I vini italiani esportati in russia saranno tassati come quelli francesi e spagnoli. Lo ha annunciato Lamberto Vallarino Gancia, presidente Federvini che ha assicurato il dietrofront dei doganieri russi. Tutto era cominciato con l’annuncio, qualche giorno fa, di un’impennata dei dazi applicati dalla Federazione Russa ai vini stranieri. Dal 4 luglio per i vini italiani il livello minimo del cosiddetto “custom profile” era stato fissato a 3 dollari per litro, 1,60 euro per le bottiglie da 0,75 e 2,12 euro per quelle da un litro.
Per i vini francesi e spagnoli, però, il valore era stato fissato a 1,22 euro al litro e 0,80 euro per la bottiglia da 0,75.
Una disparità che per le etichette italiane avrebbe comportato un aumento del prezzo finale pari al 30%, contro un massimo del 12% per i vini francesi e spagnoli con evidenti ripercussioni negative sull’export di vino italiano in Russia cresciuto, negli ultimi due anni, del 66,9% in volume, 59,4% in valore, e del 41,7% in volume e 91% in valore nel primo trimestre del 2011.
Dall’Italia era salito verso Mosca un coro di proteste. Sindacati rurali sul piede di guerra, ministeri in fibrillazione, persino appelli a Berlusconi affinché intercedesse nei confronti di leader russo Putin.
Quindi la schiarita. «I dazi sul vino italiano sono stati equiparati a quelli francesi e spagnoli. Ho ricevuto proprio da poche ore la notizia ufficiale» ha assicurato nel corso di un incontro con la stampa, il 15 luglio, Lamberto Vallarino Gancia.
L’eno-diplomazia ha funzionato – si sarebbe speso in prima persona il Ministro Romani – e il vino italiano potrà competere alla pari con i sui diretti concorrenti. Speriamo.
Sdp