Nel mondo del vino, e anche in altri ambiti, non è facile trovare chi oggi rimane “in sella” per tanti anni con un largo consenso, ma anche, inevitabilmente, con immancabili dissensi, come Paolo Ricagno (foto), da Alice Bel Colle, presidente da 50 anni della Cantina sociale Vecchia Alice e che, lunedì scorso, 30 maggio, è stato confermato alla presidenza del Consorzio dei Vini d’Acqui, nuova denominazione dell’ente che tutela Brachetto d’Acqui, Acqui docg e Dolcetto d’Acqui doc, e di cui lo stesso Ricagno è presidente ininterrottamente da 25 anni (in coda a questa intervista a Paolo Ricagno la nota ufficiale del Consorzio)
Il presidente rieletto del Consorzio del Brachetto è una delle figure più note del settore vitivinicolo piemontese. Esponente di una delle famiglie di viticoltori più impegnate nel campo vitivinicolo (il figlio Stefano è vicepresidente senior del Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti docg) è da un quarto di secolo a capo del Consorzio dei Vini d’Acqui, ma è anche stato presidente di Assomoscato, l’associazione dei viticoltori del moscato bianco piemontese oggi non più attiva come in passato, che ha contribuito a fondare con Evasio Polidoro Marabese, viticoltore di Maranzana; è stato presidente e nel CDA dei Consorzi della Barbera d’Asti (sua l’idea del’Asta della Barbera che negli Anni ’80 riuscì a raccogliere oltre 500 milioni di vecchie lire, circa 250 mila euro, a favore dell’ospedale oncologico di Candiolo) e dell’Asti, e rappresentante delle Cantine sociali in molti consessi, dall’associazione dei Vignaioli Piemontesi a Piemonte Land of Wine.
Quest’anno, infine ma non per ultimo, Paolo Ricagno festeggia anche il mezzo secolo di presidenza della Cantina sociale Vecchia di Alice Bel Colle, nell’Alessandrino, realtà che oggi fattura una quindicina di milioni di euro, produce “basi” per vini e spumanti che vende ad altre Cantine, con un patrimonio di mille ettari di vigneto, tra conferenti e soci.
Lunedì 30 maggio 2022 Paolo Ricagno è stato riconfermato al vertice del Consorzio del Brachetto con un nuovo CDA e due vicepresidenti: Massimo Marasso della F.lli Martini (Industrie) e Bruno Fortunato della Cantina sociale Tre Secoli (Parte agricola).
Ma cosa pensa e che cosa ha in serbo per il prossimo triennio il presidente rieletto del Brachetto d’Acqui docg. Ecco la nostra intervista a Paolo Ricagno
(SdP) Presidente, altri tre anni alla presidenza. Non le sembrano tanti 25 anni alla guida della filiera del Brachetto?
(P.R.) «C’era l’esigenza di continuare a realizzare i progetti che abbiamo messo in atto negli ultimi anni. Mi hanno riconosciuto risultati e attività positive per il Brachetto d’Acqui e le altre denominazioni. Da qui la mia riconferma (all’unanimità ndr)»
Quali sono ora i progetti futuri?
«Mi piacerebbe che si tornasse a parlare di vigneto…»
In che senso?
«Mancano molte competenze in vigna. Mancano, ad esempio, potatori esperti. Noi viticoltori assumiamo personale non troppo formato, gli forniamo un’infarinatura e lo mandiamo in vigna. Non si può andare avanti così. Auspico che in Piemonte si arrivi a ragionare sulla necessità di istituire corsi di specializzazione tecnica in viticoltura con master in vigna, per creare figure professionali che servono al futuro del vigneto Piemonte e a quello dei nostri giovani. In questo senso l’apporto di agronomi, opportunamente preparati e formati sarebbe determinante. Inoltre mancano anche trattoristi, E anche in questo caso si dovrebbe pensare a corsi di formazione».
Basterebbero queste iniziative per rinnovare la viticoltura del Piemonte?
«Certo che no. La tecnologia e la ricerca potrebbero fare, anzi, devono fare, ancora molto per la coltivazione della vite. Penso ai droni, che oggi, purtroppo, sono utilizzati in guerra. Favoriamo il loro uso diffuso in viticoltura. Potremmo praticare trattamenti sostenibili e mirati alla vite, magari di concerto con le industrie che li producono, riducendo costi e manodopera con riflessi positivi sul reddito dei vignaioli che deve tornare a essere dignitoso per tutte le varietà, non solo per quelle più blasonate. Poi c’è la questione mercati: analizzarne e studiarne costantemente l’evoluzione deve essere un imperativo. Potremmo così favorire le vendite e far crescere sia i guadagni delle aziende che, di riflesso quelli dei viticoltori e dell’intera filiera»
Nel suo discorso di rielezione lei ha anche parlato della necessità che i Consorzi collaborino tra di loro. Ci crede davvero?
«È vitale. Oggi, a mio parere, c’è scarso dialogo. Ognuno fa, bene o male, la sua strada. Io credo che, fatte salve le autonomie e le presidenze, ci sia bisogno urgente di una rete tra i Consorzi vinicoli del Piemonte in materia di viticoltura e ricerca».
Non crede che per sedersi a un tavolo, prima di sostenere le proprie tesi, si debba ascoltare quelle degli altri?
«I Consorzi di tutela che hanno la responsabilità di grandi denominazioni vitivinicole, molto rappresentative del Piemonte vinicolo, a mio parere, devono farsi carico di questa problematica: più dialogo e opera comune sui grandi temi della viticoltura piemontese. Certo che ci deve esse ascolto, senza dubbio e senza preconcetti inutili e controproducenti».
