Dark Mode Light Mode

Concours Mondial de Bruxelles. Alle eno-olimpiadi scarno bottino per il Piemonte vinicolo, tra assenze e “noti”

Al “Mundial” del vino di Bruxelles i piemontesi ottengono poche menzioni e portano a casa un bottino di riconoscimenti che certo non fa onore la regione più vinicola d’Italia.

I risultati del Concours Mondial de Bruxelles, uno dei più completi del mondo – anche se ora qualche deluso tenterà di degradarlo al rango di sagra di paese – con una giuria che esamina oltre 6 mila tra vini e alcolici, un panel che rappresenta più di 500 milioni di bottiglie mese in commercio in tutto il mondo, proveniente da 40 nazioni, non sono stati esaltanti per i vini piemontesi: appena quattro premi, un po’ poco per la patria del Barolo e del primo spumante italiano.

Nello specifico nessuna etichetta made in Piemonte si è guadagnata la “Gran Medaglia”, sorta di eno-Oscar. Una sola la medaglia d’oro, quella assegnata a un Barbera d’Alba doc 2007 di Terre Da Vino. Tre le medaglie d’argento assegnate al Sauvignon Langhe doc 2010 della cuneese Giordani Vini, al Barolo docg 2006 della maison La Spinona, e alla Barbera d’Asti La Ladra 2005 che  noi risulta prodotta da Gancia di Canelli, ma la classifica assegna alla sigla azienda Va.s.co Sa, sarà una società del gruppo? Non è dato saperlo.

La cosa importante, però, è quella che non c’è nel comunicato del concorso mondiale belga. Che cioè il Piemonte fa una magra figura, o perché solo poche aziende partecipano o peché i vini sottoposti ad esame sono stati considerati di scarsa qualità.

Qualsiasi sia il motivo che la regione più vinicola d’Italia porti a casa quattro riconoscimenti grida vendetta. Se poi nella lista non ci sono vini piemontesi importanti e blasonati, premiati da critica e pubblico, come il Barbaresco, il Gavi, il Moscato d’Asti docg e lo stesso Asti spumante docg, beh allora c’è qualcosa che non va nel modo di promuovere il Piemonte vinicolo nel mondo. E di questa, che è più di una sensazione, dovrebbero farsi carico prima di tutto i Consorzi di Tutela che hanno il compito, per legge, di valorizzare doc e docg in Italia e all’estero.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

Add a comment Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Previous Post

Sugli svarioni di www.italia.it lettera della Regione alla Brambilla. Sacchetto (Agricoltura): «Correggi gli errori»

Next Post

Eno-politica. Roberto Marmo, presidente della Cantina Sociale di Canelli, in Parlamento. Il mondo del vino spera...

Pubblicità