La Gancia – o sarebbe meglio scrivere ГАНЧИА – è passata di mano. Il nuovo proprietario, con il 70% nel pacchetto azionario, è l’oligarca russo Roustam Tariko, re della vodka con interessi in banche e assicurazioni. Tutto era già stato anticipato lunedì scorso. Della vendita riferivano indiscrezioni riprese da media russi e italiani, ma che lo stesso management della maison piemontese aveva definito “non corrette”.
Invece era tutto vero. La vodka russa si beve lo spumante italiano. E lo fa alla grande con un impegno che, secondo voci non confermate e smentite solo in parte, sembra essere stimato attorno ai 150 milioni di euro. Una somma importante che giustificherebbe l’ingresso del finanziere russo con una quota indiscutibilmente maggioritaria nel pacchetto azionario della Gancia Spa.
Alla conferenza stampa di ieri, allestita in una delle sale della storica sede di Canelli (Asti) per presentare il nuovo assetto della maison e rispondere alle domande dei giornalisti c’erano l’Ad, Paolo Fontana, il presidente, Carlo Pavesio e proprio lui. Roustam Tariko. In platea, ma in prima fila, quasi a negare qualsiasi sospetto di “diminutio”, gli esponenti della quarta e della quinta (e forse ultima) generazione di industriali spumantieri a capo dell’azienda di famiglia initerrottamente da 160 anni, da Lorenzo Vallarino Gancia con il figlio Edoardo, ai fratelli Lamberto e Massimiliano Vallarino Gancia, assente il loro padre, Vittorio Vallarino Gancia, fautore del rilancio dell’azienda tra gli anni Settanta e Novanta.
In prima fila c’era anche, ospite d’nore, nientepopodimenoche l’ambasciatore russo in Italia, Alexey Meshkov, giunto per l’occasione con un volo speciale atterrato all’aeroporto di Cuneo Levaldigi. Un bel testimonial pet l’oligarca Tariko. Chissà se accade così anche quando le aziende italiane (poche) fanno acquisizioni all’estero?
Comunque davanti ad una folla di giornalisti, fotografi e cameramen, Fontana, Tariko e Pavesio hanno spiegato lo spiegabile. Poco. Bocche cucite su quanti soldi (150 milioni di euro?) il magnate russo ha sborsato per diventare il socio di maggioranza schiacciante, «Posso dire solo che la Gancia è stata valorizzata al meglio» si è sforzato Pavesio.
Buio anche sui programmi futuri, «Dobbiamo metterci attorno ad un tavolo e programmare tutto» ha dichiarato in un italiano quasi perfetto Tariko. E quasi silenzio sui numeri della produzione, «Sono dati sensibili» ha detto Fontana che poi, assediato dai giornalisti, ha ceduto (in parte): 25 milioni di bottiglie di cui 10/12 di Asti e Moscato docg, altrettanto suddivisi tra spumanti brut, dolci non docg e vermouth.
Qualche dichiarazione in più (ma non troppa) concessa per quanto riguarda la struttura azionaria. Ha detto Pavesio: «Il 70% alla società che fa capo a Tariko, il resto resta alla famiglia Gancia che rimane nel board aziendale», il che dovrebbe rassicurare le malelingue che sostengono i canellesi essere fuori dai giochi.
«Abbiamo colto un’occasione importante e il fatto che restiamo nel board è determinante. Ed è importante che qui arrivino risorse importanti per rilanciare il marchio e l’azienda. Faremo grandi cose con l’amico Tariko» aggiunge Lamberto Vallarino Gancia sostenuto anche dal cugino Lorenzo. E Lamberto svela anche un retroscena: «Ho conosciuto Rustam quando correvo sui motoscafi d’altura nell’offshore con Tullio Abbate. Tariko era uno dei suoi clienti. Tra noi scattò subito l’amicizia. Lo andai a trovare qualche anno dopo in Sardegna, nella villa che aveva comperato da Veronica Lario. Lui si occupava già di spumanti e vermouth, ma per la Martini & Rossi. La collaborazione di oggi credo sia nata in quegli anni»
Tutto molto suggestivo, tuttavia solo i prossimi mesi diranno quale sarà il valore dei Gancia nella società di cui è presidente Roustam Tariko il quale, come si fa quasi sempre in questi casi, ha confermato la prima linea di management e smentito ipotesi di delocalizzazone e ridimensionamento (anche in termini di personale) dell’azienda.
La conferenza stampa finisce con un brindisi a base di bollicine (e niente tarallucci) e con Tariko che improvvisa una conferenza stampa “ombra” in una delle salette attigue alle storiche cantine Gancia, canditate, con i paesaggi vitivinicoli piemontesi, a diventare patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco.
Lontano dagli occhi degli ex padroni di casa l’oligarca si scioglie un po’ e con quell’aria e quel taglio di capelli che lo fanno somigliare in modo inquietante a Stefano Ricucci (ex marito di Anna Falchi e soprattutto ex furbetto del quartierino) dice: «Sono contento. La Gancia mi interessava per il marchio, la storia, la qualità dei prodotti. Qui è nato il primo spumante italiano. È una bella sfida. Ho intenzione di lanciare il brand non solo in Russia ma nel mondo». Eh già la tradizione della Gancia… E per quanto riguarda altri settori economici italiani ammette: «Il vostro settore bancario è sottostimato. Mi piacerebbe acqusitare una bella banca italiana». Il che fa pensare quasi ad una specie di outlet/Italia dove oligarchi russi. scheicchi arabi e nuovi ricchi cinesi fanno allegramente shopping.
