Di Barolo & Co, storica rivista nata 32 anni fa nell’Astigiano a cura dell’editore e giornalista Elio Archimede, ne parlammo un paio di mesi fa. Per primi, pubblicammo la notizia della vendita della testata a Vignaioli Piemontesi (VP), potente agro-organizzazione con sede a Castagnito, alle porte di Alba. Il fondatore-direttore, Elio Archimede, aveva spiegato a SdP lo spirito del passaggio di proprietà, leggi qui.
Ora riparliamo di Barolo & Co, non solo perché invitati alla presentazione del numero firmato da nuovo direttore, Giancarlo Montaldo, giornalista, collaboratore di testate del settore e consulente di aziende ed enti tra cui la stessa VP, ma anche perché nel panorama asfittico della carta stampata, con Internet che avanza (e ha costi di produzioni molto inferiori) che qualcuno investa in una rivista cartacea è una notizia.
Dunque Barolo & Co. ricomincia da Montaldo… e dall’Albese. Difficile non notarlo quando alla conferenza stampa, allestita nella bellissima enoteca “Noi” (peccato chiamarla così, era meglio e più evocativo il nome di prima: Millevigne) si vedono griffe della zona del Barolo e del Barbaresco. Due per tutti: Angelo Gaja da Barbaresco, il cosiddetto Giove Tonante dell’enologia piemontese e italiana; e Romano Dogliotti, detto Big Romano, da Castiglione Tinella, uno che con tutto il Moscato che fa (anzi la fortuna del Moscato d’Asti firmato dai produttori singoli si deve proprio a lui) a volte si sente più astigiano che cuneese.
Il direttore però, al microfono di SdP, assicura che si parlerà di tutti. E noi ci crediamo. Quindi spiega le rubriche, i temi futuri, il valore della linea editoriale rivolta a produttori, enotecari, appassionati. Mentre il nuovo editore, nela persona del direttore di VP, Gianluigi Biestro, si lascia scappare qualche anticipazione, un nuovo sito, Piemonte al centro del giornale, ma anche Liguria e Valle d’Osta, insomma quasi tutto il Nord Ovest del vino.
Noi, che il nuovo numeri di Barolo lo abbiamo sfogliato, ne abbiamo tratto una sensazione di déjà vu, con pagine e argomenti e collaboratori e rubriche appunto già viste. Ma restiamo fiduciosi. Il nuovo che avanza ha bisogno di un po’ di tempo per accreditarsi e stabilizzarsi, specie nel settore della comunicazione giornalistica dove ancora troppi “tromboni” (il termine è tecnico e non certo offensivo) vengono lasciati liberi di far danni, cioè di riproporre cose trite e ritrite, stucchevoli calambour e immagini predigerite.
Il vino piemontese e la sua comunicazione ha bisogno più di nuove idee e di cervelli liberi. E Giancarlo Montaldo, da uomo intelligente e professionista dall’onestà intellettuale indiscussa, lo sa benissimo. Dunque al prossimo numero di Barolo & Co.
Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)
Le interviste
La rivista in questione, con la quale parecchi anni fa ho anche collaborato quando era mensile, in effetti era diventata un po’ statica sulle solite argomentazioni, anche se qualcosa di interessante da leggere c’era e mi piacevano le punzecchiature di Tequila che credo fosse lo stesso direttore, con le quali ero quasi sempre concorde…la cadenza trimestrale non è semplice da gestire, ma Giancarlo conosce bene il settore ed è un giornalista di provata esperienza, per cui credo che confezionerà un buon prodotto, con tutte le difficoltà che comunque ha la carta stampata in generale, che è superfluo ricordare. Venerdì ero invitato anch’io ma per un contrattempo non ho potuto partecipare. Chiudo dicendo che se la rivista riuscisse a trattare le cose da fare dopo il riconoscimento Unesco senza cadere nei soliti campanilismi tra langhetti e monferrini ma in un’ottica di impegno comune sarebbe già buona cosa… in bocca al lupo….