Degustazione. Il mondo Alta Langa in assaggio. La conferma: è un grande vino spumante che va promosso e valorizzato. Ditelo (e riditelo) ai piemontesi

inserito il 13 Maggio 2021

Tutto, o quasi, il mondo Alta Langa in degustazione in una sola volta. Non capita spesso e se capita è in una giornata di maggio che sembra ottobre, con la collina di Cocconato, splendido centro rurale nel Monferrato Astigiano, persino avvolta da una parvenza di nebbia che rende improbabile una primavera arretrata e ancora ingabbiata nell’emergenza pandemica.
L’invito del Consorzio dell’Alta Langa, uno dei vini più iconici del Piemonte, ha indicato l’azienda del presidente consortile, Giulio Bava, come sede della degustazione. «Solo per motivi logistici» spiegherà senza che, in realtà, ce ne sia davvero bisogno, lo stesso Bava che, da perfetto padrone di casa, introdurrà l’Alta Langa con la semplicità sabauda che contraddistingue, con i vantaggi e gli svantaggi del caso, molti produttori piemontesi. Dice: «Il progetto di un Metodo Classico da uve chardonnay e pinot nero è partito con una manciata di aziende. Oggi siamo quasi una cinquantina e altri chiedono di entrare in Consorzio. C’è molta attenzione. I mercati stanno rispondendo bene. La pandemia non ha certo aiutato, ma di segnali positivi, in Italia e all’estero, ce ne sono. Del resto il potenziale della prossima annata di Alta Langa è di quasi tre milioni di bottiglie. Non grandissimi numeri, certo, ma la nostra identità e quello che vogliamo essere e diventare è tutto lì: un Metodo Classico made in Piemone che ha qualità e carattere con standard rispettati da tutti i produttori i quali, nel rispetto delle differenze individuali, restano ancorati a un livello molto alto». Un manifesto “accademico” confermato dagli assaggi che, pur non essendo il focus di questo blog, hanno evidenziato vini tra i quali è stato difficile trovare difetti o, meglio, caratteristiche magari lontane dal proprio gusto. Perché di questo si tratta, di gusto, un fattore, per sua definizione, non omologabile, qualsiasi sia la fonte. Dunque gli Alta Langa sono piaciuti. Alcuni di più di altri. È normale. Per tutte le etichette, tuttavia, è valsa una certezza: l’Alta Langa docg è una delle risorse del Piemonte vinicolo e, in quanto patrimonio territoriale, è vino che va difeso, valorizzato e promosso. Il Consorzio fa la sua parte e fa fuoco con la legna che ha a disposizione, ma c’è bisogno anche del contributo di tutti, dai vignaioli alle istituzioni, dalle Case spumantiere alle aziende vitivinicole fino alle associazioni di categoria. E persino i piemontesi dovrebbero essere testimonial di questo loro grande e nobile Metodo Classico, magari insieme ad altri vini e spumanti e perfino al di là delle solite notissime tipologie. In Piemonte, ça va sans dire, queste sinergie non sono scontate. Forse il difficile momento che stiamo attraversando indurrà a qualche riflessione. C’è da augurarselo. Qui di seguito la nostra videointervista a Giulio Bava. Immagini e riprese sono del nostro Vittorio Ubertone

Filippo Larganà
(filippo.largana@libero.it)

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