
Mancano poche ore all’entrata in vigore dei dazi che il presidente Trump ha minacciato/annunciato sul vino europeo. Come è prevedibile s’intrecciano voci e sussurri sulle ricadute negative che le extratasse avranno sul mondo del vino made in UE. Proviamo a riassumerle qui.
Fatti salvi gli appelli alla diplomazia vinicola e non lanciati da enti e associazioni di categoria con la UIV, l’Unione Italiana Vini, che raggruppa le imprese del vino, che stima in un miliardo di euro il danno per il solo vino italiano in caso di dazi del 25% (ma Trump li ha minacciati addirittura nell’ordine del 200%), gli operatori sul campo hanno atteggiamenti diversi. Alcuni esportatori e produttori italiani raccontano di approcci altalenanti, tra attendisti e fatalisti. «Parliamone dopo il 2 aprile» dice sospirando un importatore di vino italiano e racconta di colleghi che hanno partite di vino, con ordini che erano già confermati, che sono ferme, ma anche di altri che hanno fatto viaggiare il vino italiano verso USA ignorando ogni allerta.
Chi avrà ragione e cosa accadrà al vino europeo? «Lo sapremo solo dopo il 2 quando l’amministrazione americana svelerà modi e percentuali dei dazi» insiste l’importatore. Poi c’è l’analisi di un produttore piemontese che ha un decennale rapporto con il mercato americano e racconta: «So di partite di vino ferme, ma i miei importatori americani non solo allarmati. Se i dazi ci saranno, e vedremo di quale entità, dovremo adattarci» dice fatalista, ma poi osserva come i dazi sul vino europeo potrebbero danneggiare molto di più gli USA che non l’Europa. Perché?
«Perché gli americani hanno costruito sull’importazione di vino europeo, in particolare su quello italiano, un enorme business che triplica il volume generato in Europa». Sul vino italiano non guadagnano solo le Cantine produttrici, ma anche gli importatori, i distributori e, in ultimo, i venditori al dettaglio come enoteche e ristoranti. Che danno lavoro a milioni di lavoratori americani e che sono una vera e fortissima lobby economica. Se dunque Trump metterà dazi distruttivi potrebbe mettere in crisi non solo il mondo del vino europeo, ma anche un comparto importante della propria economia nazionale. I timori in terra americana in questo senso sono già stati espressi (leggi qui).
Sarebbe quindi logica una mediazione che porti almeno a dazi limitati. Resta da chiedersi, però, quale logica l’amministrazione Trump abbia intenzione di perseguire, se quella della guerra commerciale protezionistica o quella della mediazione. Non resta che attendere ancora 48 ore.
fi.l.