«La vendemmia 2023 sarà la prima, certificata ufficialmente, delle uve moscato bianco atte a fare il Canelli docg». Così Gianmario Cerutti, enologo, produttore vitivinicolo in quel di Cassinasco e presidente dell’associazione produttori del Canelli docg, annuncia gli ultimi atti burocratici che porteranno, tra la fine dell’estate e inizio dell’autunno, alla prima raccolta certificata e ufficiale dei grappoli dorati di un vino che vuole essere, ed è, l’essenza stessa del Moscato d’Asti e che studia da “cru” – un po’ come sta facendo il Nizza docg in ambito Barbera d’Asti – con sorprendenti performance sia nelle versioni giovani sia in quelle da affinamento che arrivano, e a volte superano, anche i dieci anni.
Una storia che è partita oltre vent’anni fa, ma che, prima di essere raccontata, ha bisogno di alcuni aggiornamenti.
Intanto il rinnovo del Consiglio direttivo dell’associazione di produttori del Canelli docg. Si è svolto nei giorni scorsi e sono risultati eletti: Gianmario Cerutti (presidente uscente), Silvio Ghione, Ignazio Giovine, Flavio Scagliola, Gianfranco Torelli, Edoardo Vallarino Gancia e Alessandro Varagnolo. Il segretario è Giangraco Ferraris. Nei prossimi giorni si dovrebbe procedere all’elezione del presidente. Da più parti si dà per certa la conferma di Cerutti per il prossimo triennio in modo da traghettare la nuova docg verso una tranquilla ruotine produttiva e di promozione.
Cerutti parla della nuova docg che si può produrre in 18 Comuni tra l’Astigiano e il Cuneese all’interno della zona classica del Moscato d’Asti: «Siamo alle ultimissime battute» assicura e dice di speciali procedimenti burocratici. Poi spiega cosa accadrà dalla prossima vendemmia: «Sulle etichette i produttori di Canelli docg potranno apporre la dicitura “Canelli docg” o “Canelli docg Moscato”, un accorgimento, quest’ultimo – chiarisce Cerutti – che permette di fare leva ancora sul termine Moscato, molto apprezzato e diffuso soprattutto sui mercati esteri». Il riferimento è a quello che è accaduto per un altro vino bianco docg del Piemonte: il Gavi, «Per un certo periodo i produttori oltre a Gavi docg potevano scrivere Cortese di Gavi (l’uva di provenienza è appunto il Cortese ndr), con il tempo quasi tutti hanno optato per la dicitura Gavi docg. Accadrà anche per il Canelli docg».
Un’operazione, quella del Canelli docg, partita tra il 1999 e 2000 con la trasformazione della “sottozona Canelli” del Moscato d’Asti in una docg autonoma, come racconta a SdP il produttore canellese Flavio Scagliola, che è anche vicepresidente del Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti e che allora, insieme al collega, anche lui produttore e enologo, Ignazio Giovine, formò la coppia di “levatrici” che fece nascere il progetto. «Io e Ignazio eravamo consiglieri in Consiglio comunale a Canelli, per la verità in campi avversi – dice Scagliola -. E tuttavia – aggiunge – avevamo e abbiamo molto a cuore la valorizzazione delle nostre uve moscato bianco. Pensammo a una denominazione comunale. Ci accorgemmo che la strada era molto difficile. Tentammo attraverso il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti proponendo una evoluzione di docg della Sottozona Canelli. Non fu facile. C’erano resistenze da chi vedeva nella nostra azione una frammentazione della docg Moscato d’Asti. Però il presidente consortile di allora, Paolo Ricagno, ci appoggiò e partì l’iter». Che ha portato alla docg con un’area di produzione più ristretta e un disciplinare di produzione estremamente severo e selettivo. Per saperne di più leggi qui.
Da quel gruppo di produttori nacque l’associazione che oggi è presieduta da Gianmario Cerutti e che si prepara a ritagliarsi un posto nelle denominazioni gestite dal Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti oggi presieduto da Lorenzo Barbero e che ha come vicepresidente senior Stefano Ricagno, il figlio di Paolo. «Ora il Consorzio dell’Asti Spumante e del Moscato d’Asti dovrà mettere sotto il suo ombrello, oltre a Asti e Moscato d’Asti, un’altra denominazione, il Canelli docg» dice Scagliola
Per le attività future Cerruti parla della partecipazione a manifestazioni locali, ma anche di masterclass ed eventi che avranno una eco transregionale e internazionale come il decennale della dichiarazione a Patrimonio dell’Umanità Unesco dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato. «L’idea di quel progetto partì proprio da Canelli e sarebbe bello che nel 2024 si potesse brindare a quel compleanno con calici di Canelli docg» dice Gianmario Cerutti.
Filippo Larganà
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