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Qui il comunicato ufficiale del Consorzio Vini d’Acqui.
Paolo Ricagno resta presidente del Consorzio dei Vini d’Acqui (Brachetto). «Ora fronte comune per sciogliere i nodi della viticoltura: reddito, costi, manodopera»
30.05.2022 Paolo Ricagno, presidente uscente, è stato eletto all’unanimità per i prossimi tre anni 2022-2024 alla guida del Consorzio dei Vini d’Acqui che tutela Brachetto d’Acqui, Acqui docg e Dolcetto d’Acqui doc.
Una conferma della continuità – Ricagno è alla guida del Consorzio da 25 anni – con cui l’ente consortile vuole affrontare le prossime sfide.
Con Ricagno sono stati nominati vicepresidenti Massimo Marasso (F.lli Martini) per le Case Spumantiere e Bruno Fortunato (TreSecoli) per la Parte Agricola.
«Credo si debba partire dalla vigna e dai mercati per rivedere l’intera filiera vitivinicola piemontese – è stata la prima dichiarazione del presidente confermato -. Oggi – ha spiegato – serve agire in fretta sulla cura dei vigneti, per formare manodopera esperta e, magari, accedere a nuove tecnologie. In Piemonte mancano potatori e trattoristi con esperienza. A mio avviso questa regione deve dotarsi di corsi professionali che insegnino tecniche e professioni viticole ai giovani, per il loro futuro e il futuro della viticoltura piemontese. Poi c’è il capitolo delle nuove tecnologie. Oggi i droni, purtroppo, sono utilizzati nelle guerre moderne, usiamoli anche in viticoltura, nei trattamenti mirati, in collaborazione con le industrie che producono i prodotti migliori e più sostenibili, per tagliare i costi della conduzione del vigneto in modo che i nostri viticoltori e le nostre aziende agricole abbiano redditi più dignitosi e in grado di garantire un domani. In questo senso l’opera di agronomi preparati e aggiornati potrebbe fare la differenza. Poi c’è il nodo mercati: capire dove stanno andando e come si stanno evolvendo, attraverso analisi e continui studi, è fondamentale per lo sviluppo del vigneto Piemonte».
Ricagno, nel suo intervento, ha auspicato anche un patto tra Consorzi vinicoli di tutela: «Ci vuole una rinnovata intesa tra gli enti consortili che governano le maggiori e più grandi denominazioni piemontesi: Asti, Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Brachetto d’Acqui, Gavi, Colli Tortonesi e altri che vorranno farne parte, possono creare una rete di idee e progetti che traghetti il mondo del vino piemontese verso un futuro positivo e propositivo, lontano da campanilismi ed egocentrismi inutili, pericolosi e anche antistorici».
Il nuovo Consiglio di Amministrazione per il prossimo triennio risulta così composto: per i produttori di uve: Andrea Botto (azienda agricola Botto), Mauro Olivieri (Cantina sociale di Nizza Monferrato), Evasio Polidoro Marabese (Cantina sociale di Maranzana), Fabio Marian (La Torre di Castel Rocchero), Silvano Marchetti (Tenuta Bastieri), Giovanni Frola (Cantina sociale di Fontanile).
Per i vinificatori: Paolo (Cantina Vecchia Alice Bel Colle), Bruno Fortuna (Tre Secoli), Filippo Mobrici (Bersano), Alberto Canino (Tosti1820), Antonio Massucco (Banfi), Gianfranco Santero (958 Santero). Per gli imbottigliatori: Riccardo Capetta (Capetta), Nenad Roth (F.lli Gancia), Lorenzo Barbero (Davide Campari), Massimo Marasso (F.lli Martini). Il collegio sindacale è composto da: Barbara Carrero, presidente (Studio Bertone Fassio), Enzo Gerbi (Cantina sociale Barbera dei Sei Castelli), Claudio Negrino (Cantina sociale Alice Bel Colle) con, come sindaci supplenti: Ezio Fassio (Studio Bertone Fassio) e Giuseppe Bologna (Braida Srl).
Consorzio Tutela Vini d’Acqui in breve
Il Consorzio Tutela Vini d’Acqui nasce nel 1992 ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria, in Piemonte, nel Nord Ovest d’Italia, con lo scopo di controllare e regolamentare la crescita delle denominazioni dei Vini d’Acqui, a tutela del loro territorio d’origine, dei produttori e dei consumatori. Il Consorzio riunisce 62 aziende tra cui aziende agricole, cantine cooperative e aziende spumantiere. Nel 1996 il Brachetto d’Acqui ha ottenuto la DOCG (denominazione d’Origine Controllata e Garantita) grazie al forte impulso del Consorzio che contribuì a definire con maggiore precisione, dal punto di vista legale e amministrativo, le peculiarità sia del vino sia dello spumante, elevando così il livello di entrambe le categorie tutelate. Nel 2017 con la modifica del disciplinare ha introdotto la tipologia rosé (Acqui docg rosé.) Il Consorzio concretizza inoltre il proprio impegno volto alla valorizzazione dei Vini d’Acqui attraverso un’attenta programmazione della produzione, azioni di promozione mirate alla crescita della visibilità di vini simbolo del Made in Italy e ad attività educative mirate a divulgare le qualità dei Vini d’Acqui e a sostenerne la commercializzazione in Italia e all’estero.
Altre info: https://vinidacqui.it/ info@brachettodacqui.com