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Champagne. Le bollicine di Sarkosy spopolano nel mondo (e in Italia) nonostante crisi e guerre

La sede del Civc a Epernay (www.champagne.fr)

Chi in Italia dava per spacciato (o quanto meno in crisi)  lo Champagne francese, deve ricredersi. I dati forniti in questi giorni riferiscono di performances positive nel mondo e in Italia. I numeri li dà, attraverso il Centro Informazioni Champagne sua filiale italiana, il Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC) che ha sede a Epernay e riunisce tutte le maison e i viticoltori della Champagne.

Ebbene secondo questo recentissimo rapporto le esportazioni di Champagne sono aumentate di quasi il 20%. Un balzo eclatante dopo, come gli setssi francesi ammetteno «circa due anni di pausa».

Ma vediamo nello specifico i dati del Civ nella nota che pubblichiamo.

«Le esportazioni di Champagne – vi si legge –  ritrovano un dinamismo positivo con una crescita del 19,5% pari a 134.512.601 di bottiglie. Quasi tutti i grandi mercati all’export sono in netta ripresa con tassi di incremento a due cifre».

Immancabile il riferimento al mercato italiano che riveste sempre un ruolo primario per le bollicine francesi, infatti: «L’Italia ha registrato una crescita del 5,6% pari a 7.183.113 bottiglie».

Per per quanto riguarda il resto del mondo: «Si confermano i primi quattro mercati Regno Unito (35 488 401 bottiglie, cioè +16,3% rispetto al 2009), Stati Uniti (16 934 242 bottiglie, + 34,9%), Germania (13 313 273 bottiglie, + 21,6%) e Belgio (8 806 008 bottiglie, + 7,8%). Tra i primi dieci mercati, solo l’Olanda registra una diminuzione de 9,5%, per un totale di 2 474 876 bottiglie».

Lo Champagne cresce anche in mercati emergenti, «che non erano stati risparmiati dalla crisi»: la Russia – dove però sono forti anche gli spumanti italiani, Asti docg in testa – cresce del 87,6% (1 078 214 bottiglie), il Brasile registra una crescita del 63,2% rispetto al 2009 con 979 611 bottiglie e infine la Cina batte il proprio record superando per la prima volta il milione di bottiglie (1 103 763 bottiglie, + 89,9%).

I francesi danno uno sguardo anche in casa propria: «il mercato interno dello Champagne si conferma al primo posto (58%) e conferma la sua solidità con una crescita del 2,3% à 184 998 231 bottiglie».

Ed ecco il dato globale delle vendite: «Complessivamente, l’anno 2010, con 319 510 832 bottiglie spedite in 196 paesi per una cifra d’affari di 4.109 miliardi di euro, si colloca al quarto posto tra le migliori performance della Champagne».

Non male per un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando, tra crisi e scandali economici, guerre e disastri naturali e nucleari.

Che dire. Che gli spumantieri italiani dovrebbero, come sempre, prendere esempio. I francesi fanno squadra, guardano al mondo, non si fermano a guardarsi l’ombelico, prendono e vanno e non riposano sugli allori. Il Civ ha aperto uffici e filiali nei Paesi con i mercati più interessanti e crea sinergie tra Champagne e le cucine locali. Le risorse in Italia ci sono, le menti anche, le industrie anche. Manca, a nostro avviso, la volontà, politica e imprenditoriale, presi come siamo, scimmiottando la nostra disastrata politica nazionale, ad impegnarci più in litigi di bottega, in battage di retroguardia, che in vere iniziative che garantiscano futuro e sviluppo al nostro settore enologico che tanta, ma tanta paura fa ai nostri diretti concorrenti: i francesi.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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