Per ora, per fortuna, non ci sono stati né spargimenti di sangue né proteste di piazza, ma la situazione nel Myanmar, un tempo conosciuto come Birmania, non è tranquilla. La giunta militare, al potere da mezzo secolo, non ha perso il vizio di comandare e ha messo in prigione la leader del partito che ha vinto le ultime elezioni, nonché ministro degli Esteri e donna simbolo della protesta contro i militari (con i quali negli ultimi anni ha cercato di coesistere) Aung San Suu Kyi.
Queste le drammatiche notizie da quella parte di Asia dove, tra l’altro, ci sono grandi produzioni di riso esportato in tutto il mondo.
Ed è proprio il riso che s’innesta in questa crisi e lo fa grazie a un comunicato con cui la Coldiretti Piemonte, sezione regionale della più grande associazione agricola italiana, chiede alla Ue lo stop al “riso golpista agevolato”, proprio in questi termini.
È l’ultimo atto di una vecchia querelle che contrappone i produttori italiani alle importazioni, ritenute “selvagge”, sul mercato europeo di riso asiatico. Qui la nota stampa rilasciata da Coldiretti Piemonte.
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La Ue sospenda le agevolazioni tariffarie al riso golpista in arrivo dalla Birmania (Myanmar) che fa registrare in Italia un balzo del +80,5% di importazioni. E’ quanto afferma la Coldiretti su dati Istat relativi ai primi dieci mesi del 2020 in riferimento al colpo di stato delle forze armate che hanno arrestato il premio Nobel Aung San Suu Kyi guida politica del Paese asiatico sotto accusa per genocidio della minoranza Rohingya.
Alla luce del colpo di Stato è necessario – commenta Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – attivare al più presto la sospensione totale del regime agevolato EBA (tutto tranne le armi), concesso dall’Unione Europea. Il paese asiatico infatti continua a godere delle esenzioni tariffarie sulle produzioni di riso della varietà Japonica che sono sospese, invece, per la varietà Indica per la decisione UE di applicare la cosiddetta clausola di salvaguardia. L’aumento delle importazioni dalla Birmania è destinato, infatti, inevitabilmente a sostenere i golpisti in divisa al centro dell’accusa di violazione dei diritti umani e “genocidio internazionale” per i crimini commessi contro la minoranza musulmana dei Rohingya”
“Nell’ambito dei negoziati internazionali per gli accordi di libero scambio il riso, sia Japonica che Indica, deve essere considerato un prodotto “sensibile” dalla Commissione Ue, evitando concessioni all’import nelle situazioni di mancato rispetto del diritto internazionale. Proprio su quanto avviene in Birmania – ricordano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – Coldiretti Piemonte ha prodotto, con il regista Stefano Rogliatti, il docufilm Rice to Love che ha datola possibilità di far conoscere alla società la verità di quei luoghi e della situazione generata alle popolazioni dalle multinazionali e dai governi, rendendoci più consapevoli di cosa c’è dietro a quello che portiamo sulle nostre tavole. Ricordiamo l’importanza della risicoltura per il nostro territorio: il Piemonte, infatti, è la prima regione in Europa per produzione con 8 milioni di quintali, circa 1900 aziende per un totale di 117 mila ettari. Occorre, dunque, salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui, con l’emergenza Covid -19, l’alimentare ha dimostrato tutta la sua strategicità”.