
Sul tema dei dazi che gli Stati Uniti di Trump vorrebbero applicare a molti prodotti agroalimentari italiani tra cui il vino e i formaggi più di una critica è stata rivolta alle organizzazione di categoria colpevoli, secondo alcuni, di non essersi interessate dell’argomento.
Abbiamo girato critiche e domande a tre rappresentanti piemontesi di altrettante sigle che rappresentano gli interessi degli agricoltori italiani: Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia, astigiano e agricoltore egli stesso, non ci sta. Al telefono da Roma lo dice chiaro: «Da agricoltore, italiano e piemontese capisco i timori e le ansie dei colleghi produttori, ci mancherebbe, ma non ci sto a sentirmi dire che come Cia non abbiamo fatto nulla. Da mesi abbiamo fatto azioni e inviato relazioni e messaggi ai commissari europei, passati e presenti, che si occupano di Agricoltura. Certo non abbiamo fatto pubblicità a questa attività perché convinti che si debba lavorare così. Intanto c’è da precisare che i dazi ancora non sono stati applicati. Se lo saranno vedremo come. Mi spiego: il contenzioso parte dalla questione Airbus-Boeing in cui l’Italia ha responsabilità limitate rispetto ad altri partner come Germania, Francia e Spagna che, infatti sono state sanzionate in modo diverso. Detto questo non c’è dubbio che Bruxelles debba prendere in mano la questione e gestirla al meglio. Noi siamo pronti da tempo a dare supporto, ma la voce deve essere quella della Ue perché il confronto non è Unione Europea-Usa».
Anche Enrico Allasia, presidente regionale Confagricoltura Piemonte, circoscrive la crisi al rapporto da Ue e Stati Uniti e precisa il ruolo delle organizzazioni di categoria: «Facciamo gli interessi degli agricoltori, ma possiamo ben poco su questioni internazionali quando abbiamo tutto il nostro daffare per riuscire a gestire progetti a livello nazionale ed europeo. Tuttavia non siamo stati con le mani in mano. Anche noi abbiamo inviato lettere alla commissione europea. È lì che si gioca la partita tra Ue e Usa. E ai commissari Ue abbiamo fatto notare, anche attraverso la nostra presidenza nazionale, che il comparto agricolo europeo e italiano non può permettersi altre crisi che ne comprimano la crescita e il lavoro. L’Europa non aiuta molto la sua agricoltura con leggi e decisioni qualche volta controproducenti, le sacrosante scelte ambientaliste di Governi e agricoltori europei non ci rendono competitivi rispetto ad altre realtà meno rigorose con produzioni più di massa e a buon mercato rispetto alle nostre, inoltre i redditi agricoli spesso non sono in grado di pagare le spese di produzione. In questo scenario una guerra dei dazi sarebbe devastante. A questo punto sarebbero decisivi gli accordi bilaterali tra Nazioni e l’Europa deve prendersi carico di queste istanze».
Per quanto riguarda la Coldiretti il presidente nazionale, Ettore Prandini, che nel sottolineare l’impegno a livello nazionale e internazionale per sventare una minaccia devastante per il Made in Italy agroalimentare, ha detto: «Ci sono le condizioni per avviare un dialogo costruttivo ed evitare l’acuirsi di uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati». Per i rappresentanti Coldiretti piemontesi ecco le dichiarazioni del presidente di Asti, Marco Reggio, che ha detto: «Un’eventuale introduzione dei dazi sul vino sarebbe una vera disdetta. Anche perché, in questi ultimi anni, molte Case vinicole dell’Astigiano hanno cercato di intensificare i rapporti con gli Stati Uniti, per sopperire alle contrazioni delle vendite registrate in Germania e in altri stati stranieri. Occorre infatti notare come gli Stati Uniti siano il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore».
Intanto il 13 gennaio il Parlamento Usa dovrà esprimersi sulla proposta di Trump e se darà l’ok i dazi entreranno in azione già il 15 febbraio. Insomma il tempo più che mai stringe.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)