Ma per ora si brinda: cin cin, pardon Na sdròvie.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
@Carlo: probabilmente la tua tesi è fondata. Io non sono un economista né un manager, ma da giornalista rilevo come sia curioso che in Italia quando un’azienda incassa un fallimento o è in difficoltà si trovi sempre un motivo più che valido, of course. Il mercato che cambia, la concorrenza feroce. la crisi economica. Mai qui si indica l’incapacità del management, dei padroni… che sono sempre al di sopra di ogni sospetto. E probabilmente è giusto così. Ma se questa sia o meno la realtà, beh, ho paura che sia tutto un altro discorso…
I bilanci degli ultimi anni erano drammatici con una serie di profondi rossi da panico e la perdita della distribuzioni in Italia della Maxxium è stata una mazzata che avrebbe stroncata chiunque. Aggiungiamo una situazione di mercato sempre più polarizzata dove nel segmento “alto” i gruppi Bacardi/Martini e Campari/Cinzano si affrontano con risorse finanziarie, di marketing e portafoglio prodotti da stroncare chiunque. Nel segmento basso 3 o 4 aziende ed un paio di cooperative stanno facendo politiche di prezzi che definire aggressive sarebbe un eufemismo. Chi si trova nel mezzo prende sberle da sopra e da sotto e si barcamena come può.
Posiamo fare dietrologie inutili per giorni sulle scelte e capacità gestionali della famiglia negli ultimi tempi, sul fatto che dispiaccia e sia una sconfitta per tutto il comparto ed il made in Italy, comunque al momento l’azienda è salva ed è l’unica cosa che deve interessare. Una famiglia storica del vino come la Gancia non vende l’azienda per sfizio o peggio per avidità. E’ stata una scelta obbligata e dobbiamo ringraziare che si sia trovato un interlocutore di tale livello interessato ad investire.
Personalmente ritengo la cessione di Gancia, come di altri marchi italiani a gruppi esteri uno scippo, una sconfitta del made in Italy e dell’imprenditoria italiana.
Tuttavia se il futuro è l’Europa e non l’Italia, la Francia, la Germania e quindi ci si chiede di acquisire una mentalità più globale ed europeista, l’augurio agli “acquirenti” è di gestire questi marchi in virtù del loro glorioso passato e che possano tornare a brillare nel mondo.
@Luca (omonimo di LV): concordo in pieno con la tua analisi. Tra le speranze aggiungo solo che se i russi porteranno benefici per prima cosa ricadano sui dipendenti che per quella azienda hanno lavorato e non meriterebbero contraccolpi negativi…
@luca vola: eh, caro omonimo, purtroppo le matricole stano dimunendo perchè pochi sono i ragazzi che come te( e me…. 24 anni compiuti) hanno deciso di vivere nel mondo dell’agricoltura, si ci pensi nei nostri paesi quanti ragazzi della nostra età, specialmente a chi ha famiglie di solo contadini e non proprietari di cantina, studiando discipline diverse si inseriscono poi nel mondo del lavoro in campi diversi? io spero solo che sia solo una “sfuriasò” giovanile e che poi qualcuno dei nostri coetanei torni alle radici.
per quanto riguarda gancia…sicuramente la generazione attuale di imprenditori non è stata all’altezza delle aspettative, ma credo anche che abbiano avuto la sfortuna ( e penso anche un pò di miopia….) nel non essere stati in grado di attorniarsi di una dirigenza “con le palle”, che sapesse focalizzare gli sforzi sui prodotti che hanno fatto la gancia famosa in tutto il mondo ( asti tanto per citarne uno…) e hanno fatto investire e sperperare denaro in malo modo…. ma chi è caus del suo mal, pianga se stesso; speriamo solo che perlomeno gancia rimanga a canelli e chissà poi tra diec’anni scopriremo che “non tutto il male russo vien per nuocere”
A tutti i commentatori di questo nostro post consigliamo la visione del tg dei colleghi di Asti Tv che oltre a riportare la cronaca hanno realizzato interessanti interviste con dichiarazioni da conservare a futura memoria. Ecco il link: http://www.youtube.com/watch?v=BOGIStzudMQ
@contadina verace: io invece direi: l’Italia è fatta, ora facciamo gli Italiani…
che le venda a un certo prezzo possibilmente..
