Due lettere ai vertici della Regione Piemonte, ma la sensazione è che si parli alla nuora perché ad intendere sia la suocera. Tradotto: si scrive al presidente della Regione, Cirio e all’assessore regionale, Marco Protopapa, perché le parole arrivino al ministro dell’Agricoltura, Lollobrigida che proprio di recente è stato in Piemonte (nell’Albese) e ha avuto parole di apprezzamento e stimolo per la viticoltura e l’agricoltura. Parole, appunto, a cui, secondo la filiera del vino dovrebbero (devono) seguire i fatti. Accadrà?
E sembra essere proprio questo lo spirito con cui, il presidente della Vignaioli Piemontesi, Eugenio Arlunno, ha preso carta e penna e scritto a Cirio e Protopapa una lettera accorata. Eccola.
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OGGETTO: Istanze della filiera vitivinicola a seguito degli eventi climatici calamitosi del 2023
Egregio Presidente Alberto Cirio, Egregio Assessore Marco Protopapa,
Giovedì 12 ottobre s.v., su sollecitazione della scrivente e del Consorzio Piemonte Land, si è tenuto un incontro con tutti i maggiori rappresentanti della filiera vitivinicola, al fine di fare una prima analisi sulla vendemmia ormai quasi conclusa.
Seduti al tavolo, oltre a Vignaioli p.si e tutti i Consorzi di tutela, erano presenti le tre Organizzazioni agricole Coldiretti, Cia e Confagricoltura, le Centrali Cooperative Confcooperative, Legacoop e UEcoop, oltre alla sezione vitivinicola di Confindustria.
Lo scenario che è stato delineato è comune a tutto il territorio viticolo, salvo rarissime eccezioni.
Forse mai come quest’anno, gli effetti del cambiamento climatico si sono manifestati sul territorio
padano, e in particolare su quello piemontese, con grande intensità e persistenza.
Siccità estrema e temperature elevate sono i due elementi che hanno fin qui dominato lo scenario
meteorologico, un quadro eccezionale che ha ben pochi riscontri nel passato e che ha assunto toni drammatici
nel corso della stagione produttiva. Ad aggravare la situazione, si ricorda che già la scorsa estate era risultata
assai più siccitosa del normale.
Un 2023 dalle condizioni che definire avverse ed eccezionali è dir poco: grandinate distruttive ed estese come non mai, ondate di calore che hanno accartocciato le foglie delle viti legati a lunghi periodi di siccità che permangono tutt’ora; eventi che non posso che esser considerati vere e proprie Calamità naturali.
Gli effetti degli stress si sono quindi tradotti in minore produttività, con riduzioni ben più alte e pesanti rispetto alle peggiori stime di un mese fa attestandosi, a consuntivo, ad un – 25%.
L’intera filiera produttiva, a partire dal singolo viticoltore, avrà quindi ripercussioni nello svolgimento della propria attività derivante da una riduzione degli incassi a fronte di un aumento dei costi e dovrà affrontare un periodo di forte difficoltà che metterà a dura prova la sopravvivenza delle aziende viticole, soprattutto in determinate aree.
Di parere unanime sono tutte le rappresentanze della filiera vitivinicola: per fronteggiare tale situazione è indispensabile intervenire in tempi rapidissimi con un piano strategico articolato che eviti la speculazione e che permetta la sopravvivenza delle nostre imprese, individuando interventi prioritari ed immediati ed altri più di medio lungo periodo.
La richiesta avanzata dall’intera filiera, al fine di far fronte alle difficoltà derivanti dalle calamità atmosferiche sopracitate è quella di sottoscrivere nuovamente l’accordo, già emanato nel passato per analoghe motivazioni, con l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), per la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui in essere (Moratoria dei mutui).
Inoltre si sono discussi ed individuati ulteriori interventi che dovrebbero esser attivati a sostegno delle nostre imprese vitivinicole, quali:
- Prestito di conduzione ai sensi della L.R.63/78 art.50 aggiuntivo “straordinario”, in aggiunta a quello già in essere;
- Innalzamento della percentuale di contributo sugli interessi da 1,5 a 3,0 punti % sul prestito di conduzione;
- Attivazione di un fondo di garanzia per garantire l’accesso al credito.
A conclusione, L’intera filiera vitivinicola presente, ha ribadito la necessità di convocare gli “stati generali del vino”, quale occasione di analisi e confronto del settore vitivinicolo piemontese e delle sue prospettive future.
In attesa di un tuo gentile riscontro alla presente, ti ringraziamo per il fattivo supporto alle nostre aziende e cogliamo l’occasione per porgere i più distinti saluti.
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Poi c’è stata lettera di alcuni vignaioli del moscato bianco, impegnati sul fronte dei sorì, le vigne impervie che mai come quest’anno sono state colpite dalla siccità. Ne dà conto in una dettagliata nota stampa la stessa Associazione dei Comuni del Moscato. Ecco la nota.
