Crisi e vendemmia. Dall’Astigiano una proposta: contributi pubblici a chi assume residenti in difficoltà economiche. Solidarietà o discriminazione?

inserito il 1 Agosto 2013

Un contributo di 160 euro per chi assume residenti in difficoltà economiche. È la misura anticrisi che un Comune, quello di Canelli nell’Astigiano, e la Camera di Commercio di Asti, hanno lanciato in vista della vendemmia 2013, che in una zona così vitata è occasione di lavoro e reddito per molti. 

Il sindaco di Canelli (Asti), Marco Gabusi

Il sindaco di Canelli (Asti), Marco Gabusi

Spiega in una nota ufficiale il sindaco di Canelli, Marco Gabusi: «Ogni giorno incontriamo persone con situazioni economiche complicate che avrebbero voglia di lavorare, ma che non riescono ad inserirsi nel contesto lavorativo, seppur senza aver grosse pretese. Ci siamo chiesti come far convergere domanda ed offerta di lavoro soprattutto nel periodo della vendemmia e l’idea subito sposata dalla Camera di Commercio di Asti che ha cofinanziato il nostro progetto». 

Il presidente della Camera di Commercio di Asti, Mario Sacco

Il presidente della Camera di Commercio di Asti, Mario Sacco

 

Aggiunge il presidente dell’ente camerale astigiano, Mario Sacco: «Il nostro obiettivo è quello di favorire politiche attive dell’occupazione che possano costituire un efficace strumento per incentivare la partecipazione al mercato del lavoro da parte di soggetti svantaggiati quali disoccupati, inoccupati o percettori di prestazioni a sostegno del reddito. È un intervento che parte in forma sperimentale, che potrà essere esteso ad altri Comuni della provincia se dimostrerà di essere di interesse per il sistema delle imprese e per i lavoratori».

In sostanza ad ogni azienda o cooperativa agricola che, su indicazione dei servizi sociali comunali, assumerà un residente a Canelli, in particolari condizioni di disagio economico, per almeno 10 giornate lavorative Comune e Camera di Commercio riconosceranno un contributo di 160 euro. L’iniziativa mira naturalmente a reinserire nel mondo del lavoro persone che ne sono ai margini, ma anche a far restare sul territorio buona parte del giro d’affari che la vendemmia genera.

«Non sarà la panacea di tutti i mali, ma riteniamo che questo possa essere il primo passo di un percorso più lungo che ci può portare a riassorbire molti di quei disoccupati,soprattutto dell’edilizia, che oggi non vengono nemmeno presi in considerazione» conclude Gabusi che a chi gli fa notare come l’iniziativa potrebbe apparire come una discriminazione verso chi, in difficoltà, non è residente, replica così: «Viviamo momenti difficili. Le comunità locali devono essere tutelate. Sono convinto che questa iniziativa porterà benefici a tutto il tessuto territoriale».

SdP

 

 

3 Commenti Aggiungi un tuo commento.

  1. Adriano Salvi 6 Agosto 2013 at 14:22 -

    Quando negli anni ’60 ero studente era normalissimo andare a vendemmiare e/o raccogliere le mele a San Marzano, per rimediare qualche soldo per togliersi qualche sfizio…. e lo facevano anche quelli come me che avevano la fortuna di essere nati in una famiglia che non gli faceva mancare nulla. Condivido quel che dice il giovane Luca, oggi i suoi coetanei non hanno più voglia di fare lavori manuali (anche duri) ma non è tutta colpa loro…essendo figli di quella generazione (la mia) che ragiona pedestremente pensando che il “pargolo” non debba più fare fatica e diventare un ingegnere o un medico…o un dirigente statale. Senza chi arrivava dall’estero l’uva sarebbe spesso rimasta nella vigna, ora ci si preoccupa di recuperare disoccupati “nostrani”…mah….comunque questa iniziativa è mooolto demagogica e credo poco utile……ci vuol altro per combattere la crisi…..

  2. luca vola 5 Agosto 2013 at 15:22 -

    concordo con luca bosio, io di anni ne ho 24 e noto questa ritrosia tra i giovani a incurvare la schiena sotto il sole nei filari..dal’altro canto però, almeno nelle persone di mezza età, non noto più tutta questa repulsione verso questo lavoro che è altrettanto dignitoso di altri..discriminazione verso chi? verso il personale dell’est? a mio avviso assolutamente no..la loro presenza rimane comunque indispensabile. secondo me è molto interessante l’iniziativa del comune di canelli, potrebbe costituire l’inizio di un percorso economico e sociale che aiuti le persone disoccupate a trovare un lavoro, magari anche solo per un breve periodo e, perchè no, potrebbe in futuro portare ad uno snellimento burocratico per un settore che ha fortemente bisogno di manodopera occasionale. lodevole la proposta che il comune si costituisca “mediatore” tra aziende agricole e cittadini in difficoltà. chissà che la crisi non porti ad un forte ritorno di giovani e meno giovani all’agricoltura, settore così strategico per l’Italia e così sottovalutato, che potrebbe significare anche un ritorno alla nostra cultura contadina e a certi valori che si stanno inesorabilmente perdendo..

  3. luca bosio 5 Agosto 2013 at 12:21 -

    il problema non è assumere dei locali per il periodo vendemmiale… è trovare qualcuno dei “nostri” disposto a vendemmiare…. anni e anni ed il susseguirsi di generazioni che manco a parlarne volevano lavorare tra i filari, hanno provocato una forte immigrazione di personale dai paesi dell’est (e meno male che ci sono stati e ci sono tutt’ora loro) che ora hanno acquisito esperienza ed il loro livello tecnico è accresciuto enormemente.
    Poi diciamo che sono anni che esistono sovvenzioni per aziende che assumono in vigna studenti universitari, però il tutto è morto in una bolla di sapone, poichè in Italia si ha molta di lavoro, ma non ancora a sufficienza per “abbassarsi” a lavorare in vigna…
    Tanto per chiarire le idee: ho 25 anni e mi rattristo a scrivere queste cose rispetto ai miei coetanei, però purtroppo è così, si vuole lavorare ma purchè non al sole, non nei weekend e possibilmente guadagnando molto in poco tempo e con il minimo sforzo… poi piuttosto non mangio, ma l’iphone quello assolutamente deve essere in tasca…

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