Un po’ meno valore, ma imbottigliamenti stabili con ottime prospettive di mercato e la volontà di andare avanti con eventi e nuovi format di comunicazione e promozione per superare il momento difficile.
Al di là delle polemiche delle ultime settimane (per la verità cicliche e applicabili sia al mondo del vino italiano sia a quello di Paesi competitor) il Consorzio del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, traccia un bilancio positivo del 2020.
«Il nostro distretto ha tenuto nel complesso, sia pure con qualche realtà che ha segnato il passo e, per essere sinceri, con un relativo calo di valore. In generale, tuttavia, il saldo è positivo e in realtà tutto il comparto vino sembra abbia sostanzialmente tenuto» annota Matteo Ascheri, presidente consortile anche al timone di Piemonte Land, il super consorzio che coordina le attività promozionali dei Consorzi vitivinicoli piemontesi.
Gli fa eco il direttore del Consorzio, Andrea Ferrero: «Il nostro mondo ha retto all’urto della pandemia. Per quanto riguarda i dati possiamo dare i numeri complessivi e in mancanza di indicatori per l’esportazione, per le denominazioni che tuteliamo, restano di riferimento i mercati Usa, Canada e del Nord Europa».
La sensazione è che il mercato italiano sia in chiaroscuro. Ma sulla resilienza dimostrata dal settore vino italiano, con un focus obbligato sul Piemonte, non ci sono dubbi, l’analisi di un generale segno positivo è condivisibile. Del resto, almeno secondo i dati diffusi, le grandi denominazioni piemontesi, dall’Asti al Moscato d’Asti docg, dalla Barbera d’Asti all’Alta Langa, sembrano avere superato pressoché indenni una tempesta perfetta che paventava nefaste ripercussioni dall’unione tra la bufera dazi Usa/Brexit e il tornado drammatico di chiusure da Covid, con il tragico bilancio di vittime a fare da orribile prologo a una crisi economica la cui fine non si vedrà certo a breve.
Con tutto ciò i dazi sia Oltreoceano sia Oltremanica, non sono stati applicati, per ora, e le chiusure da pandemia che hanno danneggiato il settore Horeca (locali di mescita e ristoranti) sono stati bilanciati da un aumento della GDO e di altri nuovi canali di vendita come le piattaforme web (vivaddio qualcuno si è svegliato) e la vendita diretta ai privati, un particolare, quest’ultimo, che per troppi anni è stato considerato un antiquato retaggio e che, invece, per chi, soprattutto piccole e medie Cantine, lo ha saputo coltivare, ha rappresentato una vera ancora di salvezza.
Tornando ai dati consortili di imbottigliamento 2020 comparati a quelli del 2019 il Barolo segna un +4% con le bottiglie che passano dal 12,5 del 2019 ai poco meno 13 milioni registrati al 31 dicembre 2020.
Segno meno per il “fratello” Barbaresco che indica una diminuzione dell’8% di imbottigliamenti passando da poco più di 4,2 a 3,9 milioni, «C’è, però, da precisare che il Barbaresco 2017, annata a cui si riferisce anche l’imbottigliamento 2020, ha avuto un calo di produzione di uve importante dovuto a gelate e grandinate. Quindi è proprio mancato il prodotto» spiega Ferrero.
Gli altri indici in positivo: il Langhe Nebbiolo passa dai circa 7,2 milioni di bottiglie 2019 ai 7,5 del 2020 con un +4%; le altre denominazioni “Langhe” fissano un +8% passando da 10,9 milioni di bottiglie nel 2019 ai circa 11,8 del 2020 e c’è il Nebbiolo d’Alba che pur con volumi più contenuti, attorno ai 2,5 milioni, va a +5.
Poi c’è la stabilità sostanziale del Dogliani, circa 1,8 milioni di bottiglie e i segni negativi degli altri Dolcetti, a dimostrare come questa tipologia stia attraversando un momento poco felice: il Dolcetto d’Alba perde il 5% e passa da 4,8 a 4,6 milioni e il Dolcetto di Diano d’Alba che, sia pure su numeri molto inferiori, perde il 14% passando da poco meno di 600 mila a poco più di 500 mila bottiglie.
Infine la Barbera d’Alba passa dai 10,7 milioni di bottiglie del 2019 ai 10 milioni del 2020, – 6% e la “piccola-grande” doc Verduno Pelaverga che perde il 2% ma su volumi davvero contenuti stabilizzati attorno alle 153/156 mila bottiglie.
Il totale dei dati fornisce la fotografia di un comparto in sostanziale tenuta con un volume complessivo artorno ai 55,5 milioni di bottiglie con un incremento dello 0,7% che, sia pure minimo, indica una stabilizzazione su cui in non molti avrebbero scommesso a inizio pandemia.
L’analisi di Adrea Ferrero: «Dogliani e Dolcetti confermano il momento di no. Le altre denominazioni hanno oscillazioni non determinanti. Interessante invece – segnala il direttore – ragionare sulla denominazione Langhe che sta crescendo e la cui evoluzione va valutata e analizzata».
E a proposito di Langhe il Consorzio, in sinergia con l’ente consortile del Roero, per il 2021 sta organizzando una versione itinerante di Grandi Langhe la kermesse che richiamava tra Langhe e Roero oltre duemila operatori. «Avevamo previsto di partire a febbraio, ma, per via delle condizioni sanitarie in Italia, posticiperemo più avanti, probabilmente in primavera» annuncia a SdP Ferrero che indica in 180 le aziende già iscritte all’evento che avrà un format “on the road”: una carovana con un camion attrezzato per gli assaggi, sommelier professionisti al seguito, degustazioni in sicurezza riservate solo a operatori del settore, ristoratori in prima fila e tredici tappe in altrettante città da Nord a Sud dello Stivale, isole comprese.
«È il nostro segnale di speranza al mondo della ristorazione e dell’accoglienza: se non potete venire da noi questa volta noi veniamo a casa vostra» spiega il direttore del Consorzio. Info qui.
Il messaggio è chiaro: il mondo vinicolo di Langhe e Roero è ben vivo e, per dirlo con un vecchio slogan, “lotta” insieme a noi.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
(a seguire la tabella con imbottigliamenti comparati tra 2019 e 2020 – fonte Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba. Langhe e Dogliani)