La data è quella dell’11 maggio, l’appuntamento è per le 10 nella sede di Isola d’Asti. La “missione” sarà cercare di comporre contrapposizioni e arrivare all’elezione del nuovo presidente del Consorzio dell’Asti.
La scorsa settimana, infatti, all’assemblea generale convocata a Santo Stefano Belbo, nel cuneese, non c’erano state le condizioni.
Ufficialmente per l’jndisponibilità di alcuni consiglieri di amministrazione di parte agricola, ma si era parlato anche di attriti sul nome del neo presidente che succederà all’uscente Gianni Marzagalli.
Intanto il Consorzio si prepara alla “campagna d’America” mettendo sul piatto tutta una serie di iniziative per far conoscere negli Usa sia Asti sia Moscato docg.
Il direttore, Giorgio Bosticco, così a SdP: «Abbiamo complessivamente risorse per 3,5 milioni, di questi 1,3 saranno investiti negli Stati Uniti nell’ambito del fondo da 6 milioni di euro da spendere in 3 anni costituito con l’aiuto di risorse Ue». Un progetto già presentato settimane fa che prevede educational in varie città americane e tasting dedicati nella grande distribuzione Usa.
Il Consorzio conferma anche l’attenzione al settore del Moscato d’Asti “tappo raso”. E non potrebbe essere altrimenti visto in dati in crescita, soprattutto grazie a vinificatori che hanno puntato su questa tipologia, ormai ben oltre i 30 milioni di bottiglie contro l’Asti che si è attestato al di sotto dei 60 milioni di pezzi.
Per i moscatisti sono pronti pure 400 mila euro per un tour in Usa, inoltre Bosticco ha annunciato un’iniziativa promozionale, sempre sul mercato statunitense, riservato alle aziende “debuttanti” su quell’area.
Per quanto riguarda l’Italia sono in programma un educational con una ventina di giornalisti stranieri e saranno investiti 300 mila euro per promuovere l’Asti Secco, versione non dolce dell’Asti docg, nei locali del territorio. bar, vinerie, ristoranti.
Ci sarà poi un milione di euro in altre attività promozionali. «Tutto passerà al vaglio di una commissione marketing appositamente costituita» dice Bosticco che precisa come queste cifre sono da aggiungere ai 2,5 milioni raccolti dai fondi “trattenuti” all’atto della vendemmia come contributo.
Insomma il Consorzio dell’Asti, nonostante le solite traversie di governace, marcia come un treno per risollevare le sorti di una filiera che da 5 anni, per quanto riguarda l’Asti docg, non trova vie di crescita nonostante nel mondo il settore spumanti (però per lo più secchi) non conosca crisi.
fi.la.