Classifica. Il Prosecco doc più venduto è quello di un marchio piemontese (Casa Sant’Orsola). Intanto i Consorzi prosecchisti del Nord Est litigano e Zaia (Regione) s’arrabbia

inserito il 19 Luglio 2022

Il più venduto Prosecco doc, il famoso spumante veneto che in parte si fa anche in Friuli-Venezia Giulia, è quello di un marchio piemontese.

Lo stabilisce una ricerca realizzata da due riviste di settore e ne dà notizia, sui suoi canali social, la stessa azienda in questione, Casa Sant’Orsola del Gruppo F.lli Martini di Cossano Belbo in provincia di Cuneo.

Si legge sulla pagina Facebook di Casa Sant’Orsola:
«In occasione del Brands Award 2022, organizzato da Gdoweek, MARK UP e Gruppo Editoriale Tecniche Nuove, Casa Sant’Orsola Prosecco Millesimato D.O.C. Extra Dry Luxury è risultato il prodotto più venduto nella classifica globale “performance per prodotto esistente, categoria Bevande Alcoliche e Birre. I criteri di selezione delle marche sono oggettivi e si sono basati su dati di vendita di IRI Italia. Le classifiche hanno tenuto conto dei numeri registrati nel corso del 2021, relativi alla crescita della quota di mercato e delle vendite a valore derivanti dagli IPER, Super e LSP».

Nota di colore: l’evento durante il quale è stata annunciata la classifica dei prodotti con migliori performance commerciali è stato condotto da Moreno Morello, noto volto della trasmissione TV Le Iene.

Scrivono ancora quelli di Casa Sant’Orsola in riferimento al risultato: «È il riconoscimento delle scelte strategiche e d’innovazione nella produzione e commercializzazione di vini di qualità e che contribuisce alla crescita globale di Casa Sant’Orsola e della Fratelli Martini SpA».

La notizia stupisce fino a un certo punto. Da decenni, infatti, molti marchi piemontesi imbottigliano e commercializzano Prosecco doc con ottimi risultati in Italia e in tutto il mondo, contribuendo in modo sostanziale al successo delle bollicine veneto-friulane.

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Intanto dal mondo del Prosecco arrivano sussurri e grida. Nei giorni scorsi, infatti, i giornali del Nord Est hanno riferito dei forti contrasti tra i Consorzi che tutelano la denominazione veneto-friulana Prosecco (Prosecco doc, Conegliano Valdobbiadene Prosecco docg e Asolo Prosecco docg).

Alla base delle differenti posizioni ci sarebbero richieste di modifiche ai disciplinari per l’uso del termine Superiore (riservato ai produttori del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg) e persino, secondo alcune indiscrezioni di stampa, l’ipotesi di riunire i tre Consorzi (Doc, CV docg e Asolo docg) in un unico ente.

Queste situazioni hanno creato una tensione tale tra i Consorzi, con dichiarazioni e controdichiarazioni al vetriolo, da mettere in allarme persino il governatore regionale Luca Zaia che ha richiamato tutti all’ordine.

«Rischiamo di rovinare un sogno, dietro al Prosecco non c’è solo l’identità del Veneto, c’è una produzione strettamente connessa col turismo», è stato il secco commento rilasciato dal governatore a un quotidiano.

Timori giustificati anche da un giro d’affari importante che, si dice, sfiori i 5 miliardi di euro.

fi.l.

Aggiornamento: sui profili social del Prosecco CV docg sono comparsi post che sembrano precisare la posizione del Consorzio in merito alle querelle riportate dai media del Nord Est. Eccoli.

 Aggiornamento 2. Anche il Consorzio Prosecco doc, a cui fanno riferimento anche molte Case vinicole piemontesi che imbottigliano e vendono Prosecco doc, dice la sua.

Treviso, 19 luglio 2022. Si è svolto oggi il CdA del Consorzio di tutela della DOC Prosecco, il quale ha ben inteso come le parole pronunciate dal direttore Luca Giavi siano state utilizzate estrapolandole da un’esposizione più ampia che cercava di spiegare come la menzione “superiore” sia riservata esclusivamente – sulla scorta di quanto stabilito dai relativi disciplinari – alla tipologia spumante delle DOCG “Asolo Prosecco” e “Conegliano Valdobbiadene Prosecco”, senza, in alcun modo, voler intendere l’esclusione della possibilità di utilizzo del termine “superiore” da parte delle due denominazioni, ma il suo corretto utilizzo.
 Per il resto, il Consiglio di Amministrazione ha ribadito come rimanga auspicabile definire, in modo condiviso, alcuni aspetti della comunicazione delle tre denominazioni, al fine di evitare che, per ragioni diverse, vengano vanificate le azioni di tutela svolte dai Consorzi a favore dei rispettivi sistemi produttivi e dei consumatori.

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