata di Jean Baptiste Barla, poi sua appagata sposa, dopo alcuni anni costretta a vivere in casto cordoglio, in seguito sedotta da un ufficiale sabaudo (tale Filiberto Bodritti) e infine da lui abbandonata.

Il suo cuore materno cesserà di battere quando sarà costretta dagli eventi a svelare al figlio quello che è riuscita a celare per tanto tempo.

Purtroppo Teofilo ritiene che la morte dell’amata genitrice sia stata causata dal fatto di averle scritto che egli soffre immensamente per una disgrazia occorsagli nell’espletamento del suo dovere: nel corso di un banchetto – all’agognata presenza del re Vittorio Emanuele II – i guatteri che da lui dipendevano hanno presentato maldestramente sul desco una polenta acconciata alla moda della Valle di Aosta, così come fatta da lui preparare nel freddissimo febbraio del 1851 per i nobili ospiti, reduci da una estenuante battuta di caccia.

Oltre a ciò, dalle sue lettere traspare senza dubbio che è affetto da un serio disturbo ossessivo compulsivo in ambito religioso e da depressione ansiosa causatagli da tutta una serie di sfortunatissime circostanze che hanno praticamente annientato la sua vita.

Teofilo Barla – che nonostante tutto eccelle nel suo lavoro fino al punto di diventare Maître Pâtissier et Confiseur Royal e collaboratore del Capo Cuoco e Pasticcere di Casa Savoia di Giovanni Vialardi – a causa dell’accennato nefasto evento viene severamente punito fino a essere, tempo per tempo, addirittura esiliato dalle cucine sabaude e confinato nelle stalle della Reale Palazzina di Caccia di Stupinigi in qualità di stalliere di lettiera.

Alcuni anni dopo – umiliato, offeso, inselvatichito e ridotto in povertà viene braccato dai Carabinieri Reali per essere stato colto nell’atto di pescare di frodo.

Nell’insano tentativo di fuga, egli incespica e annega nel Sangone, un fiume che scorre nelle vicinanze, così come accadde a suo padre che perì nelle acque del fiume Tanaro le cui sponde lambiscono Asti: un tragico e beffardo destino che ha accomunato genitore e figlio.

Ma non mi divulgherò oltre: la prima delle lettere inviate a mamma Margherita di cui siamo in possesso è del gennaio 1848.

In questa, come nelle successive, tra i due corrispondenti è presente una sorta di mediatore culturale: il parroco Antonio Maria Tellini che svolge caritatevolmente lo stesso incarico del suo predecessore – il curato Carlo Felice Tonso del Capitolo dell’Insigne Collegiata di San Secondo di Asti – che, come ricorda Teofilo alla madre, «leggeva a te le missive ch’io ti scriveva e scriveva in tua vece quelle ch’io leggeva».

In questa lettera, come nelle successive, vengono narrate molte vicende accadute all’esule astigiano, alcune che gli hanno procurato infinita gioia, altre che lo hanno gettato nel più profondo sconforto.

Nel carteggio si accenna a come egli sia pervenuto a realizzare alcune ricette che hanno ottenuto grande successo presso la corte sabauda, si narra di come sia stato spettatore e talvolta protagonista di importantissimi eventi storici accaduti nella prima metà del XIX secolo e vengono anche menzionati alcuni incontri che ha avuto con diversi personaggi, anche di altissimo rango.

Niccola Gabiani ha ritrovato queste lettere nel dicembre del 1930: di come ciò sia accaduto ne scrive diffusamente nella sua introduzione a Lettere a Mamma Margherita dalla Corte Sabauda; però lo storico non ha avuto certamente l’occasione di leggere il libro che Teofilo Barla pubblicò nel 1854, titolato Il confetturiere, l’alchimista, il cuciniere di Real Casa Savoia, in quanto non ne fa menzione.

D’altronde, di questa opera – fieramente osteggiata dalla corte sabauda – si erano perse le tracce fino a pochi anni fa, fintanto che nel dicembre del 2004 una sua copia venne rinvenuta presso il 1° Salone del libro usato, Fiera di Milano, padiglione n. 3.

Il sottoscritto ha avuto la buona ventura e il piacere di leggere entrambe le pubblicazioni e a seguito di tanto gentili quanto reiterate richieste, ha accondisceso a concedere che l’introvabile libricino (forse oramai quasi un unicum) potesse essere utilizzato per una ristampa anastatica no profit di 100 esemplari, tanti quanti ne furono stampati nel 1933.

Il testo è anche accessibile sotto forma di eBook, in considerazione del fatto che questo benemerito sito web che ha richiesto e benevolmente accolto le mie considerazioni, ha già offerto ai suoi numerosissimi followers la consultazione gratuita online de Il confetturiere, l’alchimista, il cuciniere di Real Casa Savoia.

 

Giovanni Angelo Maria Burini

(maieuta e bibliofilo)

 



Lettere a mamma Margherita dalla Corte Sabauda

Una ricerca dello storico astigiano Niccola Gabiani, edita nel 1933, intitolata Lettere a mamma Margherita dalla Corte Sabauda: un libro ormai introvabile che raccoglie la corrispondenza inviata dal cuoco di Casa Savoia Teofilo Barla alla madre dal gennaio 1848 all'aprile 1851.

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                                                 Lettere a mamma Margherita dalla Corte Sabauda


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