Dalla crociata anti-kebab alla legge contro i furbetti del dehor abusivo (e poco pulito). Il punto di Sdp sull’ennesima bufala mediatica sul mondo del cibo di strada. Che qualcuno cavalca anche in Piemonte

inserito il 4 Maggio 2009

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Per la serie “cerchiamo di capirci qualcosa” oggi noi di Sdp parliamo della cosiddetta legge anti-kebab, quella che, secondo alcuni, vieterebbe di mangiare per strada. A collegare il Sapori del Piemonte con questo argomento due cose: Vittorio Castellani, alias Chef  Kumalè, cioè uno dei più interessanti e vulcanici cuochi e gastronomi nomadi piemontesi, innamorato delle cucine del mondo oltre che di quella italiana; e, appunto, la legge approvata recentemente dalla Regione Lombardia e che è stata battezzata dai media legge anti-kebab perché, almeno a sentire servizi tv e leggere articoli di giornali, vieterebbe di mangiare per strada con multe salate. Noi di Sdp ci siamo chiesti se fosse vero o non fosse la forzatura di alcuni colleghi giornalisti sempre a caccia di titoli “forti”. Ad aumentare i nostri dubbi la “sparata” di Chef  Kumalè che in questi giorni, sulla sua newletter annuncia una serata sul kebab in quel di Settimo Torinese con parole di fuoco (non sarà perché la legge lombarda è stata voluta dalla Lega) che riportiamo di seguito: «…alla Casa dei Popoli: Kbb libre, lo spiedone rotante turco in tutte le salse! Mercoledì 6 maggio, ore 19.00 – 21.30 alla Casa dei Popoli [Settimo torinese]. Il Doner Kebab, piatto simbolo della cucina di strada del vicino Oriente, dopo aver conquistato il mondo intero è approdato in Italia, dove è diventato oggetto di una nuova crociata integralista, animata da nazionalisti ortodossi e xenofobi, contro gli Infedeli del Gusto. Scopriamone la storia, i segreti, le ricette e le salse tradizionali con cui si accompagna in questa Officina curata da Chef Kumalé…».

Crociata integralista? Nazionalisti ortodossi e xenofobi? Infedeli del gusto? Parole forti, caro Castellani, che, non sappiamo se in modo ironico o serio, raccordano il celodirismo leghista agli slogan dei no-global più estremisti. Parole che, comunque, ci hanno fatto sorgere nuovi dubbi. Dunque davvero le città e i piccoli centri italiani, dove abbondano kebab, negozi e ristoranti etnici, insieme a macellerie islamiche e pizzerie gestite da artigiani arabi, sono diventati covo di razzisti del gusto, ariani dello spaghetto, guardie rosse del ragù e guardiani della razza pura della vera pizza napoletana? Abbiamo fatto delle ricerche ed abbiamo trovato la spiegazione della legge lombarda esposta proprio dai due consiglieri leghisti che l’hanno presentata. Eccola, tratta dal sito di uno dei due consiglieri del Carroccio: «…In merito all’approvazione della legge “Disciplina della vendita da parte delle imprese artigiane di prodotti alimentari di propria produzione per il consumo immediato nei locali della azienda” sono doverose alcune precisazioni a fronte di erronee interpretazioni apparse su alcuni quotidiani. “Smentiamo nel modo più netto – affermano Carlo Saffioti Presidente della IV Commissione Consiliare “Attività Produttive”, presentatore di uno dei due progetti di legge  e relatore della legge, e Daniele Belotti, presentatore dell’altro progetto di legge abbinato nell’ambito della trattazione – che d’ora in poi sarà vietato, ad esempio, il consumo di un gelato sul marciapiede esterno alla gelateria o di una pizza al trancio fuori da una pizzeria d’asporto. Come prevede l’articolo 2, comma 2 della legge, è vietato non il consumo del prodotto acquistato nella kebaberia, piadineria, gelateria o altro laboratorio artigianale, all’esterno del locale, ma l’installazione di arredi atti a permetterne il consumo. Per essere più chiari: se un cliente mangia il gelato in piedi o seduto su una panchina pubblica all’esterno della gelateria può tranquillamente continuare a farlo; se mangia il gelato al tavolino o al bancone, sotto un gazebo o all’interno di dehors installati dal titolare della gelateria, allora è vietato. Ma non è una novità: già oggi, in base alla legge Bersani, i laboratori artigianali non possono prevedere l’allestimento di arredi esterni per la consumazione dei propri prodotti”.L’interpretazione, volutamente strumentale, data dai alcuni Consiglieri di opposizione – precisano Saffioti e Belotti – ha evidentemente tratto in inganno alcuni organi di informazione. Del resto nessuna delle associazioni di categoria intervenute nelle audizioni in IV Commissione in merito a questa legge ha mai sollevato alcun dubbio sul divieto di consumo all’esterno, dando per assodata l’interpretazione che si rifà al solo divieto di installare arredi esterni”.Per sgomberare ulteriori dubbi, facciamo notare che tra le sanzioni previste all’articolo 4 non è, ovviamente, previsto alcuna ammenda per coloro che si mangiano un gelato sul marciapiede. Un’ultima precisazione: le sanzioni amministrative pecuniarie vanno da 150 euro a 1.000 euro e non 3.000 come erroneamente riportato da alcuni quotidiani”…».

Insomma da una parte c’è chi parla di legge anti-kebab, adombrando complotti da razzismo strisciante, dall’altra chi, invece, sostiene di voler regolamentare un settore evitando problemi di ordine e igiene pubblici, impedendo che i soliti furbetti si creino dehors posticci eludendo le giuste tasse di plateatico che versano i negozianti in regola. E stante il fatto che kebab, gelaterie, paninoteche, yogurterie, pizzerie da asporto e compagnia cantante continuano a lavorare, sembra proprio che questa crociata integralista non sia mai partita (né pensata) da integralisti xenofobi orodossi del mangiare italiano. Azzardiamo un’ipotesi: forse è solo questione di buona creanza. Mangiare un panino (o un kebab) per strada si può, anche con la legge lombarda. Senza sporcare, però, come purtroppo accade spesso attorno ai negozi che offrono cibo di strada. Ma questo più che una questione di razzismo è un problema di buona educazione, a tutte le latitudini del mondo e qualunque sia la dieta del luogo.

 Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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