Consorzio dell’Asti: slitta l’elezione del nuovo presidente. Ufficialmente per «Indisponibilità dei consiglieri», ma si parla anche di contrasti tra “agricoli”

inserito il 28 Aprile 2017

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Si dovrà attendere il prossimo 11 maggio per conoscere il nome del nuovo presidente del Consorzio dell’Asti.
Nell’assemblea di oggi (venerdì 28), infatti, dopo avere approvato il bilancio dell’ente (pareggia attorno agli 11 milioni di euro), non si è potuto procedere alla nomina dei nuovi presidente (che succederà all’uscente Gianni Marzagalli, lombardo ed ex manager Campari) e vice presidenti per indisponibilità di alcuni neo consiglieri.
«Alcuni consiglieri del Cda non erano disponibili. Così si è deciso di fare slittare l’elezione all’11 maggio» ha detto a SdP il direttore del Consorzio, Giorgio Bosticco.
Motivazione verosimile, anche se non è escluso che il rinvio sia legato ai “maldipancia” che travagliano la parte agricola.
Le elezioni per formare il nuovo Cda del resto non sono andate come organizzazioni di categoria, associazioni di vignaioli e cooperative vitivinicole avevano previsto.
L’esclusione di candidati concordati, come quello della Cia; l’elezione tra i produttori non associati di candidati iscritti a organizzazioni di categoria, ma le cui posizioni non sono in linea con quelle delle stesse (Cia, Coldiretti e Confagricoltura); l’atteggiamento di altri eletti, formalmente in lista con con la parte agricola che fa riferimento alle cooperative e con il fronte industria/vinificatori, ma che di fatto hanno appoggiato i candidati concorrenti a quelli proposti dalle coop, sono tutti elementi che potrebbero avere contribuito ad avvelenare il clima.
Se questa lettura, fornita ieri da diversi osservatori, fosse vera c’è da aspettarsi che si mettano in moto le diplomazie del vino.
Il nodo da sciogliere sarebbe proprio la presidenza del Consorzio. Tra i nomi più gettonati resta un tris di personaggi tutti, in qualche modo, collegati a Confagricoltura: ci sono i moscatisti Romano Dogliotti e Flavio Scagliola, su cui convergerebbero anche i “placet” delle industrie, ma c’è anche Stefano Ricagno che le cooperative avrebbero confermato come proprio candidato ideale a guidare il Consorzio.
Come finirà? Difficile dirlo.
Tutto sembra dipendere da equilibri e contrappesi che con la filiera del moscato hanno davvero poco a che fare o, meglio, hanno a che fare con interessi di parte e personalismi che da troppo tempo condizionano un comparto ancora incapace di avere, come meriterebbe, una governace stabile e duratura.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

1 Commento Aggiungi un tuo commento.

  1. Sergio Cerutti 1 Maggio 2017 at 11:08 -

    Purtroppo gli interessi delle cooperative non coincidono con tutti gli altri produttori di uva Moscato,per me dovrebbe essere il turno di Romano Dogliotti come moscatista.

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