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Un grido d’aiuto dai vitivinicoltori
L’oggetto recita Considerazioni e suggerimenti post vendemmia 2023, ma i contenuti della lettera risuonano come un vero e proprio grido d’allarme e di aiuto. Nove produttori legati al progetto Sorì Eroici, hanno inviato nei giorni scorsi un documento che è un invito a riflettere e anche una richiesta di trovare soluzioni per affrontare un tempo molto critico per la nostra agricoltura, in questo caso in particolare per il settore vitivinicolo. La lettera, inviata al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, al suo Assessore all’Agricoltura Marco Protopapa, alla Commissione Lavoro della Camera, al Consorzio Piemonte Land of Wine, al Consorzio di Tutela dell’Asti e del Moscato d’Asti, a tutte le Organizzazioni e Confederazioni agricole, a Confindustria e Confcooperative che operano nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, si rivolge quindi all’intera filiera, perché soltanto con il coinvolgimento di tutte le figure che operano nel comparto si potranno progettare e realizzare le azioni necessarie per tentare di cambiare una realtà di sofferenza che si sta delineando. La lettera è quindi indirizzata anche alla Associazione Comuni del Moscato, promotrice del progetto Sorì Eroici, che attraverso il ruolo che ricopre può coinvolgere i Comuni del territorio, invitandoli ad agire anche con azioni dirette.
Le osservazioni proposte dai produttori nel documento si riassumono in tre macro argomenti: carenza idrica e colpi di calore, epoca di vendemmia, costo del lavoro. Per ognuna di queste voci la riflessione è approfondita e importante, e riprende i caratteri e le immagini di una vendemmia che ha offerto molti elementi di incertezza per il futuro prossimo: una condizione che spaventa per i segnali che si sono osservati, che provengono da un clima in deciso cambiamento, che portano a minare le campagne produttive. Nella lettera, che raccoglie l’analisi “sul campo” a proposito di caldo e siccità si cita: A parte la ridotta capacità fotosintetica, l’effetto maggiormente negativo è la conseguente esposizione dei grappoli che in casi diffusi sono giunti a un disseccamento con riduzioni di produzione sino al 70%, constatando che l’approvvigionamento idrico permane tema critico. Si aprono così ragionamenti e prospettive di investimento sull’irrigazione, sul potenziamento dei consorzi irrigui, sul recupero delle acque piovane e anche sulla revisione dei vincoli a favore delle aziende agricole che vogliono allestire vasche sulle proprietà. Il messaggio infine è chiaro: è necessario correre ai ripari per contrastare il sinergico effetto negativo che si sviluppa tra siccità, calore e irradiazione.
Nella lettera, anche l’epoca della vendemmia viene messa in discussione: l’anticipo di ogni fase fenologica, dal germogliamento alla maturazione, fa sì che la raccolta delle uve avvenga ormai nei giorni estivi, nella prima decade di agosto, con relativo anticipo del conferimento nelle cantine e in orario pomeridiano, ed è richiesta quindi una revisione dell’operatività dell’intera filiera, trovando nuove soluzioni strutturali. Per quanto riguarda il costo del lavoro invece, gli osservatori pongono l’intero settore a un rischio di corto circuito: il sistema Italia deve reagire agilmente su quanto dipende da dinamiche nazionali, perché il costo del lavoro è elemento imprescindibile. Alcune soluzioni potrebbero trovare ispirazione tra quelle adottate recentemente nel periodo Covid con il Decreto Cura Italia, come l’estensione del grado di parentela dal quarto grado sino al sesto per l’espletamento di lavoro in forma di aiuto gratuito e transitorio, promuovendo e agevolando il lavoro temporaneo con gli strumenti a disposizione.
A firmare il documento: Luca Luigi Tosa, Giuseppe Scavino, Gabriele Saffirio, Francesco Bocchino, Bisso Atanasov, Aldo Cane, Alessandro Negro, Marco Capra e Maurizio Domanda.
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Che succederà ora? Sicuramente il mondo del vino piemontese deve tirare le fila della vendemmia 2023, con tutti i problemi e le difficoltà che essa ha evidenziato in modo finalmente macroscopico: la difesa delle colline, l’aiuto per arrivare, dove possibile, a una maggiore meccanizzazione della raccolta, piani concreti e rapidi per una gestione accurata delle risorse idriche, la progettazione in tempi ragionevoli (non in autostrada Asti-Cuneo style per intenderci) di invasi che raccolgano e conservino l’acqua, supporti agli areali colpiti da fitopatologie gravi come la Flavescenza che, nonostante studi e ricerche, continua a uccidere le viti in percentuali tanto, troppo alte. Oltre a questo c’è bisogno urgente che dalle Istituzioni, a tutti i livello, al di là delle “pacche sulle spalle”, arrivino, in tempo, i fatti.
Infatti dalle lettere di Vignaioli Piemontesi e da quella riportata dall’Associazioni dei Comuni del moscato firmata da un gruppo di viticoltori appare evidente che gli appelli siano dettati dalla forte preoccupazione di non poter sopravvivere alle tante crisi che stanno travagliando la filiera.
In Piemonte, poi, c’è un valore in più: i paesaggi del vino piemontesi dal 2014 e primi fra le aree vitivinicole di pregio italiane e ancora prima dello Champagne, sono anche Patrimonio dell’Umanità Unesco, un riconoscimento che, anno dopo anno, sta facendo crescere non solo le aziende vinicole di ogni grandezza, ma anche settori collegati: accoglienza, tempo libero, alberghiero, urbanistico, edile, ristorazione e persino culturale e artistico. Un riconoscimento che non è piovuto dal nulla, ma è dovuto proprio al lavoro nelle vigne di donne e uomini che oggi stanno attraversando un momento difficile.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)