Giovanni Bosco ha fatto l’agente per una compagnia di assicurazione per tanti anni. Ora è in pensione. Vive a Canelli, ma è di Santo Stefano Belbo, le due città della valle Belbo, una astigiana l’altra cuneese, distanti tra loro pochi chilometri che condividono il primato del Moscato e dell’Asti docg. Da anni Bosco è un protagonista della vita sociale della valle Belbo dove si occupa di cultura e coltura del territorio, un attivismo positivo vissuto tra le battaglie per conservare la casa natale di Cesare Pavese (meta raggiunta) e quelle per ridare dignità ai viticoltori del moscato sfociate nella fondazione del Ctm, il coordinamento terre del moscato che i giornalisti, in tempo di proteste e manifestazioni di piazza, ribattezzarono subito Cobas del moscato.
Ora Giovanni Bosco in qualche modo è entrato a far parte del sistema istituzionale del moscato. È accaduto a molti, in questi anni. Bosco, in particolare, fa parte di quella commissione sorì voluta dalla Regione Piemonte (il presidente è il direttore del Consorzio di Tutela dell’Asti, Giorgio Bosticco) che vigila e valorizza i vigneti epici, quelli con pendenze impervie che ancora sono lavorati da viticoltori caparbi e determinati a coltovare con amore la propria terra. Il premio è stato circa mille euro in più ad ettaro per questi appezzamenti che, giustamente, sono considerati patrimonio agroculturale.
Questo non vuol dire che Bosco abbia perso la sua verve critica. E questa lettera, condivisibile o meno ma che comunque apre un fronte di dibattito, lo dimostra. Noi di Sdp la pubblichiamo, convinti come siamo, al di là di certe insinuazioni pelose, che la correttezza non si dimostra con le etichette che ti danno gli altri, ma da come difendi le proprie idee. Tutto il resto sono forzature.
Ecco la lettera di Bosco.
«Da alcuni mesi gli industriali dell’Asti spumante chiedono che le proprie aziende vengano chiamate “Case Spumantiere” e non più “Industrie dell’Asti spumante”. Dicono che “industria” sa di…“meccanica”. Ma cosa significa veramente ” Industria” ? Industria, così si legge in Wikipedia, è tutto ciò che svolge attività di produzione di beni di interesse economico con criterio massimo (rispetto al quale si distingue dall’artigianato) esercitando un’attività di trasformazione delle materie prime in semilavorati o prodotti finiti. L’industria rappresenta il settore secondario dell’economia (primario è l’agricoltura, terziario sono i servizi). Il termine deriva dal latino industria (-ae) che può significare operosità, attività, ingegno, diligenza, e che a sua volta viene da -endo (dentro) e -struo (costruisco). Il termine industria indica un sistema di processo il quale partendo da un prodotto detto “primo” (grezzo) se ne produce un “secondo” (manufatto) con un valore aggiunto:”
Nel nostro caso gli industriali dal prodotto “primo- l’uva moscato” producono il “secondo-l’Asti Spumante”. Pertanto “Industria dell’Asti spumante” è una parola molto bella e importante. Forse gli industriali volevano farci capire che oltre all’Asti Spumante prodotto con l’uva del territorio spumantizzano anche altri vini solo “battezzati” nella nostra zona. Io, che per natura sono rispettoso e ottimista, continuerò a chiamarli “Industriali dell’Asti Spumante” anche perchè il termine “Case Spumantiere” mi ricorda le “Case di tolleranza” dove non si andava tanto per il sottile con le materie prime.
Buon Moscato d’Asti…dei Sorì»
Giovanni Bosco (presidente CTM)
grazie della precisazione, anche se, secondo me, non c’era nulla da chiarire…
buon Moscato d’Asti anche a te…
@Filippo. Innanzitutto grazie per aver pubblicato il mio pensiero su le industrie dell’asti spumante.
Il mio odierno intervento vuole solo chiarire i motivi per i quali sono entrato a far parte “del sistema istituzionale del moscato” anche perchè nel mondo del moscato ci sono dalla nascita. Prima come figlio di un contadino socio fondatore della nuova cantina sociale Vallebelbo di Santo Stefano Belbo, dopo come operaio,impiegato,ispettore alle vendite ed infine amministratore di un’industria dell’Asti Spumante di Santo Stefano Belbo, tralasciando le battaglie fatte dal 1976 con il prof. Gatti ne “gli amici del moscato” nel Cepam e poi come portavoce dei cobas.
L’Assessore all’Agricoltura del Piemonte Claudio Sacchetto mi ha voluto nella commissione “Sorì”per il semplice motico che il progetto è nato in seno al CTM del quale sono presidente. Coadiuvato dal vicepresidente Gianluca Balbo di Fontanile e dai consiglieri Sacco Piercarlo di Mango, Canaparo Fabrizio, Ghignone Oscar, Molinari Filippo, Pace Francesco e Vola Luca tutti di Santo Stefano Belbo nel giugno del 2011 ho presentato un progetto in Regione Piemonte. Il progetto è piaciuto all’Assessore Sacchetto il quale ha istituito un apposita commissione presieduta dal dott. Giorgio Bosticco, attuale direttore del consorzio dell’Asti spumante. La commissione è composta, oltre che dal dott. Bosticco e dal sottoscritto, dai rappresentanti della Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Assomoscato, Vignaioli Piemontesi. Confagrimoscato,Moscatellum e dai rappresentanti delle Industrie dell’Asti: Campari, Martini & rssi, Gangia e Sant’ Orsola di Cossano Belbo. Il progetto non termina con la distribuzione dei circa mille euro ad ettaro per i possessore dei sorì con pendenza oltre il 50%, ma prosegue con altre iniziative. Di questo, però, ne parleremo nelle tre grandi assemblee che saranno organizzate nei mesi di gennaio-febbraio 2013 dove saranno convocati gli oltre 800 contadini con vigneti oltre il 50% di pendenza.
Buon Moscato d’Asti…dei Sorì
giovanni bosco