Una Cantina che nasce, un nuovo vino che si presenta. Anche se il tempo non è dei migliori, tra cambiamenti climatici, tensioni sociali e una pandemia che continua a tenere in scacco il mondo, questo è un periodo di “battesimi” per il mondo del vino di territorio piemontese.
Due gli eventi che si sono svolti: nell’Astigiano, a Calamandrana e a Tortona in provincia di Alessandria.
La nuova Cantina
In principio, dal 1956, c’era Paolo Avezza, cantina di vignaioli con sede e vigneti a Canelli e Nizza Monferrato (Asti). Dal 2019 subentra la famiglia norvegese Lyhus che, come molti stranieri, s’innamora di terra e paesaggio e decide di investire in attività di accoglienza, prima un resort e un ristorante (clicca qui), poi un Cantina, appunto quella di Paolo Avezza, che produce soprattutto Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Alta Langa.
La storia è nota ed è già successa: capitali e passione che arrivano da fuori Italia unite a tradizione, conoscenza, materie prime, ambiente e stile italiani. E il gioco è fatto.
Tuttavia bisogna darsi una struttura più consona ai tempi che corrono veloci. E così la Cantina di produzione si sposta dalla collina sopra Canelli a un’area logistica comoda e razionale a pochi chilometri, a Calamandrana.
Lì, design alla mano, i Lyhus costruiscono una sede moderna, di tendenza, con tutta la tecnologia più all’avanguardia al servizio dei vini firmati LHV Avezza. Il risultato è particolare, piacevole, per certi versi sorprendente.
Ora c’è da lavorare. Il programma è di arrivare a 90 mila bottiglie dalle 55 mila di oggi. Le idee ci sono. Oltre ai vini cavalli di battaglia del terroir (Moscato d’Asti, Barbera d’Asti, Nizza docg e Alta Langa), ci sono prodotti nuovi e promettenti, come un vino rosso da grappolo intero (viene pigiato così, senza disaspartura) che davvero sorprende per freschezza a cui seguirà anche una tipologia in bianco. Auguri!
Il nuovo vino
I numeri sono tre il 9, l’1 e il 4 declinati sull’etichetta. Non è una novità. Molti liquori e vini hanno adottato cifre in etichetta, qualche azienda ne ha fatto anche un brand. Nel caso delle Cantine Volpi di Tortona, che in questi giorni lo hanno presentato, 914 identifica è un Metodo Classico da uve Pinot Nero.
Per il suo “battesimo” in società la famiglia Volpi (Marco con il padre e la madre Carlo, Laura nella foto) ha scelto una location particolare, il ristorante Anna Ghisolfi, nel cuore della città e al centro di un progetto di cucina di una chef, Anna Ghisolfi, estremamente creativa che propone accostamenti nuovi e sorprendenti.
Perfetti per l’abbinamento con il primo Metodo Classico da Pinot Nero di Cantine Volpi i cui numeri in etichetta indicano non solo l’anno di fondazione della Cantina, ma anche cifre legate all’affinamento e al numero di bottiglie di uno spumante elegante e delicato che s’inserisce nella classica tradizione spumantistica italiana nata, è bene ricordarlo, proprio in Piemonte nella seconda metà del 1800.
I Volpi, dunque, in un territorio che sa di Timorasso e Cortese (Gavi), percorrono strade proprie e lo fanno benissimo. Bravi.
fi.l.