Non siate così catastrofici, per quello ci pensa già il foverno Monti, quello sì che ci porta a fondo….Qual era l’alternativa in questo caso? Io ero alla conferena stampa di ieri e nonostante l’età ci sento ancora bene….nessuno degli interessati ha detto che l’azienda si sposterà da Canelli, anzi il “magnate” o “oligarca” russo come è stato battezzato dai media, ha detto a chiare lettere che verrà a lavorare da noi e che considera strategico il territorio e l’Italian Style….se poi non manterrà quel che ha detto vedremo… lasciamoli qualche mese di tempo per vedere come operano, ma non sarei poi così pessimista sul futuro di un’azienda che comunque aveva seri problemi di indebitamento con le banche e rischiava di finire venduta solo come “marchio” a qualche multinazionale “tritatutto” come successe a Riccadonna, quando operai ed impiegati dovettero in seguito restare a spasso……
Inoltre lo staff tecnico-produttivo della Gancia è rimasto invariato e questo non è proprio “automatico” in una cessione, anzi….il nuovo presidente ha precisato la sua soddisfazione per il livello qualitativo dell’attuale produzione e va detto che prima distribuiva Martini&Rossi e Cinzano, non “Giuanin del Bric” che produce 2.000 bottiglie (se va bene) e da vent’anni ha contatti con il mondo enologico piemontese. Se poi va al Billionaire affiancando Briatore e conosce bene Berlusconi personalmente me ne impippo….basta che venda tante bottiglie prodotte a Canelli nel mondo….
mi spiace davvero molto, non solo se ne va un importantissimo pezzo di storia..ma il nostro asti e moscato d’asti si concentra di nuovo e sempre di più nelle mani di multinazionali e magnati, non dico che si stia arrivando ad un monopolio….ma non siamo lontani. fino a non molti anni fa le matricole detentrici dei diritti per asti e moscato d’asti erano più di 6000, alcuni giorni fa è uscito che sono solo più intorno ai 4000. cosa sta succedendo? questo aspetto mi preoccupa molto più delle continue lotte tra parte agricola e industriale..slow food lotta per mantenere la biodiversità, questo concetto credo vada trasferito anche alle persone e alle aziende agricole, una grossa concentrazione credo che non possa fare altro che nuocere a tutti…
Mi avrebbe “fatto strano” se Lamberto avesse conosciuto Tariko su per i pendii di S Maurizio a fare il “manuò”!
Tante belle parole con la consistenza delle bolle di sapone. Quella dei Gancia è la palese sconfitta di una generazione di imprenditori che ci hanno messo motivazione e passione e siamo onesti, quel 30% non vale nulla.
E’ evidente che si sta giocando a Risiko con l’economia italiana (e non giocano solo i russi) e l’Italia sta tristemente perdendo posizione.
Abbiamo grandi potenzialità ma i ns leader non hanno il minimo imput a sfruttarle, si fa cassa e ci si libera dalla palla che scotta. Purtroppo siamo nelle mani degli eredi dei grandi imprenditori-fondatori dell’economia italiana e francamente non ci vedo nulla di buono.
Disse A. Morandotti: “un ramo di pazzia abbellisce l’albero della saggezza” . La ns pazzia sta nel buttare via pezzi d’Italia che stranieri raccolgono e ci fanno businnes. “L’Italia è fatta…” ora la si porta allo sfacelo.
@secondo: cose che capitano a chi si vende la “casa“… É fin troppo ovvio che il russo sia diventato il patron di Gancia. E gli eredi del fondatore, pure nel cda, non potranno certo fare la voce grossa…
A Canelli c’è stata una generazione di Industriali; successivamente sono arrivati i figli ed i nipoti degli Industriali.
Se ne va un altro pezzo di storia, venduto ad un …”amico”….che porta soldi e soddisfazione (?) ma ti costringe, in casa tua, a contare come il 2 di picche.
@Gian Franco: intanto auguri anche a te. Per il resto che dire? Nonostante l’ottimismo congenito anche io nutro qualche perplessità… supportata anche da alcune sensazioni nate da particolari apparentemente trascurabili come la ostentata super-soddisfazione dei Gancia per la cessione dell’azienda di cui erano proprietari da 160 anni; le dichiarazioni di rito ripetute all’infinito; il coinvolgimento di tanti (troppi) avvocati; l’assenza di Vittorio Gancia che voci incontrollabili assicurano in rotta con il resto della famiglia che ha voluto la vendita ai russi. Beh, a questo punto, siccome la speranza è l’ultima a morire, non ci resta che sperare che il vento russo gonfi le vele (e le casse) della nuova Gancia, per il bene del business e anche delle famiglie dei dipendenti….
Caro Filippo,
Era ormai scontato che finisse così. Mi auguro di tutto cuore che siano almeno salvati i livelli occupazionali così come ritengono gli ottimisti.
In cuor mio però nutro forti perplessità. Tu sai meglio di me, e la Storia Canellese lo conferma, che tutte le grandi aziene spumantiere passate di mano sono finite nel nulla.
Sono andato a ritirare il pacco natalizio dei pensionati, che di anno in anno diventa sempre più misero e dentro c’erano ancora due bottiglie di ottimo Spumante Gancia, le bottiglie di vodka che mi daranno il prossimo anno, ammesso che le diano, te le regalo.
Buone feste, Filippo! e Cin Cin almeno per una volta ancora!
hai ragione, è una stampa e una figura con Ricucci, come dite in SIcilia. Chissà se lui mi inviterà alle conferenze stampa.
DAZVIDANJA GANCIA