Dezzani e Rocca, matrimonio enologico da 12 milioni di bottiglie

inserito il 21 Gennaio 2009

Piemonte e Lombardia uniti in un gruppo enologico da 12 milioni di bottiglie e con vigneti tra Piemonte, Puglia e Sicilia. Luigi Dezzani, contitolare della maison con sede a Cocconato, nel Nord dell’Astigiano ha confermato a Sdp le indiscrezioni su un accordo con la brianzola Rocca. L’intesa verrà presentata ufficialmente a febbraio, ma Sdp ha intervistato in anteprima il produttore astigiano che è stato anche presidente del Consorzio di tutela dei vini d’Asti e del Monferrato.

(Sdp) Luigi Dezzani, insomma c’è l’accordo tra Fiat e l’americana Chrysler, Barak Obama s’insedia alla Casa Bianca e ora Dezzani si accorda con i lombardi Rocca per la creazione di un polo inedito nel panorama enologico italiano…

«Non farei paragoni azzardati e così iperbolici. Però sì è vero l’intesa con Rocca è maturata in questi mesi e si avvia a diventare un passo importante non solo per la nostra azienda, ma, credo, per il settore dell’imprenditoria vinicola piemontese e italiana»

(Sdp) I termini della matrimonio brianzolo-astigiano?

«Top secret, ovviamente. Posso solo dire che Rocca conta su una bella e avanzatissima sede di produzione in quel di Agrate Brianza affiancata all’azienda agricola a Leverano, nel cuore del Salento. Lì ci sono 150 ettari vitati con produzioni èpregiate di vitigni “autoctoni” come Negroamaro, Malvasia Nera e Primitivo che sono destinati alla produzione dei vini tipici della zona, in particolare il Leverano doc. A questi bisogna aggiungere una novantina di ettari di proprietà nostra, parte nell’Astigiano e parte, citrca 40 ettari, in Sicilia, collegati all’azienda Rudinì»

(Sdp) Cosa c’è alla base dell’intesa Dezzani-Rocca?

«Intanto la volontà di fondare un unico soggetto imprenditoriale sotto la denominazione Dezzani. Noi astigiani forniremo la nostra esperienza in materia di produzione e commercializzazione, Rocca darà supporto tecnico e logistico. La forza di entrambi è nelle proprietà dei vigneti in aree strategiche»

(Sdp) Lei è stato anche presidente del Consorzio dei vini d’Asti e del Monferrato. Come vede la situazione del vino italiano ora, anche alla luce della crisi internazionale?

«Il vino italiano tiene, per ora. Ma la situazioen è frastagliata. Ci sono regioni dove i costi di produzioni più bassi aiutano a superare le criticità, altre, come il Piemonte, dove invece è più difficile cavarsela. Ci vorrebbe più semplicità e chiarezza»

(Sdp) Invece in Piemonte si lanciano nuove doc, come quella d’Alba…

«Non sono d’accordo. Vorrei invece che si arrivasse in tempi brevi alla definizione di un’unica doc Piemonte. Sembra che ci sia unità d’intenti, ma i piemontesi, si sa non sono bravi a fare squadra».

Filippo Larganà – filippo.largana@libero.it

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