Controlli in vigna. Le Fiamme Gialle contro il caporalato della vendemmia. Tra Canelli e Santo Stefano controlli a tappeto, denunce e multe salate

inserito il 25 Agosto 2015

Con la vendemmia alle porte (in alcune aree già avviata) la Guardia di Finanza ha dichiarato guerra allo sfruttamento dei vendemmiatori stranieri nell’Astigiano. Il tema è delicato perché coinvolge migranti che spesso affollano le aree vinicole senza un minimo di accoglienza. Tanto che un anno fa, proprio a Canelli, zona di moscato e barbera, si parlò di “vendemmia della vergogna” per le condizioni precarie in cui versavano i vendemmiatori giunti dall’Est Europa, accampati alla periferia della città o in riva ai torrenti. Lo scandalo fu nazionale. Canelli e il Sud Astigiano furono affiancate a Rosarno, la capitale della raccolta dei pomodori dove africani e slavi sono al centro di vicende, anche drammatiche, di sfruttamento e lavoro in nero.

Il risultato di queste settimane in merito ai “dannati della vendemmia” è la stretta delle istituzioni locali, con sindaci che, per accontentare il proprio elettorato e per fare prima, o fanno finta di nulla o chiudono a ogni soluzione. Poi è arrivata l’azione di repressione e controllo della Guardia di Finanza che proprio oggi, 25 agosto 2015, attraverso il Comando di Asti, ha diffuso una nota in cui dà conto dell’attività svolta sull’intera filiera del vino del Sud Astigiano e vicino Cuneese (Santo Stefano Belbo).

 

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I numeri, ottenuti dal lavoro dei finanzieri, sono importanti: 144 aziende agricole controllate, scoperti 106 lavoratori in nero con irregolarità contributive per oltre un milione di euro.

Nell’occhio del ciclone le cooperative, cioè quelle società che offrono lavoratori stagionali agricoli. Scrivono le Fiamme Gialle nella loro relazione: «Attraverso un’azione d’intelligence volta a tracciare le criticità del fenomeno dell’utilizzo di manodopera agricola straniera, sono state individuate una serie di cooperative agricole, rette per lo più da stranieri e spesso classificate come “evasori totali”, prive di attrezzature, facili da costituire in quanto richiedono un investimento minimo di capitale e in grado di offrire una vasta platea di braccianti agricoli comunitari e stranieri retribuiti a basso costo, circa 6 euro all’ora».

È chiaro che un costo così basso invogli le imprese agricole bisognose di manodopera. Come si legge nella nota: «Le aziende agricole utilizzatrici della manodopera irregolare sono attratte da tale offerta, sia per i prezzi praticati, sia per la flessibilità dei loro lavoratori disponibili a prestare la propria opera anche per dodici ore al giorno e, talvolta, senza fruire di alcun riposo settimanale». Da qui è partito il lavoro dei militari astigiani: «La necessità di arginare il fenomeno dell’irregolare somministrazione di manodopera e di tutelare le imprese che rispettano le regole vede impegnati i Finanzieri di Canelli da circa un anno».

Ma come queste cooperative operano, secondo la GdF, in violazione della legge? «Le cooperative formalmente operano con contratti di appalto ma, di fatto, svolgono le stesse funzioni delle agenzie interinali – spiegano i finanzieri -. L’agenzia interinale – aggiungono -, per effetto delle vigenti normative che è tenuta ad osservare, offre la manodopera agricola ad un costo di circa 18 euro l’ora, contro i circa 6/8 euro della cooperativa. Tale architettura determina la sottrazione di base imponibile ai fini delle imposte e dei contributi previdenziali dovuti, la cui quantificazione complessiva è stata elaborata in collaborazione con un team messo a disposizione dalla Direzione Provinciale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale di Asti». Da qui il calcolo di «prestazioni di manodopera non retribuita pari ad oltre 12.500 giornate uomo, per le quali non sono state operate e versate ritenute alla fonte per un importo di oltre 120.000 euro». Secondo l’indagine, «la condotta illecita posta in essere dalla Cooperativa ha coinvolto 144 aziende agricole e 106 lavoratori impiegati in nero» e «dall’attività ispettiva è emersa una base imponibile sottratta a tassazione superiore a 750.000 euro, ed un’ I.V.A. dovuta di oltre 160.000 euro».
A seguito di questa indagine la GdF ha deferito il presidente della cooperativa indagata all’autorità Giudiziaria per la violazione di cui all’art. 4 del D.lgs. n.74/2000 (dichiarazione infedele).

Inoltre, congiuntamente al Nucleo ispettivo dell’INPS di Asti, i finanzieri hanno contestato sempre a questa persona e alla cooperativa, omessi versamenti di contributi dovuti ammontanti ad oltre 706.000 euro, cui vanno aggiunte le sanzioni dovute per l’impiego irregolare dei 106 lavoratori in nero pari a circa 312.000 euro.

Ma non è finita qui, dice la Guardia di Finanza: «L’azione di contrasto delle Fiamme Gialle al fenomeno dell’impiego di manodopera in nero nel settore vitivinicolo continua nell’ambito del più ampio piano di azione a tutela del distretto industriale di Canelli/S.Stefano Belbo».

C’è da ricordare che qualche settimana fa, a seguito di un’inchiesta giornalistica, analoghe situazioni erano state rilevate e denunciate nella zona del Barolo.

SdP 

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