Abolizione, salvo i diritti acquisiti, della possibilità di imbottigliare Barolo e Barbaresco fuori dalla zona di produzione e vinificazione, e reciprocità delle due aree di Barolo e Barbaresco, che comprendono rispettivamente 11 e 4 Comuni, a vinificare le rispettive docg ampliando questa possibilità alle intere superfici dei Comuni interessati.
Sono queste le principali proposte presentate ieri sera (22 gennaio) nella sala consigliare del Municipio di Barbaresco (Cuneo) nel corso di una assemblea indetta dal Consorzio presieduto da Matteo Ascheri e diretto da Andrea Ferrero.
Ma perché questa assemblea (una ci sarà anche questa sera, 23 gennaio, a Barolo)? Lo ha spiegato Ascheri che ha dato conto della segnalazione arrivata dalla Camera di Commercio Italoamericana in cui si informava che un’azienda USA aveva acquistato una piccola partita di Barolo sfuso, tutto vino regolarmente certificato, che poi sarebbe stata trasportata negli USA e quindi imbottigliata e venduta.
Il fatto, secondo l’informativa, avrebbe causato la reazione di altri importatori di vino perché, del tutto legittimamente secondo le regole attuali del disciplinare, l’azienda in questione, con il trasporto dello sfuso in terra americana, avrebbe evitato i passaggi da importatore e distributore per arrivare al rivenditore. Per la Camera di Commercio Italoamericana questo potrebbe prefigurare un comportamento di concorrenza sleale in quanto taglierebbe i costi consentendo di proporre Barolo a prezzi inferiori rispetto a quello importato e distribuito attraverso terzi soggeti.
Da qui la segnalazione al Consorzio e l’invito a porre rimedio. Quale? Restringendo la possibilità, oggi libera, di imbottigliare il Barolo (e il Barbaresco) in vari Paesi nel mondo e di fatto consentendo la vendita di Barolo solo imbottigliato nella zona di produzione e vinificazione.
«Dobbiamo restringere l’area di imbottigliamento, fatte salve le deroghe già attive, e farla coincidere con la zona di produzione e vinificazione. È una cosa prevista dal Testo Unico sul Vino ed è una decisione da prendere subito e che, però, richiederà tempo, da due a tre anni, per essere approvata da Torino, Roma e Bruxelles ed essere operativa. Per questo la proponiamo ai nostri associati in modo che possano votarla insieme ad altre disposizioni» ha detto Matteo Ascheri.
La raccolta delle firme sarà avviata nei prossimi giorni e dovrebbe coinvolgere, oltre al Consorzio, anche le associazioni di categoria. La speranza è di arrivare in poco tempo al quorum necessario per avviare la richiesta di modifica del disciplinare.
E se per quanto riguarda la blindatura della zona di imbottigliamento ieri sera a Barbaresco sembra esserci stata suna sostanziale concordanza dei produttori presenti, circa un centinaio, l’ipotesi di reciprocità di vinificazione tra le due aree docg, quelle di Barolo e Barbaresco, allargando di fatto a 15 Comuni totali la mappa, ha sollevato qualche dubbio.
Ha detto Ascheri: «Insieme ad altre modifiche secondarie dei disciplinari, come l’entrata in vigore delle menzioni comunali, la possibilità di grandi confezionare formati fino a 15 litri e l’abolizione, causa cambiamenti climatici, a coltivare nei versanti a Nord, proponiamo l’ampliamento e la reciprocità di vinificazione tra le aree docg Barolo e Barbaresco. È un’ipotesi opinabile, ma che a nostro avviso sarebbe utile per la filiera, e proponiamo ai produttori la modifica del disciplinare in questo senso».
Su questo tema a Barbaresco le diverse anime dei produttori si sono palesate. C’è stato chi ha chiesto se veramente sia questo il momento di attivare queste modifiche al disciplinare, chi si è dichiarato contrario alla reciprocità di vinificazione dichiarando forti dubbi sull’allargamento della zona di vinificazione agli interi territori comunali delle rispettive zone e chi, al contrario, ha auspicato il tandem Barolo-Barbaresco in nome di un futuro delle denominazioni che va tutelato magari allargando al Roero.
Insomma la discussione è in atto e nei prossimi giorni, con la raccolta firme, si capirà cosa intendono fare i produttori e come si presenterà il futuro di aree vinicole che qualcuno, ieri sera a Barbaresco, non ha esitato a definire “perle” del Piemonte vitivinicolo.
Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)