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Ecco che arriva il SuperGavi, tra tappo raso e bollicine, che punta a conquistare i palati fini di Italia e mondo

Ne parlano in pochi, ma il Gavi, celebrato vino bianco docg piemontese da uve cortese, è al centro di una rivoluzione. Con due nuove tipologie: il Gavi Riserva e un Riserva Metodo Classico. L’intenzione è chiara: entrare a pieno titolo nel gotha  delle bollicine a fermentazione naturale, come Alta Langa, Franciacorta e vari trentini e veneti insieme a piccole produzioni sparse per lo Stivale, e nel contempo blindare una nicchia di Gavi selezionato, insomma un SuperGavi che faccia la concorrenza ai bianchi del Nord Est e, perchè no, anche a tedeschi e francesi.

Intanto dal Consorzio di tutela, guidato dall’industriale cuneese, Gianni Martini, hanno diffuso una nota. Eccola: «E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 258 del 4 novembre 2010 il decreto 14 ottobre 2010 che modifica il Disciplinare di Produzione del Gavi docg a partire dalla vendemmia 2010. Il precedente testo normativo – datato 1998 – è stato aggiornato per recepire la Carta dei Principi della Regione Piemonte che prevede norme restrittive per le cantine che rivendicano la “vigna” e per semplificare le procedure amministrative per i produttori di Gavi Spumante. Tuttavia lo scopo principale della revisione del vecchio Disciplinare consiste nell’introduzione di due nuove tipologie: il Gavi docg Riserva e il Gavi docg Riserva Spumante Metodo Classico. I due Riserva sono stati pensati appositamente come produzioni di eccellenza che rappresentino il biglietto da visita del produttore in Italia e all’estero. La resa del Gavi Docg Riserva ( sia fermo che spumante ) è infatti molto inferiore a quella del Gavi docg attualmente in commercio: 65 quintali per ettaro invece di 95. Anche la gradazione minima del vino passa da 10,5 % vol a 11,0% vol; l’acidità totale minima da 5 a 6 g/l e l’estratto non riduttore minimo da 15 a 17 g/l. Inoltre i vigneti rivendicati a docg Riserva saranno produttivi al 100% a partire dal 7° anno di impianto e non dal 3° come accade per il Gavi docg e sarà necessario specificare per il Riserva la vigna da cui provengono le uve. Il Gavi docg Riserva  prevede un anno  di  invecchiamento,  di  cui  sei  mesi  di affinamento  in bottiglia; il periodo  di  invecchiamento  decorre  dal  15  ottobre successivo  alla  vendemmia  al  14 ottobre  dell’anno   seguente; l’immissione in commercio è consentita  dal  1 novembre  dell’anno successivo alla vendemmia. Il Gavi docg Riserva  Spumante metodo classico prevede due anni di invecchiamento a decorrere  dal 15 ottobre  successivo  alla  vendemmia,  di  cui  diciotto  mesi  di permanenza sui lieviti in bottiglia. Infine – allo scopo di superare l’annosa querelle tra Gavi e Gavi del comune di Gavi e consentire alle aziende di tutti i comuni della Denominazione di presentarsi sul mercato con un prodotto che punti esclusivamente al top della qualità, indipendentemente dal comune in cui i vigneti sono situati – per le due tipologie del Riserva è vietata la rivendicazione del comune di provenienza delle uve. Ne consegue che mentre si trova sul mercato il  Gavi docg del comune di Gavi, di Bosio, di Tassarolo ecc. , le due tipologie del Gavi docg Riserva non recheranno in etichetta alcuna specifica del comune di provenienza delle uve».

La nota del Consorzio spiega anche dove si vuole arrivare con queste nuove tiplogie di Gavi: «Nel panorama della globalizzazione ed estrema competitività del mercato globale – è scritto -, lo sviluppo della denominazione è possibile solo puntando sulla promozione di questo vitigno autoctono e sulla produzione di eccellenza che lo distingue da altri vini bianchi». Il che dovrebbe essere valido per tutti gli altri vitigni autoctoni del Piemonte.

Sdp

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