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Barbera Meeting 2010. Promessa di rilancio con nodi da sciogliere tra prezzi bassi e nuova immagine

Rilanciare la Barbera d’Asti e del Monferrato docg con patti territoriali transprovinciali, eventi di comunicazione e promozione insieme a l’avvio di una selezione severa sulla qualità. Sono i “buoni propositi” d’inizio anno che le terre della Barbera hanno promesso di praticare per far uscire dalle secche la “Signora in Rosso” piemontese, il vino che più di altro – e con maggiori volumi e appeal democratico – rappresenta il Piemonte vinicolo ed agroeconomico.

Se ne è parlato sabato 6 febbraio 2010 ad Asti, nei sotterranei di Palazzo San Martino, bel palazzo storico nel cuore della città di Alfieri, che è anche la sede operativa dell’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Asti, la più viticola d’Italia.

L’occasione è stata fornita dalla presentazione di “Barbera Meeting 2010”, kermesse tutta dedicata alle tipologie docg d’Asti e del Monferrato Superiore.

Una manifestazione in calendario dall’8 all’11 marzo, che prevede soprattutto degustazioni e presentazione dei vini di vari produttori del territorio barberoso.

Nel mirino una quindicina di buyer internazionali oltre ad una trentina di giornalisti stranieri del stetore food e beverage che per quattro giorni saranno ospiti graditi e vezzeggiati dei produttori di Barbera, del Consorzio, ma anche degli enti e delle associaizioni del territorio.

Insomma una vetrina costruita apposta per comunicare questo vino piemontese, con la speranza che questo serva ad accrescerne immagine e vendite (al giusto prezzo).

Il tutto costa tra i 150 e i 200 mila euro. Organizza La Provincia di Asti con la collaborazione dei Comuni di Asti, Casale Monferrato e Nizza Monferrato.

A Palazzo San Martino hanno parlato in molti.

La presidente della Provincia astigiana, la parlamentare Maria Teresa Armosino, ha sottolineato l’importanza di un patto transprovinciale per il bene della Barbera docg; Fulvio Brusa, assessore provinciale all’Agricoltura, ha presentato programma e scopi del Meeting; i sindaci di Asti, Casale e Nizza Monferrato (Giorgio Galvagno, Giorgio Demezzi e Pietro Giovanni Lovisolo) hanno messo a disposizione competenze e risorse territoriali.

Dal vicesindaco di Asti, Sergio Ebarnabo, l’idea che Asti si doti di un’enoteca comunale con le migliori produzioni vinicole provinciali (che però funzioni meglio di quelle regionali che ci sono nell’Astigiano).

L’architetto Tonino Fassone, della Fondazione Crt, sponsor dell’iniziativa, ha invitato tutti a operare per il bene della filiera e del territorio.

Hanno parlato tra gli altri anche il presidente del Consorzio di vini d’Asti e del Monferrato, l’enologo Enzo Gerbi e Sergio Ebarnabo vice Sindaco del Comune di Asti di cui Sdp presenta in anteprima un brano filmato.

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Da Gerbi, unico tecnico enologico al tavolo dei relatori (anche se il sindaco di Nizza è un manager del vino), sono arrivate notizie di speranza sul rilancio della Barbera d’Asti e del Monferrato Superiore. «È necessario – ha detto – che tutti i protagonisti della filiera Barbera, dagli enti locali ai vignaioli, siano convinti della necessità di attuare un progetto forte di rilancio di immagine e di mercato». Gerbi ha accennato anche alla campagna pubblicitaria pro Barbera d’Asti e del Monferrato Superiore docg (costo 400 mila euro) che partirà in primavera. «Insieme al Meeting è un’occasione di decollo che non dobbiamo perdere».

Sì, ma come evitare la corsa al ribasso dei prezzi che ha portato le uve barbera anche a 30-40 centesimi il chilo (e con un chilo d’uva si fa una bottiglia) e bottiglie vendute anche a 80 centesimi?

«È lo svilimento del prodotto che dobbiamo evitare eliminando le aziende che praticano la politica facile della svendita. Ma non chiedetemi come fare» ha affermato il sindaco di Nizza Monferrato, Lovisolo, primo cittadino della capitale astigiana della Barbera che dà il nome all’unica sottozona (non si potrebbe chiamarle “soprazone”?) che produce valore in bottiglia.

Gerbi è stato più esplicito rilanciando le dichiarazioni fatte tempo fa a Sdp: «Ci vuole – ha detto – la doc Piemonte di ricaduta. E poi una griglia più stretta su qualità e produzioni per le Barbere d’Asti e Monferrato Superiore docg».

Ipotesi da far digerire a quelle aziende, cooperative comprese, che preferiscono i numeri alla qualità e che fino ad oggi hanno usato la Barbera d’Asti e del Monferrato Superiore come un grimaldello per assicurarsi fette di mercato e reddito facile.

Se ne parlerà ancora.

Intanto godiamoci il Meeting di marzo che, se non risultati proprio immediati, almeno porterà, e non è poco, brindisi barberosi nel territorio candidato a diventare Patrimonio dell’Umanità tutelato dall’Unesco.

Filippo Larganà (filippo.largana@libero.it)

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  1. Soprazone? Magari! Da qualche tempo, per legge, in Italia si chiamano “menzioni geografiche aggiuntive”. Come dire “cru”, no?
    ciao Filippo

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